di Maristella Iervasi
Esordisce con una battuta: «Si è rimangiata tutto. Buon appetito!», il professor Benedetto Vertecchi, esperto di scuola e direttore del Dipartimento di progettazione educativa di Roma Tre, alla notizia della retromarcia della Gelmini sulla riforma della scuola. Poi, però, il prof si fa subito serio e dice: «Non vorrei che adesso scoppiasse la bonaccia».
Perché dice questo?
«Il successo è il risultato della levata di scudi sulla scuola, che è stata giustamente unanime. Ora non vorrei che non accadesse nulla fino alla prossima occasione. Come Mitridate, il re armeno che prevedendo una morte per intossicazione si abituava gradualmente al veleno. Vale a dire, vedo il rischio che non cresca la consapevolezza, ma che si plachi il malcontento e il disagio eliminandone soltanto la causa momentanea».
A chi le manda a dire professore?
«I sindacati ma anche i partiti di sinistra hanno ragione nel compiacersi del risultato raggiunto, che solo due mesi fa nessuno avrebbe immaginato. Ma da questo successo mi auguro che si apra un processo di riflessione, per elaborare proposte che non siano solo la risposta al governo. Le forze di progresso devono sempre anticipare e non aspettare che il ministro parli per rilanciare».
Il governo sembra aver capito la lezione, i sondaggi danno Berlusconi in calo per colpa delle proteste della scuola. Ora pare si riparta con il dialogo.
«Vorrei vedere i provvedimenti prima di parlare. Bisogna vedere nero su bianco i regolamenti, come li fanno».
Non si fida professore?
«Fino ad ora non c’è chiarezza. Prendiamo le elementari. Si è parlato di maestro unico, poi si parlato di quello “prevalente”. Vorrei capire in che cosa è prevalente. Qual è la differenza con il maestro unico. Perchè è affiancato da chi insegna inglese e religione? Aspettiamo di conoscere il profilo di questa figura di docente. Ma temo che sia solo un abbellimento nominalistico per fare digerire meglio il maestro unico. Vorrei proprio vedere una vecchia maestra alle prese con l’informatica. Ci sono attività che richiedono abilità specifiche. La musica, ad esempio, non si insegnerà più alle elementari?».
Tempo pieno a 40 ore e maestro unico a scelta delle famiglie. Le proteste di piazza hanno avuto la meglio. Non basta?
«No, per via di un aspetto mistificante. In Italia si contano le ore di lezione invece che il tempo scuola. In Europa le cose sono diverse: il numero delle ore di lezione può essere lo stesso ma i bambini restano a scuola fino alle 17.30. È importante il tempo che i bimbi trascorrono in comune: è nella scuola che si ricostruiscono le condivisioni che non hanno più spazio: l’uso intelligente delle mani, i giochi logici. In Francia è stato previsto il club degli scacchi per i bambini».
miervasi@unita.it
1 commento:
Le bugie di Mariastella Gelmini smascherate.
Perchè non cambia mestiere ?
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