giovedì 11 dicembre 2008

I robot islamici dell'Anno Mille

LA STAMPA
10/12/2008
GABRIELE BECCARIA



Si intitolava «Kitab al-Asrar fi Nataij al-Afkar» ed era uno dei prodotti della globalizzazione islamica, che univa l’Asia all’Europa. Lo scrisse un ingegnere, ibn Khalaf al-Muradi, quando Cordova era la capitale dell’Andalusia musulmana e le sue biblioteche scintillavano di sapere, dall’astronomia alla poesia, e raccoglievano i preziosi relitti dell’antichità classica, compresi i trattati su Erone e Archimede. L’anno preciso non lo sapremo mai, ma era intorno al Mille, in un momento in cui, altrove, il Medio Evo passava per essere molto buio.

Oggi quell’opera si intitola «Il Libro dei Segreti» e ricompare in scena grazie alla globalizzazione del XXI secolo: l’unica copia sopravvissuta, datata 1266, è stata recuperata dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, trascritta in arabo e tradotta in italiano, inglese e francese, mentre gli strumenti e gli automi che descrive con pignoleria sono tornati in vita grazie all’occhio degli ingegneri e alla potenza di calcolo dei computer. Ci ha pensato il team italiano di «Leonardo3», con Massimiliano Lisa, Mario Taddei e Edoardo Zanon, sostenuto dal mecenatismo dello sceicco Hamad bin Khalifa Al-Thani, e che ora espone l’impresa nel nuovo Museo d’Arte Islamica di Doha in Qatar: una ricostruzione digitale e interattiva del manoscritto e soprattutto della sua tecnologia d’avanguardia di mille anni fa.

I modelli tridimensionali animati su touch-screen olografici ne rivelano le tante facce, gentili e brutali, utili e superflue, sempre molti passi avanti a quella europea, che avrebbe riscoperto o re-inventato orologi ad acqua, calendari idraulici, teatrini semiautomatici, pozzi meccanizzati e torri d’assedio e macchine da guerra, tutti zeppi di ingranaggi, leve, serbatoi, micro e macro-meccanismi e di personaggi capaci di muoversi senza interventi umani. Secoli prima di Leonardo da Vinci e degli ingegneri del Rinascimento si assiste a un’anticipazione del mondo del futuro.

«Tra le tante, mi ha colpito la macchina numero 13 - racconta Taddei -: presenta un complicato e ingegnoso sistema che ogni ora mette in moto una serie di automi meccanici, serpenti, donne e uomini, che funzionano attraverso un “motore” ad acqua, mercurio e pulegge. Ha richiesto un enorme lavoro di interpretazione». Le macchine - spiegano i curatori - sono tutt’altro che astrazioni fantastiche. Le simulazioni al computer dimostrano che la maggior parte dei disegni può essere considerata un progetto credibile e che molte delle invenzioni era in grado di funzionare, anche se - come preannuncia il titolo - rimane qualche segreto.

La prospettiva non è ancora stata inventata, le dimensioni reali cedono il posto ai rapporti tra le parti, alcuni pezzi sono omessi e altri rivelano inconsistenze logiche. Colpa degli antichi tecnici o errori degli amanuensi? Anche questo interrogativo è uno dei segreti.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Erano più avanti degli Europei, poi si sono fermati e sono rimasti indietro.
Chissà perchè !