sabato 4 ottobre 2008

Razzismo, donna somala ingiuriata a Ciampino



L'Unità
3 ottobre 2008



Ha denunciato di essere stata «ingiuriata e tenuta nuda per ore» dalla polizia nell'aeroporto di Ciampino. Per questo una somala di 51 anni, con cittadinanza italiana, ha presentato il 30 settembre una denuncia per un fatto accaduto il 21 luglio scorso. La polizia, che respinge tutte le accuse, l'ha denunciata a sua volta per calunnia.

La donna, che tornava da un viaggio a Londra con quattro nipotini - riferiscono le associazioni 'Antigone' e 'Progetto Diritti' che oggi hanno reso nota la vicenda - sarebbe stata accusata di essere un corriere della droga. «Sono rimasta scioccata, non me lo aspettavo - ha raccontato la donna - Vivo in Italia dal 1984 ed una storia di razzismo come questa non mi era mai capitata e spero non mi capiterà più». In una conferenza stampa improvvisata nella sua abitazione al Villaggio Olimpico, al fianco del suo legale, Amina ha annunciato di aver sporto denuncia contro ignoti «per ingiuria, minaccia, violenza privata, perquisizione arbitraria, con l'aggravante dell'odio razziale». Secondo quanto riferito dall'avvocato, membro dell'associazione Progetto-Diritti onlus che annuncia che se il processo andrà avanti si costituirà parte civile, l'operazione di verifica nei confronti della donna somala e di religione musulmana «è stata condotta congiuntamente da agenti della polizia di frontiera e dell'Agenzia delle Dogane» ha spiegato Santini. Accanto ad Amina, suo marito Luigi Mancuso, un giurista islamico che a Roma lavora nella Polizia Tributaria. Abdul Rahim Omar è il nome arabo dell'uomo di origine tunisina perché figlio di padre arabo.

Durante i controlli «sono stata in piedi quattro ore, nuda, soltanto con il reggiseno addosso», ha raccontato la donna ai cronisti nella sua abitazione. «Sono stata apostrofata dal personale della Polizia di frontiera e dell' Agenzia della dogana con frasi come 'guarda questa pazza negra, se non fai quello che ti diciamo, ti mandiamo al centro di igiene mentale e ancora sei nera dentro e fuori».

La polizia ha invece precisato che i controlli e le ispezioni corporali sono stati necessari perché la donna «ha precedenti specifici in materia di stupefacenti»: in un primo momento era stato detto come 'ovulatrice', poi è stato precisato che fu fermata per foglie di khat; anche il marito - ha aggiunto la polizia - era noto all'autorità giudiziaria per traffico di sostanze stupefacenti. Amina Sheikh Said «non ha mai subito condanne per traffico di stupefacenti», ha però ammonito il difensore della donna, Luca Santini, dell'associazione 'Progetto-Diritti'. «La mia assistita è stata soltanto destinataria di un'indagine in
quanto avrebbe utilizzato la sostanza denominata 'catha edulis', una pianta tradizionalmente usata per la
masticazione nella cultura somala. All'episodio non è conseguito alcun dibattimento, né tanto meno una condanna». «Ma quali precedenti?», ha quindi liquidato l'episodio Luigi Mancuso, marito di Amina. «Questa è una storia vecchia, io sono stato assolto con formula piena perchè il fatto non sussiste».

Ma la storia non si ferma qui perchè gli operatori della polizia di frontiera di Ciampino, presenti all'episodio che ha riguardato Amina Said, annunciano di aver presentato «informativa di denuncia» all'autorità giudiziaria per calunnia e diffamazione, dopo le dichiarazioni della donna. La loro ricostruzione dei fatti è che la donna, il 21 luglio scorso, durante i controlli di polizia ha dato in escandescenza e si è privata da sola degli abiti gettandoli addosso agli operatori. Una volta rimasta solo con il reggiseno ha rifiutato di rivestirsi per tutto il tempo della sua permanenza in aeroporto. Contro il personale femminile che cercava di riportala alla calma avrebbe inveito con urla e minaccie.

COMMENTO

I "non addetti ai lavori" non sanno che in casi come questo il denunciato (la Polizia di Stato) NON presenta SUBITO denuncia per CALUNNIA e querela per DIFFAMAZIONE.
Qualunque avvocato, in questo caso la difesa d'ufficio sarà affidata all'Avvocatura dello Stato, sa che solo in caso di PROSCIOGLIMENTO, anche solo in primo grado, il denunciato è opportuno che presenti le proprie accuse (calunnia e diffamazione).
Il motivo è semplice: la 'difesa preventiva' (la c.d. "excusatio non petita, accusatio manifesta") suona falsa al giudice penale e rischia di essere valutata come un tentativo di influenzarne il giudizio.
Tutti sanno che ciò non è gradito al giudice penale.
Le contro-accuse si fanno "a bocce ferme" e non quando la partita è appena iniziata.
Spero di essermi fatto capire.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come andrà a finire?

Il commento di Luigi è illuminante ;-)

Madda