giovedì 8 gennaio 2009

Csm, i magistrati contro Mancino

LA REPUBBLICA

ROMA - Ha scatenato reazioni forti nei magistrati l'intervista del vicepresidente del Consiglio della magistratura Nicola Mancino al Corriere della Sera. Il sindacato dei giudici, l'Associazione nazionale magistrati, esprime "stupore e preoccupazione", mentre i membri togati del Csm (ad eccezione di quelli del gruppo di Magistratura Indipendente) parlano di "sconcerto e amarezza". Nel colloquio con il quotidiano, Mancino apriva alla possibilità di un'azione penale sottoposta al vaglio del Parlamento e invocava la riduzione del numero di consiglieri del Csm, con un conseguente limitazione del potere delle correnti dell'Anm.

"Accanto a valutazioni condivisibili in tema di indipendenza e collocazione ordinamentale del pubblico ministero, di efficienza del sistema giudiziario e di revisione delle circoscrizioni giudiziarie - rileva la Giunta dell'Associazione nazionale dei magistrati in una nota - il vicepresidente del Csm da un lato formula una valutazione nettamente negativa su procedimenti penali in corso e, dall'altro, propone un intervento di modifica costituzionale della composizione del Csm con una riduzione della componente eletta dai magistrati, con l'effetto di renderla minoritaria".

Per i vertici del sindacato delle toghe, "il diritto di critica dei provvedimenti giudiziari è connotato fondamentale e imprescindibile del sistema democratico", ma "il delicato ruolo istituzionale di vicepresidente del Csm e di presidente della sezione disciplinare impone particolare prudenza e moderazione nella comunicazione all'esterno di valutazioni sul merito di procedimenti penali in corso".

Inoltre, il vicepresidente del Csm, sottolinea ancora l'Associazione magistrati, "riveste un ruolo di garanzia e di rappresentanza all'esterno, che rende inopportune le valutazioni negative espresse sul ruolo della rappresentanza eletta dai magistrati, valutazioni che determinano una oggettiva delegittimazione dell'organo di autogoverno come disegnato dal costituente".

L'Anm, dunque, torna a ribadire la propria "netta contrarietà" a "interventi di modifica dell'assetto costituzionale della magistratura". In particolare, il sindacato delle toghe ribadisce che "il principio del governo autonomo appartiene al nucleo dei principi fondamentali della Costituzione, che caratterizzano l'equilibrio dei poteri dello Stato".

Ai consiglieri togati di Palazzo dei Marescialli non sono piaciute invece soprattutto le parole del vicepresidente sulla "correntizzazione" del Csm, definizione che "non rende giustizia, per la sua genericità e indeterminatezza, alla faticosa e impegnativa attività consiliare, tesa a dare leale attuazione ad una riforma dell'ordinamento giudiziario che pure ha incontrato resistenze diffuse in ampi settori della magistratura".

Inoltre, i togati rimproverano a Mancino di non aver argomentato "come le modifiche proposte darebbero maggior razionalità ed efficienza al governo autonomo della magistratura". Quanto all'auspicio di una riforma del Csm attraverso modifiche alla Carta fondamentale, "contraddice - affermano i consiglieri - la nostra comune convinzione della piena validità dell'assetto costituzionale".

(7 gennaio 2009)

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