mercoledì 3 dicembre 2008

Amanda e gi altri

IL CORRIERE DELLA SERA

Fiorenza Sarzanini per il Magazine

Si intitola "Amanda e gli altri - vite perdute intorno al delitto di Perugia" (Bompiani, pp.188, euro 12) il libro di Fiorenza Sarzanini, cronista giudiziaria del Corriere della Sera, che ricostruisce il giallo del delitto di Meredith Kercher attraverso le principali persone che ne sono state coinvolte. Il volume contiene pagine inedite di diari personali, stralci da blog, dichiarazioni mai lette. Eccone alcune in esclusiva per il Corriere Magazine:

IL DIARIO DI “VISO D'ANGELO”
Quando ti hanno arrestato, nella tua borsa hanno trovato tre blocchi. Sono il tuo diario. Non lo ha mai letto nessuno. Contiene i tuoi pensieri più segreti, le tue riflessioni, le tue fantasie.
“Quaderno di colore verde chiaro”, è specificato nel rapporto di polizia che elenca gli atti sequestrati. Parte dal 6 agosto 2007, prima del tuo arrivo a Perugia, prima che cominciassero questi due mesi che a ripercorrerli adesso sembrano più intensi di una vita intera. Sono pagine fitte di appunti che servono a ricostruire la tua personalità complessa, i tuoi desideri, i tuoi vizi. Alcool, sesso.
C’è il racconto di alcuni giorni trascorsi in campeggio con la tua famiglia, vacanze apparentemente normali che comunque non ti impediscono di lasciarti andare.

Ovviamente Chris mi sta facendo innervosire perché è uno stronzo e quindi sono dovuta andare via. Dopo mi sono scusata con mamma per essermene andata via mentre stavano montando la tenda, ma non intendo rimanere a farmi sentir dire che sono una ottusa ritardata mentale… Quando sono responsabile di ciò che mi circonda (quando ho l'autorità di mamma) non scarico la mia frustrazione sulle persone che amo di più. Così ieri mi sono un po' ubriacata e ho chiamato sia Seliber che Dj. Non vedo l'ora di vederli entrambi. Sono i miei “ragazzi”. Li amo. Ciò che veramente dovrei fare è studiare visto che c'è ancora un po' di luce. Ho tentato la notte scorsa ma mi sono fermata presto perché vorrei evitare il più possibile il peso degli occhiali. Ed ero stanca. Ed ero ubriaca. Vado avanti e indietro ubriaca. È divertente, ma ci sono modi migliori per divertirsi che non sono pericolosi per la propria salute fisica ed emotiva…

Le ultime pagine le hai scritte dopo l’omicidio di Meredith. Una, appena arrivata in questura, dopo il ritrovamento del suo cadavere.

E così sono alla stazione di polizia in questo momento, dopo una lunga giornata passata a raccontare come io sia stata la prima persona ad arrivare a casa e a trovare la mia compagna morta. La cosa strana è che tutto ciò che voglio fare in questo momento è scrivere una canzone su questo. Sarebbe la prima canzone che io abbia scritto e parlerebbe di qualcuno che è morto in modo orribile e per nessun motivo. Quanto è morboso tutto ciò? Sto morendo di fame. E vorrei tanto dire che potrei uccidere per una pizza, ma è solo che non sembra giusto. Laura e Filomena sono piuttosto sconvolte. Anche Raffaele. Io sono arrabbiata. All'inizio ero spaventata, poi triste, poi confusa, poi incazzata nera e ora… non so. Non riesco proprio a concentrami con la mente. Non ho visto il suo corpo e non ho visto il suo sangue perciò è quasi come se non fosse successo. Ma è successo, proprio nella camera accanto alla mia. Il sangue era nel bagno che ho usato per farmi la doccia oggi. La porta di casa era aperta a causa del vento e io ora sono senza una casa, senza più una persona che era parte della mia vita e non so che cosa fare o pensare.

È un diario nuovo. Scandisce le tue giornate. Ti aiuta a sopravvivere. Hai cominciato a scriverlo l’8 novembre, due giorni dopo l'arresto “perché voglio ricordare”. E poi hai continuato:

Voglio ricordare perché questa è un’esperienza che tante persone non avranno mai. Non sto dicendo che sia felice che tutto ciò che è successo sia successo. Se fosse stato per me la mia amica non sarebbe mai stata uccisa e noi tutti vivremmo ancora insieme a casa nostra. Noi stavamo proprio bene insieme. Noi tutte avevamo il nostro ruolo in casa. Ammiravo Laura. È una donna forte e dalle molteplici opinioni, che suona la chitarra e sente la musica. Filomena è sicuramente la più amata, credo perché canta ed è assai divertente. Dà consigli a tutti ed è sempre felice.
Meredith era la più studiosa e anche lei andava fuori con i suoi amici in discoteca e a cena. Era molto intelligente e con me è sempre stata una buona amica. Mi ha dato consigli e mi ha protetto quando mi sono trovata in situazioni difficili. Era la più solitaria di tutte noi, ma soltanto perché a casa amava stare in pace per leggere i suoi gialli, ma allo stesso tempo si univa a noi per guardare sciocchi programmi in TV insieme. E poi c’ero io, la più piccola. Giovane, ma anche molto particolare.

