domenica 7 dicembre 2008

Io, un Ris per gli alberi

LA STAMPA
5/12/2008
ALESSANDRO MONDO


E’ l’uomo che dà la caccia ai killer di alberi e piante. Si chiama Giovanni Nicolotti, serissimo professore universitario di 46 anni che parla come un carabiniere del Ris: «Come faccio? Con l’analisi del Dna. La stessa che la Scientifica utilizza per risalire da un mozzicone di sigaretta all’identità di chi l’ha tenuto fra le labbra».

E così facendo, di analisi in analisi, ha scovato il modo di incastrare i suoi nemici di sempre. Con i colleghi del Dipartimento di valorizzazione e protezione delle risorse agroforestali, Università di Torino, ha messo a punto una tenica infallibile che ricalca quelle di diagnosi precoce dei tumori già adottate in Medicina, basate sul rilevamento dei marcatori tumorali nel sangue. Ora verrà utilizzata dal Comune di Torino per salvare gli alberi che decorano e ombreggiano la città.

I loro avversari hanno nomi inquietanti, da sicari di professione. Quel che è peggio, mantengono le promesse giustiziando a colpo sicuro le loro vittime. Non subito ma nel corso degli anni, fino a quando i colossi che decorano e ombreggiano le nostre città cedono di schianto. Sono i funghi che attentano alla salute degli alberi e alla nostra sicurezza. Killer autoctoni. Più spesso importati da Paesi lontani, con una crescita esponenziale negli ultimi tempi. Ogni anno in Europa vengono introdotte 17 nuove specie di parassiti, solo trent’anni fa il numero era inferiore a otto. Da qui l’attenzione degli esperti, impegnati non tanto a curare nemici che raramente lasciano scampo ma a diagnosticarli quando le piante sono asintomatiche: apparentemente rigogliose ma bacate come una mela.

Non è un caso se l’ultima frontiera della prevenzione parte da Torino, abituata a fronteggiare con tecniche innovative le problematiche di un patrimonio arboreo imponente alle prese con un ecosistema urbano sempre meno favorevole. «Un problema vissuto da altre grandi città - premette l’assessore Roberto Tricarico (Verde pubblico) -. Ma questa volta è Torino a fare da apripista nel campo della ricerca applicata». La volontà di studiare una strategia preventiva, nata sei anni fa su impulso del Comune, si è concretizzata in un metodo senza precedenti che ha visto lavorare in squadra l’Università di Torino con quella di Berkeley, in California. Sei anni e 600 mila euro dopo, finanziati sul versante italiano da Comune ed Università, l’obiettivo è stato centrato.

Nicolotti, con i colleghi Paolo Gonthier e Fabio Guglielmo, ha puntato sull’analisi e sulla comparazione dei Dna. «Il lavoro più lungo è stato caratterizzare il Dna di 20 specie di funghi, alcune delle quali molto aggressive - spiega il professore, un po’ impacciato all’idea di essere considerato un «acchiappa-killer» -. Quando abbiamo il sospetto che un albero sia sotto attacco, preleviamo un campione di legno e lo facciamo reagire con le sequenze molecolari che abbiamo caratterizzato». La premessa è che in quel frammento può concentrarsi il Dna di svariate specie di funghi. Qual è il nemico? La risposta arriva da una serie di complicate reazioni chimiche. In sintesi, i due Dna dello stesso fungo, quello decifrato in laboratorio e quello contenuto nel campione, si riconoscono e si agganciano a vicenda, avvitandosi in un’unica «elica».

E’ la prova del nove per dare un nome all’avversario ed inchiodarlo alle sue responsabilità. «Di sicuro il nuovo metodo rappresenta un valore aggiunto rispetto alle tecniche di indagine tradizionali», spiega Gabriele Bovo, dirigente del Verde pubblico.

Giovanni Nicolotti
Classe 1962, laurea in Scienze forestali a Torino, professore universitario, Giovanni Nicolotti è specializzato nelle studio delle infezioni che colpiscono alberi e piante. I suoi ultimi lavori riguardano la biologia e l’ecologia dei funghi agenti di carie.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Meno male che questo cervello non è scappato all'estero.