13/12/2008 (9:48)
MARIA CORBI
MARIA CORBI
La prima domanda è: come è venuto in mente all'ex onorevole Elisa Pozza Tasca di indossare una pelliccia di visone? La seconda è: a chi può essere venuto in mente di rubarla? Assodato che l'ex parlamentare è una delle due donne che in Europa ancora portano il visone, bisogna capire chi è l'altra, e chi nei saloni austeri di Montecitorio si aggiri come Pietro Gambadilegno ad alleggerire chiunque abbia la distrazione di abbandonare qualche oggetto. Insomma è caccia grossa alla talpa che da anni scorrazza indisturbata per il Transatlantico, le commissioni, i corridoi ma anche gli uffici postali e la Banca. Tanto che nel 2003 Pierferdinando Casini decise di fare incatenare gli oltre 2000 computer. Non si sa mai.
E ora è toccato alla pelliccia di Elisa Pozza Tasca, ex deputata e presidente della Associazione Penelope onlus che si occupa delle persone scomparse in Italia. I casi della vita. Adesso a scomparire è stato un animale, il suo, defunto e di ottimo taglio: «Era un visone beige chiaro, del valore di circa 6000 euro», ha denunciato all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza della Camera dei Deputati la afflitta signora, che al momento del fattaccio, giovedì pomeriggio, si trovava nell'agenzia di viaggi interna al Palazzo. Al Servizio Sicurezza ed al Collegio dei Questori di Montecitorio è arrivata in tutti gli stati: «E' un fatto grave che dentro al Palazzo della legalità circolino liberamente ladri mentre l'accesso dovrebbe essere consentito solo a deputati, funzionari, giornalisti e persone comunque accreditate.
E' una escalation che va fermata e mi auguro che la Camera vada a fondo ed indaghi, su questo come su altri furti. Bisogna prendere atto che queste cose avvengono, provvedere perché non succedano e pensare anche ad un risarcimento per chi subisce il danno». Neanche un dubbio sul fatto che forse il colpevole possa trovarsi proprio nelle categorie da lei elencate. Mentre su Internet è facile ironia: «Adesso rubano anche a casa loro». Ma questa è un'altra storia. Rimane il giallo e la caccia continua. Anche perché solo il 2008 ha visto ben 26 furti denunciati dentro il Palazzo e molti altri non denunciati. «Perché - spiega un commesso - qui basta lasciare una penna per non ritrovarla più. E anche di portafogli ne spariscono parecchi».
Un noto giornalista ricorda che gli è bastato dimenticare in bagno cinque minuti il telefonino per dirgli addio. «E quando sono andato alla polizia interna a fare la denuncia, il poliziotto mi a detto: "Dottò io neanche quando stavo alla narcotici ho visto le cose che vedo qua”». Ne sa qualcosa la giornalista che ad ottobre, in occasione dell’elezione di Giuseppe Frigo alla Corte Costituzionale, quando sia senatori che deputati bivaccano in Transatlantico, si è vista sfilare il portafoglio dalla borsa lasciata su un divanetto. Stessa storia, cappotto e borsa appoggiate sul divanetto, per il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che non voleva crederci e ha aspettato a lungo che qualcuno tornasse e gli dicesse: «Ci scusi è stato uno sbaglio».
Ma non si è visto nessuno. Come nessuno è tornato con il cappotto di cachemire di Paolo Buonaiuti, anni fa, furto che fece quasi piangere Silvio Berlusconi. «Ho aspettato pensando a un errore o a uno scambio» ha spiegato Rotondi, «ma poi ho denunciato la cosa. Non erano oggetti di pregio, anzi, ma in tasca avevo le chiavi delle mie varie case, me le porto sempre dietro, e nella borsa c’erano dei documenti, sia pure non importanti». E due mesi prima, in pieno agosto, la talpa era entrata anche negli uffici del gruppo Udc scassinando cassetti e portandosi via il computer del deputato Angelo Compagnon. Adesso il visone per cui la Pozza Tasca invoca la caccia al ladro e soprattutto le telecamere da installare dentro il Palazzo, possibilità sempre rifiutata dagli onorevoli preoccupati della privacy. Tanto loro un risarcimento lo hanno comunque, 600 euro che vengono corrisposti sulla parola. E così fioccano le denunce: penne cellulari, iPod e perfino navigatori. Perché si sa, nella politica è sempre meglio navigare sicuri.
