IL CORRIERE DELA SERA
MILANO - Battesimo di fuoco per il neoassessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory. Prima apparizione pubblica, prima rottura con la politica sgarbiana sui graffiti e prima polemica. Nei riguardi di quegli «intellettuali » milanesi che hanno storto il naso alla sua nomina: «Io sono un uomo che viene dalla strada e dico che ci sono intellettuali milanesi che non guardano la strada, che parlano di cultura dalla mattina alla sera senza viverla come una fede». Conclusione: «L'assessore non deve essere il più colto di tutti ma deve dare voce a tutti». Tocca alla Moratti introdurre il neoassessore: «La scelta di Finazzer Flory si basa sull'individuazione di due filoni importanti per la città: l'identità e l'internazionalità. In questo senso l'attività di Finazzer Flory è sempre stata collegata al lavoro dell'arte rispetto al ruolo della città, al rapporto tra cultura e città stessa. Nella scelta hanno inoltre contribuito i suoi rapporti con numerosi istituti culturali all'estero».
Lui parla di scelta tormentata. «Prima avevo detto di no, ma poi la gentilezza e la determinatezza della Moratti hanno fatto un buon lavoro su di me». Cita Pascal, Gadda, Manganelli. Si definisce un assessore a tempo determinato. Obiettivo: a termine mandato riprendere la sua «libertà» e il suo lavoro di «artista». O quanto meno di produttore di eventi culturali. Mette le mani avanti su possibili conflitti di interessi: «Sabato sarò alla Bocconi per il mio spettacolo ma ero stato invitato 4 mesi fa. Su Milano le mie rappresentazioni saranno gratuite». Nel resto d'Italia? Tutto come prima. Assicura che varerà un pacchetto di riforme nel giro di sei mesi dopo aver ascoltato le proposte di tutti i partiti.
La mission? Complicata. «Sono un uomo della strada, che è il palcoscenico ideale per una città per questo il mio compito sarà quello dell'adescamento culturale, perché tutto può avere un interesse culturale e artistico. Per me la cultura è la capacità di creare connessioni tra esperienze diverse, producendo nuovi spazi di emozionalità ». Approfitta della conferenza per mettere in scena il «parricidio ». Lo «sgarbiano» Finazzer ammazza i graffitari e il suo protettore: «Se lei mi trova un Basquiat — risponde ai giornalisti — sono disposto a fargli dipingere casa mia. I graffiti mi possono interessare se riguardano un fenomeno di polverizzazione della società. A Milano non è così».
Addio Sgarbi. Lo conferma anche la Moratti che liquida con poche battute le pretese sgarbiane di essere ancora l'assessore alla Cultura. «È del tutto falso l'atto di nomina non può essere illegittimo visto che l'ex assessore Sgarbi ha dato le dimissioni». E il comitato dei saggi che ha tolto il disturbo dopo la nomina di Finazzer. «Voi cronisti date sempre interpretazioni maliziose. Ho avviato un nuovo percorso con il comitato dei saggi che mi affiancheranno su un altro progetto perché continuerò ad occuparmi in prima persona di cultura». Si vedrà.
Lo «scivolone» di Finazzer sul congiuntivo
Sarà stato il lirismo del momento: «Vorrei una città nella quale spero che anche un bambino riesca a intravedere cosa fare da grande... e io sono un bambino». Sarà stata l'importanza del progetto culturale: «Vorrei che la cultura si ponesse in questa dimensione...». Pausa. Respiro. «... Si dasse questa dimensione anagrafica». Dasse? Va beh che il neoassessore si considera un bambino, ma il congiuntivo si studia già alle elementari.
Maurizio Giannattasio
31 ottobre 2008
Lui parla di scelta tormentata. «Prima avevo detto di no, ma poi la gentilezza e la determinatezza della Moratti hanno fatto un buon lavoro su di me». Cita Pascal, Gadda, Manganelli. Si definisce un assessore a tempo determinato. Obiettivo: a termine mandato riprendere la sua «libertà» e il suo lavoro di «artista». O quanto meno di produttore di eventi culturali. Mette le mani avanti su possibili conflitti di interessi: «Sabato sarò alla Bocconi per il mio spettacolo ma ero stato invitato 4 mesi fa. Su Milano le mie rappresentazioni saranno gratuite». Nel resto d'Italia? Tutto come prima. Assicura che varerà un pacchetto di riforme nel giro di sei mesi dopo aver ascoltato le proposte di tutti i partiti.
La mission? Complicata. «Sono un uomo della strada, che è il palcoscenico ideale per una città per questo il mio compito sarà quello dell'adescamento culturale, perché tutto può avere un interesse culturale e artistico. Per me la cultura è la capacità di creare connessioni tra esperienze diverse, producendo nuovi spazi di emozionalità ». Approfitta della conferenza per mettere in scena il «parricidio ». Lo «sgarbiano» Finazzer ammazza i graffitari e il suo protettore: «Se lei mi trova un Basquiat — risponde ai giornalisti — sono disposto a fargli dipingere casa mia. I graffiti mi possono interessare se riguardano un fenomeno di polverizzazione della società. A Milano non è così».
Addio Sgarbi. Lo conferma anche la Moratti che liquida con poche battute le pretese sgarbiane di essere ancora l'assessore alla Cultura. «È del tutto falso l'atto di nomina non può essere illegittimo visto che l'ex assessore Sgarbi ha dato le dimissioni». E il comitato dei saggi che ha tolto il disturbo dopo la nomina di Finazzer. «Voi cronisti date sempre interpretazioni maliziose. Ho avviato un nuovo percorso con il comitato dei saggi che mi affiancheranno su un altro progetto perché continuerò ad occuparmi in prima persona di cultura». Si vedrà.
Lo «scivolone» di Finazzer sul congiuntivo
Sarà stato il lirismo del momento: «Vorrei una città nella quale spero che anche un bambino riesca a intravedere cosa fare da grande... e io sono un bambino». Sarà stata l'importanza del progetto culturale: «Vorrei che la cultura si ponesse in questa dimensione...». Pausa. Respiro. «... Si dasse questa dimensione anagrafica». Dasse? Va beh che il neoassessore si considera un bambino, ma il congiuntivo si studia già alle elementari.
Maurizio Giannattasio
31 ottobre 2008
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