mercoledì 3 dicembre 2008

Amanda e gli altri

IL CORRIERE DELLA SERA

Fiorenza Sarzanini per il Magazine

Quando arrivi a Perugia usi un “quaderno di colore giallo”, continui a scrivere quello che accade durante la giornata, i pensieri, le sensazioni. Ormai ti sei sistemata nella villetta di via della Pergola. E un giorno scrivi, in tedesco.

E allora qui c’è qualcosa di strano. Sono seduta in cucina e fumo con le mie compagne di casa. Tra un po’ andiamo a mangiare la pizza, se loro vengono. Ovviamente sono in forma. È stato l’hashish che abbiamo fumato. E quindi sono in forma. Ho giocato a scacchi con un amico di Laura. E così ho deciso che devo scrivere almeno una pagina in tedesco… Qui bisogna decidere di non fumare. In Italia e anche in Germania è una grande possibilità poter fumare perché le sigarette sono sopra ogni cosa. Generalmente le persone fumano e quindi non fumare è una decisione. Le mie compagne di casa vogliono fumare con me perché è un modo di fare amicizia e socializzare. Io ho già fumato hashish. E penso che queste persone ne avranno un grande influsso, come per James.

Il 18 ottobre sei all’università. Ma alle lezioni non presti grande attenzione, il tuo interesse è proiettato su altro. Scrivi in italiano e fai alcuni errori, ma quello che hai in testa lo spieghi in maniera chiara.

Ci sono io nella mia classe della cultura italiana, è perché devo ascoltare alle informazioni sulla politica italiana. Grazie a Dio io non ho un esame per questa classe. Non posso ascoltare. Invece penso al ragazzo dietro a me, perché lui è più interessante per me. Lui gioca a calcio. Ma quando penso alle mie emozioni ho l’ordine dei ragazzi in mente: Dj: lo amo, ma lui non è qui e infatti non posso vederlo fino a luglio (tra nove mesi). Spyros: non mi piace il suo corpo, ma lui ha una personalità che mi piace molto. Penso che ha una buona mente. Non sono sicura, ma credo che siamo amici. Giacomo: il mio vicino. Timido, ma molto simpatico. È anche uno studente che suona la chitarra. Penso che gli piaccio, ma non ho parlato molto con lui perché è timido e perché parla soltanto italiano. Jodoro: non sono sicura sul suo nome, ma lui è un uomo della mia classe che mi piace e ho già parlato un po’ con lui.

È come se fossi sempre a caccia di maschi. Elenchi le tue conquiste e sembra che le esibisca come trofei. Nel diario c’è un’altra lista, ma il contenuto è sempre lo stesso: “Persone con le quali ho fatto sesso”. Ci sono quattro nomi chiusi con una parentesi graffa che comprende Seattle e New York. Altri tre di Firenze e Perugia. Poi il tuo commento:

Interessante no? Penso che significhi che la mia vita sessuale non corrisponde alla mia romantica vita emotiva. Dichiarazione ovvia perché l’unico di cui sono innamorata (anche se per la verità non è l’unico con il quale voglio fare sesso) è incredibilmente lontano. Mi manca il contatto emotivo che riguarda palesemente la nostra vita sessuale. Ciò che è strano è il fatto che ho avuto partner migliori, più esperti/con più esperienza, ma niente paragonato al contatto emotivo che ho sentito soltanto con Dj. Mi fa pensare che in questo caso il sesso sia inutile, be’, non inutile ma sempre deludente a meno che io non riesca a stabilire un contatto emotivo con qualcuno. Ma, in verità, tutto ciò che riesco a pensare è solo quanto vorrei stare con lui. Forse non me ne rendo conto, ma per ora questo è veramente ciò che provo. Cosa provo ora? Mi piace abitare con le mie compagne. Mi piace mangiare. Mi piace mangiare.

Quando arrivi in cella e rimani da sola, hai tempo per pensare. E la tua mente ricomincia a vagare. Allora scrivi di nuovo, aggiungi dettagli sulla sera del delitto, poi li modifichi, riesci addirittura a costruire un’altra versione che pensi possa scagionarti. E invece ottiene l’effetto di apparire completamente fuori di testa.