E ora è toccato alla pelliccia di Elisa Pozza Tasca, ex deputata e presidente della Associazione Penelope onlus che si occupa delle persone scomparse in Italia. I casi della vita. Adesso a scomparire è stato un animale, il suo, defunto e di ottimo taglio: «Era un visone beige chiaro, del valore di circa 6000 euro», ha denunciato all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza della Camera dei Deputati la afflitta signora, che al momento del fattaccio, giovedì pomeriggio, si trovava nell'agenzia di viaggi interna al Palazzo. Al Servizio Sicurezza ed al Collegio dei Questori di Montecitorio è arrivata in tutti gli stati: «E' un fatto grave che dentro al Palazzo della legalità circolino liberamente ladri mentre l'accesso dovrebbe essere consentito solo a deputati, funzionari, giornalisti e persone comunque accreditate.
E' una escalation che va fermata e mi auguro che la Camera vada a fondo ed indaghi, su questo come su altri furti. Bisogna prendere atto che queste cose avvengono, provvedere perché non succedano e pensare anche ad un risarcimento per chi subisce il danno». Neanche un dubbio sul fatto che forse il colpevole possa trovarsi proprio nelle categorie da lei elencate. Mentre su Internet è facile ironia: «Adesso rubano anche a casa loro». Ma questa è un'altra storia. Rimane il giallo e la caccia continua. Anche perché solo il 2008 ha visto ben 26 furti denunciati dentro il Palazzo e molti altri non denunciati. «Perché - spiega un commesso - qui basta lasciare una penna per non ritrovarla più. E anche di portafogli ne spariscono parecchi».
Un noto giornalista ricorda che gli è bastato dimenticare in bagno cinque minuti il telefonino per dirgli addio. «E quando sono andato alla polizia interna a fare la denuncia, il poliziotto mi a detto: "Dottò io neanche quando stavo alla narcotici ho visto le cose che vedo qua”». Ne sa qualcosa la giornalista che ad ottobre, in occasione dell’elezione di Giuseppe Frigo alla Corte Costituzionale, quando sia senatori che deputati bivaccano in Transatlantico, si è vista sfilare il portafoglio dalla borsa lasciata su un divanetto. Stessa storia, cappotto e borsa appoggiate sul divanetto, per il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che non voleva crederci e ha aspettato a lungo che qualcuno tornasse e gli dicesse: «Ci scusi è stato uno sbaglio».
Ma non si è visto nessuno. Come nessuno è tornato con il cappotto di cachemire di Paolo Buonaiuti, anni fa, furto che fece quasi piangere Silvio Berlusconi. «Ho aspettato pensando a un errore o a uno scambio» ha spiegato Rotondi, «ma poi ho denunciato la cosa. Non erano oggetti di pregio, anzi, ma in tasca avevo le chiavi delle mie varie case, me le porto sempre dietro, e nella borsa c’erano dei documenti, sia pure non importanti». E due mesi prima, in pieno agosto, la talpa era entrata anche negli uffici del gruppo Udc scassinando cassetti e portandosi via il computer del deputato Angelo Compagnon. Adesso il visone per cui la Pozza Tasca invoca la caccia al ladro e soprattutto le telecamere da installare dentro il Palazzo, possibilità sempre rifiutata dagli onorevoli preoccupati della privacy. Tanto loro un risarcimento lo hanno comunque, 600 euro che vengono corrisposti sulla parola. E così fioccano le denunce: penne cellulari, iPod e perfino navigatori. Perché si sa, nella politica è sempre meglio navigare sicuri.
1 commento:
Non costerebbe meno un servizio di guardaroba, organizzato con ricevute degli oggetti depositati ? Perchè le 'disattenzioni' dei parlamentari debbono essere poste a carico della collettività ?
Perchè fa fede la loro dichiarazione, senza prova alcuna che è veritiera ?
Poi si dice che la gente non va più a votare !
E' già tanto se non fa le barricate !
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