sabato 13 dicembre 2008

Presidente, perché si stupisce?

L'ESPRESSO
MARCO TRAVAGLIO


Con tutto il dovuto rispetto, una domanda va posta al presidente Giorgio Napolitano: ma davvero mercoledì 3 dicembre è caduto dalle nuvole quando la Procura di Salerno ha perquisito quella di Catanzaro? Eppure il 9 gennaio scorso i procuratori salernitani Apicella, Verasani e Nuzzi erano stati ascoltati per ore dalla I commissione del Csm (presieduto dal capo dello Stato), preannunciando quanto sarebbe accaduto. Le loro indagini sulle denunce presentate da magistrati e indagati contro il pm Luigi De Magistris si erano rivelate infondate: "Nessun reato da parte sua", anzi, "solo indagini corrette". Di più: le fughe di notizie addebitategli dai superiori che gli avevano scippato Poseidone e Why Not non erano opera sua, ma dei superiori stessi. Le sole denunce fondate erano quelle di De Magistris contro il network di giudici calabro-lucani, inquisiti, avvocati, politici, faccendieri che s'erano attivati per "ostacolarlo", "isolarlo", "intimidirlo", "screditarlo" e "allontanarlo".

De Magistris ha lavorato "in un contesto giudiziario fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, talvolta illeciti". Tant'è che - aggiunsero i pm campani, facendo nomi e cognomi - una decina fra magistrati calabro-lucani e ispettori ministeriali erano indagati per reati gravissimi: dalla corruzione giudiziaria alla rivelazione di segreti all'abuso alla calunnia. Reati che consentono la custodia cautelare. Chi ha in mente quel verbale può stupirsi di un solo fatto: che nessuna delle presunte toghe vendute sia finita in manette. Invece si è preferito affettare meraviglia per elementi marginali: il decreto di 1.700 pagine, dunque "troppo lungo" (come se gli atti giudiziari si misurassero a peso); la presunta perquisizione corporale su un pm in pigiama (normalissime nelle operazioni di polizia, se si cercano oggetti minuscoli come i pen-drive da pc); il sequestro del fascicolo originale di Why Not.

Quest'ultima mossa "eccezionale" e "senza precedenti" ha fatto saltare la mosca al naso del Presidente, che ha subito chiesto gli atti a Salerno. Mossa, questa sì, eccezionale e senza precedenti. Ora, è vero che sequestrare un fascicolo in originale paralizza le indagini (che peraltro, una volta scippate a De Magistris, languivano da mesi); ma lo stallo sarebbe durato pochi giorni, il tempo di fare le fotocopie. E poi Salerno aveva chiesto quegli atti a Catanzaro sette volte in dieci mesi, ma invano, informandone costantemente il Csm e il Pg della Cassazione. Ma né il Csm né il Pg avevano mosso un dito per sbloccare l'impasse e trasferire o sospendere le toghe inquisite. Salvo, si capisce, De Magistris: cioè la vittima del presunto complotto.

I complottardi invece sono rimasti tutti al loro posto. Se il blitz e gli avvisi di garanzia li avessero colti già a casa, o in altre sedi, il Csm e il capo dello Stato potrebbero rivendicare di aver fatto pulizia, anziché inseguire trafelati gli eventi.
Non l'han fatto, peccato. Ma lo stupore, almeno quello, potrebbero risparmiarcelo.
(12 dicembre 2008)

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