domenica 30 novembre 2008

«Invalido dopo un crac al ginocchio»

IL CORRIERE DELLA SERA

MILANO — Era il periodo della presidenza italiana Ue e il giorno dopo doveva andare in veste ufficiale al Festival di Salisburgo. «"Proviamo con le infiltrazioni di acido ialuronico al ginocchio", mi dice il medico. Penso: va bene, proviamo anche questa. Faccio le punturine e parto per l’Austria. Non l’avessi mai fatto! La gamba si blocca. Prova e riprova, non c’è verso di muoverla. Un invalido. Ecco, è proprio questo che mi fa più male».


Roberto Castelli, 62 anni, ex Guardasigilli ora sottosegretario alle Infrastrutture, racconta a Ok La salute prima di tutto in edicola i suoi problemi con un ginocchio. «Non è tanto il dolore, perché in questi anni la soglia di sopportazione si è alzata, ma le privazioni. Niente più montagna, la mia grande passione. L’ultima volta che tra fitte varie sono arrivato in cima, non riuscivo più a scendere: è stata quasi una ritirata in Russia. Niente bicicletta, perché non piegando il ginocchio non posso pedalare. Niente più lunghe passeggiate, niente sciate in libertà, non parliamo poi del pallone ». E i medici ormai gli suggeriscono tutti la stessa cosa: «Deve fare la protesi». Tutto è cominciato nel 1977, a una partita di pallone. «Un giocatore avversario mi cade addosso con tutto il suo peso. Il ginocchio mi si gira all’indietro, sento un dolore terribile, insieme a un crac, come di un ramo spezzato. Sconquasso totale dei legamenti e del menisco». Subito dopo, l’operazione per ricostruire l’articolazione, sei mesi di gesso, una lunga riabilitazione e la sentenza: la gamba funzionerà al massimo per vent’anni. «Fino al 1997 vivo come se nulla fosse successo, facendo ogni tipo di sport. Poi, allo scadere dei vent’anni, una cadutina banale e l’inizio del calvario. Rigidità di movimento e tanto dolore, così forte da togliere il respiro ». Castelli non si finge ottimista. «Ogni giorno di più un movimento di meno, la sensazione di insicurezza e la consapevolezza che andrà sempre peggio». Ma è capace di scherzarci su: «Mi sento come la Sirenetta di Hans Christian Andersen, che dopo la separazione della coda a ogni passo aveva la sensazione di camminare su punte taglienti e coltelli affilati».


R.I.

29 novembre 2008

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Poverino !
Quanto mi dispiace !
Non può più andare in alta montagna e nemmeno a sciare !
Vi rendete conto ?