lunedì 13 ottobre 2008

Sorpresa, Di Pietro fa il moderato



FABIO MARTINI
LA STAMPA


Sul mega-palco di una piazza Navona formicolante di gente, parla il comico barbuto Andrea Rivera, che con la scusa della satira va a ruota libera: «... io mi ritenevo di sinistra perché non pensavo che in questo schieramento ci fosse la Binetti: lei ha detto che l’omosessualità è una pericolosa devianza, semmai è lei una devianza pericolosa, dicendo ste’ cazzate!».

E ancora: «Se tornasse quell’anarchico che provò ad uccidere il Re nell’Ottocento, proverebbe ad uccidere Veltroni... ma no è già morto!». Gli ottomila in piazza, accorsi all’appello di Antonio Di Pietro per firmare contro il lodo Alfano, applaudono divertiti, ma senza ovazioni. E’ proprio quel che Tonino vuole: lascia sfogare il comico contro il Pd, ma poi quando parla lui, la musica cambia: «Non c’è contrapposizione tra noi e il Pd, ognuno fa l’opposizione come crede e bene fanno i democratici ad aspettere il giudizio della Consulta sul Lodo». Parole per una volta misurate che preludono ad una svolta: ingolosito da sondaggi che, in Trentino, in Abruzzo e a livello nazionale, lo danno in escalation, Di Pietro ha deciso di provare il tutto per tutto per raddoppiare i consensi.

Imperniato su due novità. La prima, anticipata ai suoi in una riunione della direzione dell’Italia dei Valori: «Basta occuparci soltanto di giustizia. Dobbiamo diversificare, occuparci di più dei problemi di tutti i giorni, solo così possiamo fare il botto elettorale», anche perché l’obiettivo strategico è «diventare l’alternativa possibile». Seconda novità: per rubare meglio gli elettori al Pd, tanto vale abbracciarlo quel partito: «Il 25 saremo anche noi in piazza con il Pd contro il governo». Ma tanto più Di Pietro si mostra leale col Pd, tanto più deve usare parole choccanti, per differenziarsi almeno in questo dal partito di Veltroni: «Se lo ripeto, si arrabbiano: stiamo andando verso una dittatura dolce, certo diversa da quelle di una volta: oggi addormentano le coscienze, ti fanno pensare che il mondo sia fatto di bagaglini e veline», «l’oligarchia di Berlusconi usa lo Stato a consumo proprio» e dunque «quando la dittatura è alle porte, la resistenza si fa subito, non quando è tardi».

Difficile quantificare quanta gente sia passata per piazza Navona tra le 10 e le 20 di ieri. Nella piazza, che nel corso dei decenni è diventato uno dei luoghi dell’anticonformismo (nel 1974 qui si tenne la storica festa dei Radicali per la vittoria nel referendum sul divorzio, nel 2001 partì da qui l’urlo di Moretti a Rutelli e Fassino «con voi non vinceremo mai!»), gli uomini di Tonino avevano disseminato una decina di gazebo, sotto i quali si poteva firmare per promuovere il referendum popolare contro la legge Alfano che garantisce l’”immunità” alle quattro più alte cariche dello Stato durante il loro mandato. Si sono formate lunghe file, alle 15 avevano firmato in trentamila e, secondo Di Pietro, a fine giornata in tutta Italia, sarebbero state raccolte 250.000 adesioni e «l’obiettivo è farne 500.000 in due giorni». E quanto ai comizi, dopo le invettive contro il Papa e contro Napolitano della precedente adunata, stavolta Di Pietro ha voluto una manifestazione sotto la stretta egida dell’Italia dei Valori: «Questa volta piazza Navona non si farà fregare», facendo capire che gli eccessi erano stati “vietati”.

E così, l’intervento più hard ha finito per farlo in serata Dario Fo: «Una sinistra così supina mi fa incazzare». E ancora: «In nessun Paese civile un Presidente della Repubblica avrebbe firmato un decreto con una legge ingiusta e imposta». Tonino si riprende la parola: «Certe volte l’opposizione mi ricorda certi naufraghi della barzelletta che nuotano verso terra e uno dice: ma quando arriviamo? Io dico, intanto nuota, cristo no? E mi ricordo quel che mi ha insegnato il mio procuratore capo: resistere, resistere, resistere!».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Come si dice: "Scarpe grosse, cervello fino" "