di CLAUDIO TITO
ROMA - "Ora basta, questa storia deve finire". Fino a un paio di mesi fa la Rai era un problema secondario, un nodo da sciogliere con calma. Adesso, invece, Silvio Berlusconi vuole spingere sull'acceleratore. La situazione, rispetto alle prime settimane di legislatura, è davvero cambiata. Ecco allora lo "scontro" con Sky sull'Iva al 20%, i sondaggi che registrano una flessione nella popolarità del Cavaliere e soprattutto quelle trasmissioni che secondo il premier non fanno altro che "dileggiarmi". Tutti fattori che per Palazzo Chigi si sono trasformati una spinta a tagliare i ponti con la "vecchia" guida. "Adesso basta: si cambia tutto", è stato il monito lanciato da Arcore nel week end.
Il Cavaliere, insomma, vuole rinnovare i vertici della tv pubblica. Eleggere il nuovo cda e nominare quanto prima il direttore generale e i direttori di rete. Per affrontare ed estrarre quelle "spine" che gli si sono conficcate nel fianco. Il piano berlusconiano, però, ha un passaggio preliminare. Le dimissioni del presidente della commissione di Vigilanza, Riccardo Villari. Non a caso i contatti delle ultime ore con il centrosinistra - condotte dai presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini - si sono concentrati proprio sul destino dell'ex esponente del Pd. E il pretesto è stato quanto di più formale ci possa essere: trovare un'intesa tra maggioranza e opposizione sul piccolo "ingorgo" parlamentare che si è formato in questa ultima settimana di lavori d'aula prima della pausa natalizia.
La minaccia ostruzionistica della minoranza è stata messa sul piatto della bilancia di Viale Mazzini. L'ipotesi su cui gli "ambasciatori" dei due poli stanno lavorando consiste proprio in un atteggiamento collaborativo del Pd in Parlamento in cambio di un affondo più deciso nei confronti del "ribelle" Villari. Il primo passo, dunque, l'ha compiuto l'inquilino di Palazzo Madama immaginando una "revoca" del presidente della Vigilanza a causa della sua iscrizione al gruppo misto.
Non solo. Nelle prossime ore ci potrebbe essere anche un atto ufficiale dei capigruppo di Pdl e Lega. Una lettera di "sfiducia" o addirittura l'annuncio che anche la maggioranza non parteciperà ai lavori della commissione. Il tutto per costringere Villari all'addio. Una "mission" su cui si sta impegnando anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, che continua a caldeggiare la candidatura "concordata" di Sergio Zavoli. "Dispiace - diceva con rammarico lo stesso Letta pochi giorni fa - che il nome di Zavoli sia stato trascinato in una vicenda in cui sarebbe stato meglio non coinvolgerlo" - Ma dietro le mosse del centrodestra non c'è solo il desiderio di approvare prima di Natale tutti i decreti in scadenza.
"Può essere ora, può essere a gennaio - ha avvertito in queste ore Berlusconi - ma la vicenda Rai va chiusa". L'attenzione degli uomini del premier, allora, si sta concentrando sulle figure del direttore generale e dei direttori di rete. E un po' meno sulle direzioni giornalistiche.
Perché il chiodo fisso di Berlusconi più che le news è rappresentato dai programmi di intrattenimento, i talk show, e dalla battaglia con Sky. A suo giudizio, la satira televisiva si sta evolvendo "in una presa in giro quotidiana e continua. Su tutte le reti". Una ripetitività che, a suo giudizio, sta diventando "insopportabile". E soprattutto un danno che rischia di incrinare definitivamente la cosiddetta "luna di miele".
Sostituire i direttori di rete, dunque, è diventato prioritario. Il premier evita con cura di fare nomi, ma gli occhi del Pdl da mesi sono puntati su alcuni programmi: basti pensare alle ultime polemiche su Fabio Fazio e a quelle che hanno coinvolto Crozza e la Guzzanti. E la protesta berlusconiana è così arrivata fino al terzo polo televisivo, quello de "La7", di proprietà di Telecom Italia.
In questa situazione di stallo, poi, un colpo alle scelte politiche lo sta dando il vertice uscente della Rai. Domani infatti il Cda si riunirà per l'ultima volta nel 2008 e all'ordine del giorno spiccano proprio le nomine delle caselle lasciate vacanti. Il presidente Claudio Petrucccioli ha fatto sapere che intende riempirle tutte almeno con degli "interim". E tra le poltrone libere c'è proprio la direzione della Rete 1 (Del Noce è passato a Raifiction), due vicedirettori di rete, il capo del legale (dovrebbe assumere l'interim Cappon) e quello delle relazioni istituzionali (Paglia in pole position per un altro interim).
