venerdì 3 ottobre 2008

Sanità nei penitenziari, ora è delle Asl



Davide Madeddu
L'Unità
3 ottore 2008


Cambia la gestione della sanità dietro le sbarre. Passa dal ministero della Giustizia alle aziende sanitarie il servizio medico nelle carceri italiane. I giorni scorsi, è stato attuato il processo che trasferisce la competenza per il servizio sanitario dietro le sbarre direttamente alle regioni e quindi alle Asl. «Si sta attuando quello che prevedeva una legge che ha più di dieci anni - spiega Amalia Schirru, parlamentare del Pd - che rende finalmente tutte le persone uguali, anche quelle che stanno in carcere». O meglio, il trasferimento di competenze da un ministero all'altro per la gestione e il funzionamento di un settore molto delicato: quello della medicina e assistenza sanitaria per le numerose persone che affollano le carceri italiane.

«Con la gestione del servizio sanitario in mano al ministero della Giustizia - spiega la parlamentare - il detenuto che stava male doveva chiedere l'intervento del medico che, per un motivo o per l'altro, doveva comunque rendere conto al direttore del carcere». Una situazione che, a sentire la parlamentare che è anche una delle autrici della riforma voluta l'anno scorso dal sottosegretario alla Giustizia Manconi, andava a discapito dei detenuti. «È chiaro che il medico, essendo dipendente del ministero della Giustizia, doveva sempre rendere conto del suo operato al direttore, se se, paradossalmente, una visita non veniva considerata di estrema urgenza magari si rinviava».

Una condizione che con l'entrata in vigore della riforma cambia radicalmente dato che il servizio, e con esso anche le risorse disponibili, passano dalla Giustizia alla Sanità che a sua volta delega alle regioni e quindi alle aziende sanitarie. «Con il passaggio delle competenze - prosegue ancora la parlamentare - il medico non sarà più dipendente del ministero ma dell'azienda sanitaria di riferimento». Risultato? «Se il medico decide che un detenuto ha necessità di una visita urgente dispone il trasferimento in ospedale senza doversi preoccupare di rendere conto del suo operato al direttore».

Un provvedimento che, come aggiunge la parlamentare del Pd «fa fare un passo avanti al sistema penitenziario e soprattutto elmina la distinzione tra cittadini di serie A, coloro che stanno fuori e cittadini di serie B, ossia coloro che stanno in carcere».
Nella foto Vincenzo Ceraudo, Presidente dei medici penitenziari.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Hanno fatto un bella cazzata.
Adesso se un detenuto evade dall'ospedale o da altro luogo di cura esterno, la responsabilità non è più del direttore, ma del sanitario dell'ASL che lo dispone e saranno cazzi amari.
Anche per il personale che dovrà fare il piantonamento.
Gli effetti non tarderanno a farsi sentire e dovranno tornare indietro.
Chiunque l'ha promossa e sostenuta questa nuova disciplina, non brilla per molta intelligenza e non sa un cazzo di carceri.
Ci dovrebbe finire dentro per capire, non visitarlo solamente.
Cretini irresponsabili.