Padellaro pensa a un nuovo progetto. L'ipotesi:un giornale antiberlusconiano di 12 pagine
La voce girava da giorni, ma poi — lavorandoci su — si è rivelata un po' più di una voce. Allora, sentite: Antonio Padellaro starebbe pensando di lasciare l'Unità, di cui è stato a lungo direttore, per fondare e dirigere un nuovo quotidiano. Il progetto sarebbe questo (e ora, naturalmente, vi verrà facile pensare subito a un Foglio di sinistra): ci hanno spiegato che Padellaro immagina un giornale agile, colto, spregiudicato; con una foliazione intorno alle 12 pagine, una decina di giornalisti (ben selezionati) in redazione, il bilancio in pareggio già a quota 8 mila copie, e poi, soprattutto, una linea politica netta, militante, vicina pure a una certa sinistra radicale delusa, una linea dichiaratamente antiberlusconiana ma anche molto sferzante sul fronte della questione morale, intransigente, incapace di qualsiasi compromesso.
Verrebbe da scrivere una linea «dipietrista », non fosse che Padellaro sembrerebbe avere poche intenzioni di chiedere aiuto all'Italia dei valori (che pure non ha ancora un quotidiano di riferimento e un finanziamento pubblico potrebbe, quindi, garantirlo). Padellaro, a questo progetto, crede fortemente. Raccontano che nonostante all'Unità non abbia più neppure una stanza, ha rifiutato collaborazioni prestigiose e il suo tempo lo spende incontrando persone, si confronta con il suo amico e predecessore Furio Colombo, avrebbe già pure individuato un potenziale editore, tiene alto l'umore dei giornalisti — «verranno tempi migliori» — che, nel quotidiano fondato da Antonio Gramsci e ora diretto da Concita De Gregorio, gli sono rimasti fedeli. La De Gregorio, come rilevano molti osservatori, continua a fare il suo eccellente lavoro (il nuovo accattivante formato sembra funzionare e ci sarebbero addirittura copie conquistate sul difficile mercato): ma parrebbe aver annusato il pericolo.
Così si spiegherebbe la virata su certi temi caldi rilevabile ieri in un suo editoriale, in cui bellicosa annunciava «una serie di conversazioni sull'Italia dei favori », cominciando con un'intervista a Gerardo D'Ambrosio. Padellaro legge e ricorda però i bei tempi andati quando l'Unità cavalcò magnificamente l'ondata girotondina, e immagina ciò che potrebbe accadere con un giornale firmato da lui e capace di intercettare gli umori di piazza Navona: sul palco, quel giorno, con Di Pietro, c'erano Marco Travaglio e Moni Ovadia (due suoi fidati editorialisti). Padellaro starebbe pensando, così, già alla nuova squadra: nella quale conta di portare, dicono, anche Maria Novella Oppo, strepitosa critica televisiva, ed Enrico Fierro, inviato di punta.
La voce girava da giorni, ma poi — lavorandoci su — si è rivelata un po' più di una voce. Allora, sentite: Antonio Padellaro starebbe pensando di lasciare l'Unità, di cui è stato a lungo direttore, per fondare e dirigere un nuovo quotidiano. Il progetto sarebbe questo (e ora, naturalmente, vi verrà facile pensare subito a un Foglio di sinistra): ci hanno spiegato che Padellaro immagina un giornale agile, colto, spregiudicato; con una foliazione intorno alle 12 pagine, una decina di giornalisti (ben selezionati) in redazione, il bilancio in pareggio già a quota 8 mila copie, e poi, soprattutto, una linea politica netta, militante, vicina pure a una certa sinistra radicale delusa, una linea dichiaratamente antiberlusconiana ma anche molto sferzante sul fronte della questione morale, intransigente, incapace di qualsiasi compromesso.
Verrebbe da scrivere una linea «dipietrista », non fosse che Padellaro sembrerebbe avere poche intenzioni di chiedere aiuto all'Italia dei valori (che pure non ha ancora un quotidiano di riferimento e un finanziamento pubblico potrebbe, quindi, garantirlo). Padellaro, a questo progetto, crede fortemente. Raccontano che nonostante all'Unità non abbia più neppure una stanza, ha rifiutato collaborazioni prestigiose e il suo tempo lo spende incontrando persone, si confronta con il suo amico e predecessore Furio Colombo, avrebbe già pure individuato un potenziale editore, tiene alto l'umore dei giornalisti — «verranno tempi migliori» — che, nel quotidiano fondato da Antonio Gramsci e ora diretto da Concita De Gregorio, gli sono rimasti fedeli. La De Gregorio, come rilevano molti osservatori, continua a fare il suo eccellente lavoro (il nuovo accattivante formato sembra funzionare e ci sarebbero addirittura copie conquistate sul difficile mercato): ma parrebbe aver annusato il pericolo.
Così si spiegherebbe la virata su certi temi caldi rilevabile ieri in un suo editoriale, in cui bellicosa annunciava «una serie di conversazioni sull'Italia dei favori », cominciando con un'intervista a Gerardo D'Ambrosio. Padellaro legge e ricorda però i bei tempi andati quando l'Unità cavalcò magnificamente l'ondata girotondina, e immagina ciò che potrebbe accadere con un giornale firmato da lui e capace di intercettare gli umori di piazza Navona: sul palco, quel giorno, con Di Pietro, c'erano Marco Travaglio e Moni Ovadia (due suoi fidati editorialisti). Padellaro starebbe pensando, così, già alla nuova squadra: nella quale conta di portare, dicono, anche Maria Novella Oppo, strepitosa critica televisiva, ed Enrico Fierro, inviato di punta.
Fabrizio Roncone
30 dicembre 2008
30 dicembre 2008
1 commento:
Auguri, una squadra così io la seguirò, come lettore.
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