giovedì 4 dicembre 2008

De Magistris, Alfano avvia accertamenti. Il pg di Catanzaro: "Il nostro ufficio vilipeso"

LA REPUBBLICA


CATANZARO - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha disposto accertamenti preliminari sulla inchiesta che riguarda i magistrati di Catanzaro. Alfano ha incaricato l'Ispettorato Generale di svolgere gli accertamenti "chiedendo al Procuratore generale di Salerno di acquisire ogni utile dato conoscitivo. Questo al fine di verificare, all'esito, l'eventuale sussistenza di condotte rilevanti sotto il profilo disciplinare".

L'iniziativa del Guardasigilli - è detto in una nota - si riferisce alla nota di ieri del Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Catanzaro "con la quale si segnalavano le perquisizioni e i sequestri eseguiti dalla Procura della Repubblica di Salerno in merito ai procedimenti cosiddetti 'Why not' e 'Poseidone' ".

Perquisizioni che avevano suscitato una durissima reazione da parte del procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, che aveva detto: "Il nostro ufficio è stato vilipeso". Intanto sono proseguite anche oggi a Catanzaro, negli uffici della procura, le attività di polizia giudiziaria disposte dalla magistratura di Salerno nell'ambito dell'inchiesta su un presunto complotto ai danni dell'ex pm Luigi De Magistris. Le inchieste Why Not e Poseidone sono state bloccate e sulla vicenda è stato aperto un fascicolo al Csm.

Il pg Jannelli ha definito "scandaloso ed eversivo" il decreto di perquisizione e sequestro. "Ho scritto alle istituzioni - ha aggiunto il procuratore generale, prima di prendere parte alla consueta riunione del mercoledì del Consiglio giudiziario - ed attendo una risposta. Fino ad allora non farò nessuna dichiarazione".

Ieri un centinaio fra carabinieri e poliziotti avevano eseguito perquisizioni e sequestri nella procura generale e nella procura della Repubblica di Catanzaro, sia negli uffici che nelle abitazioni di diversi indagati, tra cui sette magistrati. I titolari dell'inchiesta vogliono far luce su un presunto tentativo di delegittimare l'ex pm Luigi De Magistris.


I magistrati di Salerno hanno anche emesso avvisi di garanzia verso altri otto loro colleghi per accuse che, a vario titolo, vanno dal falso ideologico all'abuso d'ufficio, alla corruzione in atti giudiziari. Tra gli indagati ci sono lo stesso procuratore generale, il procuratore della Repubblica aggiunto ed il titolare dell'inchiesta Poseidone.

Nell'inchiesta salernitana è coinvolto anche il deputato del Pdl Giancarlo Pittelli ed il giudice del Tribunale Bruno Arcuri, nella sua qualità di componente del Consiglio giudiziario di Catanzaro. Perquisite anche le abitazioni di un commercialista e di un imprenditore di Cosenza che però non sarebbero indagati.

L'inchiesta, partita dalle denunce di De Magistris (trasferito a Napoli dal Csm), ruota intorno all'avocazione dell'inchiesta Why not e della revoca di quella Poseidone sull'utilizzo di fondi comunitari e nazionali. Provvedimenti che, insieme alla successiva gestione delle inchieste, secondo i magistrati salernitani sarebbero serviti a "fermare De Magistris, danneggiare lui, consulenti tecnici e persone informate sui fatti, ostacolare le inchieste, smembrarle, disintegrarle e favorire taluni indagati".

Per la Procura di Salerno l'iscrizione nel registro degli indagati dell'allora ministro Clemente Mastella, che poco prima aveva chiesto il trasferimento di De Magistris, era "corretta e doverosa" e la richiesta di archiviazione fatta dalla Procura generale, e accolta dal gip, "illecita". Così come sarebbero stati illegali le archiviazioni disposte da Curcio in Poseidone per alcuni indagati tra i quali Pittelli, il generale della guardia di finanza Walter Cretella Lombardo, l'ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, e il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. Secondo i magistrati campani, in sostanza, c'era una "patologica attività di interferenza in un disegno corruttivo teso a favorire, tra gli altri, Antonio Saladino, Giancarlo Pittelli, e Mastella".

Dopo il sequestro degli atti delle due indagini disposto dalla procura di Salerno, sono bloccate le inchieste Why Not e Poseidone. I fascicoli delle due inchieste, sequestrati in originale, sono stati conservati in una stanza al primo piano dove ha sede la procura generale di Catanzaro ed alcuni carabinieri di Salerno, rimasti nel capoluogo calabrese, stanno provvedendo ad indicizzare tutte le carte.

Il Csm ha aperto una pratica sulla vicenda dei magistrati di Catanzaro. Lo ha reso noto il vicepresidente dell'organo di autogoverno dei magistrati, Nicola Mancino, spiegando che il fascicolo è stato affidato alla prima commissione di Palazzo dei Marescialli. La pratica riguarda sia le notizie di stampa, ha spiegato Mancino, sia la lamentela avanzata dal procuratore generale di Catanzaro al Csm. Mancino ha anche reso noto di aver chiamato ieri il procurate generale di Salerno per avere notizie sull'accaduto. "Io comunque non ne so nulla", ha aggiunto Mancino sul suo presunto coinvolgimento in uno dei filoni dell'inchiesta condotta dalla Procura di Salerno.


(3 dicembre 2008)

7 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Speriamo che non sia come la primavera di Praga e non arrivino le truppe corazzate, questa volta non dall'est, a bloccare di nuovo tutto.
Certo è che adesso non solo i politici non vogliono essere processati, anche i magistrati non vogliono essere giudicati.
Abbiamo ancora una qualche speranza ?

Anonimo ha detto...