(16 dicembre 2008)
Il Cavaliere, insomma, vuole rinnovare i vertici della tv pubblica. Eleggere il nuovo cda e nominare quanto prima il direttore generale e i direttori di rete. Per affrontare ed estrarre quelle "spine" che gli si sono conficcate nel fianco. Il piano berlusconiano, però, ha un passaggio preliminare. Le dimissioni del presidente della commissione di Vigilanza, Riccardo Villari. Non a caso i contatti delle ultime ore con il centrosinistra - condotte dai presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini - si sono concentrati proprio sul destino dell'ex esponente del Pd. E il pretesto è stato quanto di più formale ci possa essere: trovare un'intesa tra maggioranza e opposizione sul piccolo "ingorgo" parlamentare che si è formato in questa ultima settimana di lavori d'aula prima della pausa natalizia.
La minaccia ostruzionistica della minoranza è stata messa sul piatto della bilancia di Viale Mazzini. L'ipotesi su cui gli "ambasciatori" dei due poli stanno lavorando consiste proprio in un atteggiamento collaborativo del Pd in Parlamento in cambio di un affondo più deciso nei confronti del "ribelle" Villari. Il primo passo, dunque, l'ha compiuto l'inquilino di Palazzo Madama immaginando una "revoca" del presidente della Vigilanza a causa della sua iscrizione al gruppo misto.
Non solo. Nelle prossime ore ci potrebbe essere anche un atto ufficiale dei capigruppo di Pdl e Lega. Una lettera di "sfiducia" o addirittura l'annuncio che anche la maggioranza non parteciperà ai lavori della commissione. Il tutto per costringere Villari all'addio. Una "mission" su cui si sta impegnando anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, che continua a caldeggiare la candidatura "concordata" di Sergio Zavoli. "Dispiace - diceva con rammarico lo stesso Letta pochi giorni fa - che il nome di Zavoli sia stato trascinato in una vicenda in cui sarebbe stato meglio non coinvolgerlo" - Ma dietro le mosse del centrodestra non c'è solo il desiderio di approvare prima di Natale tutti i decreti in scadenza.
"Può essere ora, può essere a gennaio - ha avvertito in queste ore Berlusconi - ma la vicenda Rai va chiusa". L'attenzione degli uomini del premier, allora, si sta concentrando sulle figure del direttore generale e dei direttori di rete. E un po' meno sulle direzioni giornalistiche.
Perché il chiodo fisso di Berlusconi più che le news è rappresentato dai programmi di intrattenimento, i talk show, e dalla battaglia con Sky. A suo giudizio, la satira televisiva si sta evolvendo "in una presa in giro quotidiana e continua. Su tutte le reti". Una ripetitività che, a suo giudizio, sta diventando "insopportabile". E soprattutto un danno che rischia di incrinare definitivamente la cosiddetta "luna di miele".
Sostituire i direttori di rete, dunque, è diventato prioritario. Il premier evita con cura di fare nomi, ma gli occhi del Pdl da mesi sono puntati su alcuni programmi: basti pensare alle ultime polemiche su Fabio Fazio e a quelle che hanno coinvolto Crozza e la Guzzanti. E la protesta berlusconiana è così arrivata fino al terzo polo televisivo, quello de "La7", di proprietà di Telecom Italia.
In questa situazione di stallo, poi, un colpo alle scelte politiche lo sta dando il vertice uscente della Rai. Domani infatti il Cda si riunirà per l'ultima volta nel 2008 e all'ordine del giorno spiccano proprio le nomine delle caselle lasciate vacanti. Il presidente Claudio Petrucccioli ha fatto sapere che intende riempirle tutte almeno con degli "interim". E tra le poltrone libere c'è proprio la direzione della Rete 1 (Del Noce è passato a Raifiction), due vicedirettori di rete, il capo del legale (dovrebbe assumere l'interim Cappon) e quello delle relazioni istituzionali (Paglia in pole position per un altro interim).
(16 dicembre 2008)
3 commenti:
Ma la cosa peggiore e` che il PD si presta a questi giochi.
Non c'e` limite alla decenza!
Concordo.
Concordo anch'io!
Chi potrà più fermare il B?
Madda
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