mercoledì 15 ottobre 2008

Rai e Consulta, Pdl e Pd


MARIA GRAZIA BRUZZONE
LA STAMPA
15 OTTOBRE 2008



Dalla riunione congiunta dei capigruppo in serata sembra arrivata una schiarita per risolvere il doppio nodo del giudice mancante della Corte Costituzionale e del presidente della commissione parlamentare di Vigilanza, la cui sede a San Macuto continua ad essere occupata da una pattuglia di radicali. In realtà le mosse a sorpresa sono state due, scandite da un copione che, si dirà più tardi, è stato concordato tra Veltroni e Gianni Letta. E hanno preceduto la riunione dei capigruppo. La prima arriva proprio da Veltroni. Intervistato da Gianni Riotta nell’inaugurazione di Youdem tv, il segretario del Pd risponde anche a una domanda sul tema del momento. «Il Pdl ci dica chi è il loro candidato alla Consulta, e noi lo voteremo, ma loro votino Leoluca Orlando a presidente della Vigilanza», dice. E sembra buttata lì. Tanto si sa che sul candidato il Pdl ha posto un enorme veto. L’ha detto chiaro e tondo perfino Berlusconi.

«Il nostro candidato alla Consulta è Gaetano Pecorella» rispondono dal Pdl. Bollando come «irricevibile baratto» quello offerto da Veltroni. E sembra una nuova versione del muro contro muro. «Non abbiamo pregiudizi e non poniamo veti, ma una candidatura dell’avvocato Pecorella allo stato dei fatti è inopportuna» replica infatti il presidente dei deputati del Pd Antonello Soro. Che poco prima, parlando col suo omologo del Pdl Fabrizio Cicchitto, si è sentito ribadire la ostilità pregiudiziale a Orlando. Del copione pare che gli stessi capigruppo fossero all’oscuro.
A ribaltare la situazione è Berlusconi, che convoca al volo un vertice con Verdini, Quagliariello, La Russa, Bocchino, poi anche Maroni. E prende in parola Veltroni, annullando il veto su Orlando. «Il nostro nome per la Consulta è Pecorella, ma vogliamo superare le inopportunità contrapposte», dicono all’unisono Bocchino e Quagliariello uscendo da palazzo Grazioli.

«Ormai la questione è matura, si è mosso il Quirinale, i presidenti delle Camere non possono più rinviare l’oltranza, chiesta da 530 parlamentari dopo lo sciopero della sete di Pannella, e il Parlamento non può restare bloccato con tutto quel che c’è da fare. Dobbiamo evitare deterioramenti dei rapporti, oltre ogni limite. Usciamo dall’angolo e mettiamo il Pd alla prova, passandogli il cerino». Sono i ragionamenti durante il vertice. Alla riunione dei capigruppo il Pd ha ribadito le sue perplessità su Pecorella. Legate non all’avvocato e fedelissimo di Berlusconi, come sostiene Di Pietro («sarebbe il vigilante che controlla il vigilato») ma a una vicenda giudiziaria che lor riguarda, ancora aperta: una richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di aver manipolato un pentito nella vicenda della strage di piazza della Loggia, perché ritrattasse le accuse contro Delfo Zorzi, a suo tempo difeso da Pecoralla. Un imbarazzo non da poco, per Consulta e Quirinale, tanto più se venisse condannato. Insomma, «serve un approfondimento», come dice la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. All’uscita dalla riunione, tutti appaiono distesi e quasi sollevati, opposizione e maggioranza. Persino i capigruppo dell’Idv, Donadi e Belisario, riconoscono che si sono fatti dei «passi avanti».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Luciano Violante è servito !