Caro Luigi,
dipendede dalle truppe corazzate che arrivano e dalla resistenza dei calabresi. Tieni anche conto, però, che le truppe sono di carta pesta e i calabresi degli spaventapesseri!
bartolo

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

@ Bartolo: io alludevo alla potenza di fuoco del PdL a carico e a danno dei magistrati salernitani.
Certo, se tutto dovesse funzionare a dovere, allora ci sarà un cataclisma nella magistratura e non solo senza precedenti.
Non era mai accaduto che sette magistrati ricevessero una comunicazione giudiziaria con perquisizioni domiciliari e sul luogo di lavoro, accusati degli stessi reati, come anche che altissimi magistrati si ribellino e non vogliono essere nemmeno indagati.
Nessuno fa come fece Romano Prodi, il quale disse:"Indagate e pubblicate pure. Buon lavoro.".
La gente onesta oggi è sempre uno spaventapasseri, mentre si ha a che fare con uccelli predatori.

Anonimo ha detto...

Vedi Luigi, secondo me le corazzate più indegne stanno invece a sx. Anzi, sono di sx-dx e Prodi non fa parte di nessuno dei due schieramenti. Infatti, si è dimesso dal pd.
Cia o Luigi

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Caro Bartolo,
ormai non si sa più da che parte sta il bene comune.
Per quanto incredibile possa sembrare, Catanzaro ha risposto mettendo sotto accusa sette magistrati salernitani.
L'accusa ?
Secondo me il delitto di "lesa maestà" !
Non bastasse questo a dimostrare che le toghe calabresi non vogliono farsi nemmeno inquisire, è da registrare una presa di posizione del Presidente Napolitano, che giudicare soprendente, per i toni usati, è decisamente riduttivo.
Ne deduco che le truppe corazzate si sono messe in moto, solo che mi risulta decisamente difficile capire qual'è la loro bandiera.
L'unica è stare alla finestra !

Anonimo ha detto...

Caro Luigi,
una parte di verità sta anche in questa pagina di giornalismo:
Grasso: ''Entita' esterne hanno armato Cosa Nostra''. Ma chi sono?


di Giorgio Bongiovanni - 8 novembre 2008
E’ passata poco più di una settimana da quando il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ...




... invitato all’inaugurazione dell’istituto superiore di tecniche investigative dell’Arma a Velletri, ha spiegato ancora una volta, con parole più che preoccupanti, la reale natura di Cosa Nostra.
“E’ un errore grossolano considerare Cosa nostra un ‘antistato’ perché talvolta è dentro lo Stato e la sua connivenza con il sistema di potere è molto più di una semplice ipotesi investigativa”. Nonostante queste gravissime dichiarazioni la notizia non ha avuto praticamente nessuna eco. La grancassa mediatica continua a propugnare una concezione della mafia siciliana (ma si potrebbe applicare un discorso analogo anche alle altre organizzazioni criminali) limitata alla violenza o alla scontro tra famiglie per il predominio del territorio e per la spartizione del pizzo all’indomani della cattura di Provenzano e degli altri superlatitanti lasciando presagire una sconfitta del sodalizio mafioso. O facendo credere che la repressione giudiziaria o militare possano bastare per risolvere questo atavico problema che affligge il nostro Paese.
Eppure il procuratore nazionale è stato piuttosto chiaro: “La forza della mafia è quell’area grigia costituita da individui che vivono nella legalità, forniscono un supporto di consulenza per le questioni legali, per gli investimenti, per l’occultamento dei fondi, per manovrare l’immenso potenziale economico dell’organizzazione criminale”.
E ancora più drammatico: “la mafia pur avendo sempre avuto interessi propri è stata anche portatrice di interessi altrui: in tantissime occasioni entità esterne hanno armato la sua mano”.
Una dichiarazione del genere avrebbe dovuto sollevare un vespaio, il procuratore sarebbe dovuto essere subissato di domande e contestazioni da parte dei grandi media tutti in fila a chiedergli spiegazioni delle sue parole che fanno il paio con quelle di qualche anno fa: Cosa Nostra in qualche occasione è stata anche il braccio armato dello Stato.
E invece nulla. Silenzio e il silenzio, spiega il procuratore, è l’ossigeno della mafia. Forse ci siamo fin troppo abituati al muro di gomma contro cui rimbalzano isolate le voci disperate dei familiari delle vittime. La mafia, il suo vero potere e lo stragismo eversivo di cui si è resa protagonista non fanno più notizia. Non interessano più.
Dal nostro piccolo osservatorio, invece, noi vorremmo sapere dal Procuratore Nazionale Antimafia chi sono queste “entità” che hanno armato la mano di Cosa Nostra? Dove sono? In quali settori concreti del potere si annidano? Quello Bancario? Finanziario? Religioso? Istituzionale? Sono nelle Forze dell’Ordine? Nei Ministeri? Nelle Università? Nella Massoneria? Nei servizi segreti? Nell’imprenditoria? Nell’avvocatura? Nei Comuni? In Paesi stranieri? Nei sindacati?
Quale potere rappresentano? Hanno a che fare con i mandanti esterni delle stragi del 92 e del 93 e con quelle precedenti? Che relazione hanno con l’area grigia? Quali interessi hanno soddisfatto le stragi? Economici? Politici? Eversivi? Tutti e tre? Altri?
Sappiamo che non è possibile conoscere i nomi di soggetti singoli magari sottoposti ad indagine, ma a queste domande vorremmo che potesse rispondere il Procuratore così da tenere desta l’attenzione di tutti e riportare la questione mafia nel suo alveo reale: quello di un potere tra i poteri. Sempre forte e così infiltrato nelle pieghe della società da apparire invisibile e tuttora molto lontano dall’essere sconfitto.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sono d'accordo.
Qui non se ne viene più fuori, amico mio !