Oh mio Dio! Sono un po’ sconvolta perché ho appena parlato con la suora e finalmente ricordo. Non può essere una coincidenza. Ricordo ciò che stavo facendo con Raffaele quando la mia amica è stata uccisa! Siamo entrambi innocenti! Ecco perché: dopo cena Raffaele ha cominciato a lavare i piatti in cucina mentre io gli facevo un massaggio alla schiena… Dopo abbiamo fumato marijuana… Abbiamo cominciato a parlare di noi e di che tipo di persone siamo. Abbiamo parlato del fatto che io sono meno problematica e organizzata di lui e di come lui sia molto organizzato a causa del periodo che ha trascorso in Germania. È stato durante questa conversazione che Raffaele mi ha raccontato del suo passato. Del fatto che ha avuto una terribile esperienza con le droghe e con l’alcool. Mi ha raccontato di quando si è recato con alcuni amici a un concerto e in quell’occasione avevano fatto uso di cocaina, marijuana, che lui aveva bevuto rhum e di quando, dopo il concerto, ormai completamente “fuori”, aveva realizzato che cosa terribile avesse combinato e aveva deciso di cambiare. Mi ha raccontato di quando in passato si era tinto i capelli di giallo e di un’altra volta che si era fatto tagliare i capelli in un modo particolarmente stravagante. Aveva anche l’abitudine di portare gli orecchini. Si era conciato così perché quando era bambino giocava con i videogiochi e guardava Sailor Moon, la protagonista di un cartone giapponese e per questo non era considerato granché dai compagni di scuola, che lo prendevano in giro. Gli raccontai che neanche io, quando frequentavo la scuola superiore, ero molto benvoluta perché a scuola pensavano che fossi lesbica. Parlammo dei suoi amici, del fatto che non avevano smesso di drogarsi e di giocare con i videogiochi e di quanto lui fosse dispiaciuto per loro. Par lammo di sua madre, di come era morta, mi disse che si sentiva in colpa perché l’aveva lasciata da sola prima della sua morte… Questo è ciò che è veramente accaduto e potrei giurarlo. Mi spiace di non averlo ricordato prima e mi dispiace di aver dichiarato che avrei potuto essere a casa quando è successo. Ho detto quelle cose perché ero confusa e spaventata. Non ho mentito quando ho detto che pensavo che l’assassino fosse Patrick. In quel momento ero molto stressata e ho veramente pensato che fosse lui l’assassino. Ma ora ricordo che non posso sapere chi è l’assassino perché io non sono tornata a casa. So che la polizia non ne sarà contenta, ma questa è la verità. Non so perché il mio ragazzo abbia raccontato delle bugie su di me, ma penso che sia spaventato e neanche lui ricordi bene. Ma questo è ciò che so, questo è ciò che ricordo.

Maschi, sesso, droga, alcool. Ti ubriachi, ti fai le canne, stai in giro la notte. Questo raccontano di te. La polizia verifica, fruga nella tua vita, fra i tuoi oggetti. Esplora il tuo lato più intimo, cerca nel tuo computer e nel telefonino. Scopre che l’hai spento poco prima che Meredith tornasse a casa e lo hai riacceso soltanto la mattina dopo. Strano. Scopre che prima hai mandato un Sms a Patrick e lui ti ha subito risposto. Strano. Scopre che tu hai raccontato di essere stata tutta la sera a casa di Raffaele, ma lui dice che invece sei uscita. Strano. Tutto troppo strano. E allora devi tornare alla polizia, rispondere ad altre domande. Ricordare, ricostruire, giustificare. (…) Troppo spesso l’immagine che dai di te non coincide con quella che è stata raccontata da altri. Lo sai e perciò provi a mettere ordine.

Nei giorni scorsi sono stata chiamata in molti modi, una povera ragazza, una bugiarda una brava ragazza, una prigioniera. Le persone mi hanno parlato dolcemente, mi hanno urlato, colpito, mi hanno fatto molte domande. In questo periodo non ho conosciuto qualcuno in cui avere fiducia. Anche nel buio ho avuto paura del mio ragazzo perché non so che cosa è successo e non so chi ha fatto questo… Da sola o con la polizia, io temo la mia mente. Immagino l’orrore che la mia amica può aver subito nei suoi momenti finali. La mia immaginazione diventa sempre più precisa con le domande della polizia. Per un istante vedo la mia amica violentata prima di essere uccisa. Io posso solo immaginare che cosa ha provato in quei momenti spaventata, ferita, violentata. Ma di più immagino che cosa ha provato quando il sangue è uscito da lei. Che cosa ha sentito? E la mamma? Disperazione? Ha avuto il tempo di trovare pace o alla fine ha avuto solo terrore?

Parli di Raffaele, speri che ti difenda: “Sinceramente voglio vederlo di nuovo. Perché no? Lui è un buon ragazzo in una brutta situazione come me”. Pochi giorni prima avevi scritto che volevi incontrarlo e chiedergli “perché hai raccontato bugie su di me, visto che questa è una cosa che non capisco”. Poi i tuoi pensieri si trasformano quasi in una supplica.

Spero che esco presto (venerdì!!!).
Spero che vedo la mia famiglia presto.
Spero che posso parlare con Dj presto.
Spero che sono negli Stati Uniti per Natale.
SPERO CHE I GIUDICI CREDONO A ME.
Voglio essere liberata, sono degna di essere liberata. Liberami!
Liberami! Liberami! Voglio tornare a casa!!!


Fiorenza Sarzanini
02 dicembre 2008

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