IL BLOG DI RAFFAELE

La richiesta per tornare all’ONAOSI, il collegio riservato ai figli dei medici dove hai sempre vissuto a Perugia, è stata presentata in ritardo, quando i posti erano finiti. Allora hai cercato una casa in affitto, ti sei organizzato per vivere da solo. Avere un appartamento tutto per sé è una conquista, ma a leggere il tuo blog, con i ricordi che hai trasformato di fatto in un racconto, sembri quasi dispiaciuto

La verità è che non ti accorgi mai dell’importanza di una cosa fino a quando non la perdi. Il collegio lo vedevo come un posto dove castrano la gente. In effetti un posto dove ci sono 350 maschi e non puoi fare entrare nessuno sembra fatto apposta per tenere a freno gli istinti. Ma c’è qualcosa in più in effetti perché ti lavano e ti stirano la roba, ti garantiscono quattro pasti giornalieri, infermeria, biblioteca, sala computer, sala musica, cappella che non mi interessa affatto ma per essere una specie di chiesa è carina. In effetti ti metti lì a studiare, a seguire le lezioni, di che cosa ti devi preoccupare? Risposta: del rettore. Dannatamente rompipalle, i rettori che si alternano nei collegi sono delle spine nei coglioni. Sì mi sto sfogando, ma è la verità. Ti dicono sempre: “Sposta l’auto, qui non può stare! Non puoi tenere tanta roba in camera tua! Non hai messo la firma prima di uscire!” Questo è dovuto ovviamente alla difficile amministrazione, ma tutto crea un’atmosfera di insofferenza che si traduce in odio cosciente e perpetuo. Ogni volta che dalla segreteria ti dicono “sposta la macchina” oppure “il tuo amico deve presentare un documento per entrare negli studioli” e tanti altri esempi, il tuo petto si gonfia di bestemmie come un pallone aerostatico e appena sei fuori dal raggio di ricezione del personale di portineria inveisci cantando una lunga preghiera di cataclismi e apocalissi che coinvolgono tutti i dipendenti, il rettore e i capi fino a raggiungere il Sacro romano impero… Alla fine penso che stando nel collegio riesci meglio a inquadrare i tuoi obiettivi e a raggiungere prima la laurea (non hai molto altro a cui pensare). Tutto ciò è positivo fino a che cominci ad andare di testa e a cercare una valvola per respirare, quindi prima o poi ti trovi in un bivio che ti costringe a scegliere come successe a me: “Continuo fino alla sfinimento o progetto Erasmus?”

IL RACCONTO DI RUDY
La tua fuga comincia due giorni dopo. Ti senti braccato anche se nessuno ti sta cercando. Nessuno sa che eri lì con lei, che piccole tracce del suo sangue sono ancora sul tuo corpo

In quel momento ero confuso, ero proprio impallato. Potevo arrivare a Trieste, andare a Napoli. Ho preso il treno da Perugia e sono arrivato a Firenze Santa Maria. Avevo la carta d’identità, il passaporto no perché ero in attesa di fare il rinnovo del permesso di soggiorno. Avevo 50 euro. Ho pagato l’Eurostar per andare a Bologna, ma la mia intenzione era arrivare a Milano perché c’ho degli amici, oppure a Lecco dove c’è mia zia e così avevo qualcuno con cui parlare. Però quando sono arrivato a Modena mi ha fermato il controllore, mi ha chiesto il biglietto, ha visto che era Bologna e allora mi ha fatto scendere perché l’avevamo superata. Allora ho aspettato l’altro treno per Milano e sono arrivato che era circa mezzanotte. Quello per Lecco passava alle 5 di mattina, ma io non sono tipo da aspettare e allora sono andato in questo posto che si chiama Sol to sol. Ci sono rimasto tutta la notte e quando il locale ha chiuso ho camminato a piedi fino alla stazione centrale. C’erano dei poliziotti e ho avuto una colluttazione. Non so perché l’ho fatto. Sono diventato aggressivo, forse volevo farmi fermare. Invece non è successo niente e sono andato verso i binari. Ho preso il primo treno che passava. Ho fatto Trento, il Brennero, l’Austria. Alla frontiera mi hanno fermato. Mi hanno fatto una perquisizione, mi hanno preso le impronte e poi mi hanno rilasciato anche se non avevo il permesso. Non sapevo che cosa fare, poi mi si è avvicinato un ragazzo nero che andava in Germania e mi ha chiesto se volevo viaggiare con lui. Quando sono arrivato a Monaco sono stato fermato di nuovo da un poliziotto. Mi ha portato alla ferroviaria, mi hanno fatto la copia di tutti i documenti e mi ha detto che entro mezzanotte dovevo rientrare in Italia. Quando sono uscito ho incontrato un gruppo di neri, gli ho detto che non avevo soldi e loro mi hanno portato in un centro della Caritas. Ho conosciuto un altro ragazzo e ho cominciato a stare con lui. Poi gli ho raccontato la verità. Gli ho detto che una ragazza è stata uccisa, gli ho confidato che io ero lì con lei e che sono scappato perché ho avuto paura. Ma gli ho giurato che non sono io l’assassino.

Fiorenza Sarzanini
24 novembre 2008

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