CESANO MADERNO (Milano) — «Non puoi cambiare una cosa come la giustizia con una sola parte politica». Umberto Bossi il mediatore, Umberto Bossi il pontiere, lo dichiara senza esitazioni: basta scontri, le riforme non possono che essere condivise. Persino quella sulla Giustizia, che nel Pdl di osservanza azzurra è il più delicato dei temi. Il capo del Carroccio è ormai entrato completamente nei panni di uomo del dialogo che ha cominciato a indossare sul finire dell'estate. Sa bene che il federalismo fiscale potrebbe subire ritardi serissimi con un'opposizione messa di traverso. E sa che, peggio ancora, sull'altrettanto importante federalismo istituzionale— che dovrebbe incominciare il suo iter dopo le feste — il Partito democratico potrebbe addirittura trascinare il Paese a un referendum che non soltanto suscita nel Carroccio gli amarissimi fantasmi del 2006. Ma potrebbe, in caso di nuova bocciatura, archiviare per sempre il sogno del Senato delle Regioni e degli altri temi di riforma costituzionale cari ai padani. E così, Umberto Bossi risponde senza esitazioni alla domanda sull'appello del presidente della Repubblica a rispettare la Costituzione: «Lo condivido assolutamente». E aggiunge: «Giorgio Napolitano è saggio». In un umidissimo pomeriggio invernale, il gran capo leghista sceglie l'incontro con il presidente del Gran Consiglio del Canton Ticino, Norman Gobbi, per avvisare i naviganti. Del resto, Bossi è convinto che Berlusconi il suo no al dialogo con l'opposizione lo abbia «detto così... senza crederci veramente». Il fatto è, spiega il leader padano, che «a volte saltano i nervi. Quando tutti i giorni ti sparano addosso, a te e magari anche alla tua famiglia, può succedere. Ma non credo che Berlusconi pensi davvero quel che ha detto». L'afflato dialogante di Umberto bossi ha comunque una ragione pragmatica assai: «Sapete? Il federalismo è fermo. Si è bloccato la settimana scorsa nella commissione del Senato ». E se l'iter si è interrotto, aggiunge Bossi, è «perché Berlusconi ha sparato sull'opposizione ». Bossi lo ammette apertamente, come prima non aveva mai fatto: «Diciamo la verità: noi in questo periodo abbiamo sempre cucito con la sinistra, non abbiamo mai smesso di discutere e di tenere aperto il canale».
Senonché, allarga le braccia «Berlusconi l'altro giorno ha detto "mai con questa opposizione". Era meglio stare un po' più cauti ». Perché «loro hanno preso la palla al balzo: se Berlusconi dice questo, allora chiudiamo anche noi». Nel senso, spiega Bossi, che «al Senato le opposizioni hanno un potere enorme. Ciascun emendamento può essere discusso per non so quanto tempo». Il risultato, per la Lega, sarebbe tragico: «Rischiamo di fermare tutto per dei mesi». Su un tema che già richiederà parecchi anni prima di andare a regime. E dunque, non c'è un'altra strada: «La Lega — annuncia il senatùr — continuerà a cucire, ricucire e cucire ancora». Ma in questi giorni un altro tema disturba il capo leghista: la campagna per l'abolizione delle Province. Sull'argomento, Bossi torna tranciante: «Chi non vuole le Province mira alla cementificazione. Vuole soltanto avere le mani libere sui piani regolatori. Ma la Lega è una forza di territorio e difenderà il territorio». Ma è l'unico spunto polemico: anche il segretario leghista nasce incendiario e poi diventa pompiere? «Quando sono entrato per la prima volta in Senato — ride lui — me lo avevano pronosticato».
Marco Cremonesi
14 dicembre 2008
Senonché, allarga le braccia «Berlusconi l'altro giorno ha detto "mai con questa opposizione". Era meglio stare un po' più cauti ». Perché «loro hanno preso la palla al balzo: se Berlusconi dice questo, allora chiudiamo anche noi». Nel senso, spiega Bossi, che «al Senato le opposizioni hanno un potere enorme. Ciascun emendamento può essere discusso per non so quanto tempo». Il risultato, per la Lega, sarebbe tragico: «Rischiamo di fermare tutto per dei mesi». Su un tema che già richiederà parecchi anni prima di andare a regime. E dunque, non c'è un'altra strada: «La Lega — annuncia il senatùr — continuerà a cucire, ricucire e cucire ancora». Ma in questi giorni un altro tema disturba il capo leghista: la campagna per l'abolizione delle Province. Sull'argomento, Bossi torna tranciante: «Chi non vuole le Province mira alla cementificazione. Vuole soltanto avere le mani libere sui piani regolatori. Ma la Lega è una forza di territorio e difenderà il territorio». Ma è l'unico spunto polemico: anche il segretario leghista nasce incendiario e poi diventa pompiere? «Quando sono entrato per la prima volta in Senato — ride lui — me lo avevano pronosticato».
Marco Cremonesi
14 dicembre 2008
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