MADRID — L’abito lungo che la ministra socialista della Difesa, Carme Chacón, si era rifiutata d’indossare alla festa delle Forze Armate, due settimane fa, è imprevedibilmente apparso indosso alla portavoce del partito Popolare, all’opposizione, Soraya Sáenz de Santamaria. In versione sexy: gonna sollevata appena sopra le ginocchia, scollatura prendisole, drappeggi di chiffon nero accanto ai piedi scalzi, dalle punte vezzosamente abbassate.
La Spagna scopre le gambe della «niña» di Mariano Rajoy, come era stata soprannominata questa giovane avvocatessa dello Stato alla sua promozione, l’anno scorso, a numero tre nella cupola del partito. Ironizza su quanto in fretta sia cresciuta la «bambina». E soppesa con serietà le parole del leader conservatore sull’inedito ritratto da seduttrice della sua portavoce, pubblicato a tutta pagina dal Magazine domenicale del quotidiano El Mundo: «È una immagine molto bella» commenta, inconfutabilmente, Mariano Rajoy, chiedendo però che la protagonista sia giudicata «per la sua attività politica e non per questa foto, come la ministra della Difesa o chiunque altra». Più o meno quello che, adesso, il presidente del Pp vorrebbe aver detto quattro anni fa, quando le otto ministre del primo governo Zapatero posarono per Vogue, in piedi e semi adagiate su divani foderati di pellicce, davanti alla Moncloa, il palazzo del premier. All’epoca il capo dell’opposizione trovò l’insieme «fuori luogo e molto poco serio», anzi addirittura «ridicolo» e una prova dello «scarso impegno» dell’esecutivo di fronte ai guai del Paese. Con convinzione o no, ora Rajoy riconosce di aver esagerato: «Non avremmo dovuto fare quelle critiche» si è pentito durante una trasmissione radiofonica.
Ma il Partito Socialista, dove è calato un embargo totale ai commenti sul volto sensuale dell’opposizione, non dimentica: «Troppo tardi—respinge le scuse dal suo blog, El quaderno de Pepe Blanco, il vice segretario generale del Psoe —. Il danno provocato ormai non ha rimedio». Nell’area femminile delle due squadre, invece, scatta una solidarietà incondizionata. Almeno in pubblico. Se la popolare Esperanza Aguirre, presidente della Comunità di Madrid, trovò assolutamente appropriato lo smoking della ministra socialista al gran gala militare, la vice presidente del governo, Maria Teresa Fernández de la Vega rifiuta ora di alimentare il pettegolezzo sulle vaporosità della portavoce avversaria: «M’interessa soltanto il suo lavoro—ha dichiarato a El Mundo —, come fa opposizione in Parlamento e se la esercita in modo responsabile e costruttivo, oppure no».
La resistenza della deputata all’obiettivo ha impegnato tre ore il fotografo, Luis Malibrán, sul set del parquet di una camera d’albergo: «Per evitare lo sguardo spaventato, le suggerivo di pensare a qualcosa di rilassante e di chiudere gli occhi. Quando li riapriva, scattavo». Soltanto alla fine della sessione è arrivata l’immagine buona. Provocante? «Forse sì, ma non era mia intenzione» si chiama fuori l’autore, che assicura di aver lavorato con il massimo rispetto per illustrare l’intervista confidenziale della sua estemporanea modella. Non a caso già sulla difensiva in abito da sera: «Essere donna e giovane è una combinazione esplosiva». E, in politica, un rischio bipartisan.
Elisabetta Rosaspina
20 gennaio 2009
La Spagna scopre le gambe della «niña» di Mariano Rajoy, come era stata soprannominata questa giovane avvocatessa dello Stato alla sua promozione, l’anno scorso, a numero tre nella cupola del partito. Ironizza su quanto in fretta sia cresciuta la «bambina». E soppesa con serietà le parole del leader conservatore sull’inedito ritratto da seduttrice della sua portavoce, pubblicato a tutta pagina dal Magazine domenicale del quotidiano El Mundo: «È una immagine molto bella» commenta, inconfutabilmente, Mariano Rajoy, chiedendo però che la protagonista sia giudicata «per la sua attività politica e non per questa foto, come la ministra della Difesa o chiunque altra». Più o meno quello che, adesso, il presidente del Pp vorrebbe aver detto quattro anni fa, quando le otto ministre del primo governo Zapatero posarono per Vogue, in piedi e semi adagiate su divani foderati di pellicce, davanti alla Moncloa, il palazzo del premier. All’epoca il capo dell’opposizione trovò l’insieme «fuori luogo e molto poco serio», anzi addirittura «ridicolo» e una prova dello «scarso impegno» dell’esecutivo di fronte ai guai del Paese. Con convinzione o no, ora Rajoy riconosce di aver esagerato: «Non avremmo dovuto fare quelle critiche» si è pentito durante una trasmissione radiofonica.
Ma il Partito Socialista, dove è calato un embargo totale ai commenti sul volto sensuale dell’opposizione, non dimentica: «Troppo tardi—respinge le scuse dal suo blog, El quaderno de Pepe Blanco, il vice segretario generale del Psoe —. Il danno provocato ormai non ha rimedio». Nell’area femminile delle due squadre, invece, scatta una solidarietà incondizionata. Almeno in pubblico. Se la popolare Esperanza Aguirre, presidente della Comunità di Madrid, trovò assolutamente appropriato lo smoking della ministra socialista al gran gala militare, la vice presidente del governo, Maria Teresa Fernández de la Vega rifiuta ora di alimentare il pettegolezzo sulle vaporosità della portavoce avversaria: «M’interessa soltanto il suo lavoro—ha dichiarato a El Mundo —, come fa opposizione in Parlamento e se la esercita in modo responsabile e costruttivo, oppure no».
La resistenza della deputata all’obiettivo ha impegnato tre ore il fotografo, Luis Malibrán, sul set del parquet di una camera d’albergo: «Per evitare lo sguardo spaventato, le suggerivo di pensare a qualcosa di rilassante e di chiudere gli occhi. Quando li riapriva, scattavo». Soltanto alla fine della sessione è arrivata l’immagine buona. Provocante? «Forse sì, ma non era mia intenzione» si chiama fuori l’autore, che assicura di aver lavorato con il massimo rispetto per illustrare l’intervista confidenziale della sua estemporanea modella. Non a caso già sulla difensiva in abito da sera: «Essere donna e giovane è una combinazione esplosiva». E, in politica, un rischio bipartisan.
Elisabetta Rosaspina
20 gennaio 2009


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