sabato 13 dicembre 2008

La campagna elettorale finisce a insulti

LA STAMPA
13/12/2008
MARIA GRAZIA BRUZZONE

I candidati, Costantini dell'Italia dei Valori e Chiodi del Pdl
Il premier: votare Idv è abiezione
Il Pd: "L’Italia non è Mediaset"


Battute pesanti e veri e propri insulti chiudono la campagna elettorale d’Abruzzo, dove domani andranno a votare un milione e 200mila cittadini. Elezioni regionali diventate un ring, dove Berlusconi si accinge a brandire la possibile vittoria del Pdl come una clava contro Walter Veltroni, già alle prese con i suoi molti problemi interni.

E il pullulare di massimi leader - dal premier in giù - ai comizi dell’ultima ora in ogni città abruzzese non fa che confermare la valenza politica della sfida, ben oltre la scelta del governatore locale. Che le cose stiano proprio così, Massimo D’Alema lo nega esplicitamente. «Quando si vota per una regione non si fa un test. I cittadini non sono cavie e l’Abruzzo non è un laboratorio, ma una regione importante che deve uscire da un momento difficile», dice a Teramo durante un incontro a sostegno di Carlo Costantini, il candidato del Pd e dell’Idv, ma scelto da Di Pietro dopo la vicenda giudiziaria che ha travolto l’ex governatore Ottaviano Del Turco.

D’Alema non risparmia frecciate a Berlusconi, che fa dell’Abruzzo «territorio di caccia per esibizioni che testimoniano soltanto un’inconsapevolezza della gravità della situazione nel nostro paese e l’illusione che i problemi si possano affrontare con battute e balzellette». Antonio Di Pietro, che da giorni batte il territorio in lungo e in largo, convinto che quella abruzzese sia per lui l’occasione di grandeggiare accanto a un Pd in difficoltà, va giù molto più pesante.

E a Pescara dipinge l’alleanza riformista per Costantini presidente come «l’alternativa alla proposta di governo piduista, massonica, da leader sudamericano e, soprattutto, da approfittatore e truffatore elettorale che è quella di Berlusconi». Cinque epiteti collezionati in una sola frase. E non basta, perchè più tardi gli dà, senza mezzi termini, del bugiardo. «Berlusconi dà i numeri, mente sapendo di mentire, e così dimostra che vuole taroccare i voti e prendere in giro gli abruzzesi», attacca l’ex Pm, rivelando propri sondaggi, secondo i quali la coalizione di centrosinistra «è quasi 5 punti avanti».

Il contrario dei «13 punti di vantaggio per la coalizione di Chiodi» di cui poco prima si fregiava Berlusconi, convinto che «l’Abruzzo sarà un esperimento vittorioso, che si ripeterà anche nelle altre regioni». Arrivato a Chieti in serata da Bruxelles, il premier sfoggia buon umore su tutto prima di elargire consigli elettorali: «Dite ai vostri amici e familiari che il voto dato all’Udc e alla Destra è sprecato. E che quello dato al signor Di Pietro è un vero e proprio atto di abiezione morale». Una chiusa leggera. Altro che «porte spalancate» ai centristi, che il Cavaliere aveva azzardato qualche giorno fa. Pesci in faccia. Reciproci. «Berlusconi ha tanti soldi, tanti mezzi, è tanto bravo, ma non tutti sono in vendita.

E noi non ci siamo venduti, restiamo sotto le nostre bandiere», va dicendo Pier Ferdinando Casini a Vasto, dove sostiene il candidato Rodolfo De Laurentis. Giunto in extremis all’Aquila da Parigi dove ha partecipato al summit dei Nobel per la pace, Walter Veltroni crocifigge a sua volta il premier, «inadatto a gestire la crisi drammatica di oggi coi suoi atteggiamenti da uomo di spettacolo più che da uomo di Stato». E punta il dito sulle «promesse non realizzate», sugli «annunci poi smentiti» di questo «governo retromarcia» e sulla «concezione proprietaria del paese: ma l’Italia non è Mediaset».

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