mercoledì 10 dicembre 2008

Gravina, un video accusa il padre

LA STAMPA
10/12/2008
MARIA CORBI


GRAVINA (BARI). Ciccio e Tore riposano insieme, nel cimitero di Gravina, ma non c'è pace per loro. Un video della polizia dimostrerebbe che il padre, Filippo Pappalardi, ha mentito e che quindi alcune delle motivazioni contenute nella richiesta di archiviazione da parte del pm Antonino Lupo alla gip Giulia Romanazzi contengono in sé un vizio di giudizio. Perché, il pm nelle sue 19 pagine, giustifica il suo operato, e la sua decisione di arrestare Pappalardi, buttando, in pratica, la croce addosso alla polizia che avrebbe fatto errori, se non addirittura falsi. Accusa da cui la polizia si difende con un video, registrazione di telefonate, fax.

Ma andiamo con ordine: a convincere il magistrato del coinvolgimento, in qualche modo, di Filippo Pappalardi nella scomparsa dei suoi figli era stata soprattutto la circostanza del ritardo con cui l'uomo aveva riferito alla polizia dell'avvistamento dei bambini in piazza quattro Fontane (dove il super teste minorenne ha detto di aver visto Ciccio e Tore «salire sulla macchina del padre»), poche centinaia di metri dal casolare dove sono stati trovati morti. «Questo ufficio aveva ritenuto che tale colpevole ritardo del Pappalardi avesse contribuito a sviare le indagini», spiega il pm. Perché la difesa dell'indagato aveva scoperto che nel verbale di metà agosto in cui Pappalardi finalmente comunicava alla polizia la notizia dell'avvistamento dei figli a piazza Quattro Fontane, vi era una data cancellata, e così il 17 giugno diventa 17 agosto.

«Nessun colpevole ritardo», dunque, tuona la difesa. E sottolinea, in sostanza, Lupo nella sua richiesta di archiviazione. Ma alla polizia ecco spuntare il video di quella deposizione da cui si capisce che siamo ad agosto. Altro che giugno. E poi c'è la telefonata tra Pappalardi e la funzionaria del commissariato di Gravina, dottoressa Strappato, in cui viene contestato all’uomo il ritardo con cui ha riferito la notizia. Ma Lupo va comunque avanti per la sua strada scrivendo che tutto questo «getta una pesante ombra sull' operato della polizia».

Ma c'è di più, perché Lupo insinua che durante l’interrogatorio in cui al padre di Ciccio e Tore veniva contestata la circostanza del ritardo il capo della mobile abbia improvvisamente cambiato argomento, di fatto deviando l'attenzione sulla questione delle due date. Ma anche qui c'è un video che dimostrerebbe che non è stato il capo della squadra mobile Luigi Liguori a porre la domanda incriminata, ma proprio il pm Lupo che a un certo punto chiede: «Di solito quanti soldi tiene a casa?».

Per adesso dalla questura nessun commento, Liguori è chiuso nel suo ufficio e il questore Enzo Speranza spiega che qualcosa verrà detto dopo la decisione della Gip, Giulia Romanazzi, che a questo punto si trova in mezzo a una lotta tra poteri, magistratura e polizia l'un contro l'altra armate. E nessun vincitore. Nemmeno Filippo Pappalardi, il padre infangato della accusa più grave e poi santificato dai media. Per lui la Gip si era già espressa nella decisione di scarcerazione derubricando l'accusa da omicidio con occultamento di cadavere ad abbandono di minore con conseguenza della morte. Adesso tutti si aspettano l'archiviazione ma questo giallo del falso verbale sconfessato dal video firmato polizia rende tutto più complicato.

Domani il giudice ascolterà le deposizioni delle parti - il pm Antonino Lupo e i legali di Pappalardi e Carlucci - rese in camera di consiglio, poi deciderà. Tra le possibilità c’è l’archiviazione, la richiesta al pm di compiere indagini aggiuntive, oppure ordinare alla procura di formulare un capo di imputazione.

Si oppone all'archiviazione con tutte le sue forze Rosa Carlucci la mamma dei due fratellini, la grande accusatrice dell'ex marito. «Ho paura che me li abbia uccisi», disse dopo la scomparsa contribuendo a fissare le indagini in un’unica direzione. Una mamma straziata, tenuta lontana dai suoi figli anche da morti. Lei li voleva vicino casa, a Mesagne, mentre il marito li ha voluti portare a Gravina. Ma Rosa non si ferma, decisa a tutto pur di fare emergere la verità. «Se il gip archivierà lo stesso io andrò a bussare ad altre porte», ha detto. «Andrò fino alla Corte di Giustizia europea. Qualcuno deve dirmi chi è responsabile della morte dei miei bambini».

E forse ha ragione il sindaco di Gravina, Rino Vendola, che era andato fino in Romania a cercare tracce dei due bambini. «Non avranno mai pace, c'è troppo veleno in questa storia».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non si può essere d'accordo col sindaco di Gravina: non c'è troppo veleno nella storia, ma un degrado familiare notevole e, pare, molta faciloneria nelle indagini prima e nelle conclusioni del P.M. dopo.
Qualcuno cerca di sottrarsi, forse, a pesi e responsabilità morali molto pesanti.