venerdì 30 gennaio 2009

«Lui il governatore»

IL CORRIERE DELLA SERA

NAPOLI — Alfredo Romeo è al vertice di un «sodalizio criminale capace di penetrare in modo trasversale tra le forze politiche con l'obiettivo di ottenere il più ampio reticolo di collusioni per poter piegare l'interesse pubblico a quello delle sue imprese: il profitto in luogo del bene di tutti». E in questo modo è riuscito ad aggiudicarsi affari «non soltanto in Campania, ma anche in Puglia, a Roma e in altre zone d'Italia».

È un pesante atto di accusa nei confronti dell'imprenditore partenopeo, ma soprattutto dei politici e delle istituzioni che lo avrebbero agevolato, l'ordinanza del tribunale del Riesame che respinge la sua richiesta di tornare libero. L'inchiesta è chiusa. Proprio ieri i pubblici ministeri hanno depositato l'intero fascicolo processuale (intercettazioni telefoniche, verbali, atti di sequestro). A confermare l'impianto ci sono ora le motivazioni scritte da Luigi de Magistris, l'ex pubblico ministero di Catanzaro che è stato trasferito d'ufficio a Napoli. L'appoggio del Pd «La capacità di penetrazione di Romeo negli ambienti politici, nonostante i suoi gravi trascorsi giudiziari che non gli hanno impedito di aggiudicarsi lavori presso istituzioni apicali della Repubblica senza che, evidentemente, i più si rendessero conto dell'opacità del personaggio — si legge nel provvedimento del tribunale — non può essere limitata alla città di Napoli ed alla Regione Campania, ma si estende in altre parti del territorio nazionale: in particolare nella città di Roma, ove è stato aggiudicatario di appalti di valore assai elevato sotto il profilo economico, luogo in cui intrattiene rapporti con politici di livello nazionale, in particolare del Partito democratico.

Consolidati appaiono i suoi rapporti con i parlamentari Rutelli e Lusetti (entrambi del Pd) e con Bocchino (del Pdl). In particolare, intensi risultano i suoi rapporti con la componente della ex Margherita, tanto da configurarsi Romeo come finanziatore del partito anche attraverso i suoi interessi nel quotidiano del Pd Europa. Parimenti elevata è la sua capacità di penetrare in diverse e importanti istituzioni: dalla magistratura alle forze dell'ordine (come si evince dal rapporto corruttivo di cui è raggiunta la gravità indiziaria con il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco), al Consiglio di Stato (con riferimento al consigliere Paolo Troiano), ai ministeri (come emerge dal suo rapporto, che presenta aspetti francamente poco chiari, con l'allora ministro Francesco Rutelli). Del resto un corruttore come Romeo non può raggiungere siffatti livelli di potere senza l'ausilio e la copertura anche di quelle strutture preposte al controllo della legalità». Tra le circostanze evidenziate da de Magistris c'è l'appalto ottenuto a Bari dal ministero dei Beni culturali. Rutelli: «Lusetti millanta»

Dopo l'arresto di Romeo e degli assessori napoletani, ma soprattutto dopo la richiesta di far finire in carcere anche i parlamentari Lusetti e Bocchino, Rutelli si è presentato davanti ai magistrati. Il verbale, ora trascritto integralmente, svela la sua difesa: «Se fosse vero, se io faccio le riunioni per spostare l'appalto, per far vincere uno, mi dovete arrestare!» Pm: Che cosa intende quando dice che Lusetti è esuberante? Rutelli: Nel senso che caratterialmente ha il desiderio di rassicurare, di dire che si sta occupando di una determinata cosa perché appartiene forse al suo modus di storico dirigente della Democrazia Cristiana... Pm: Questa sua esuberanza include anche la spendita del Suo nome? Rutelli: Essendo lui sicuramente a me vicino... Voglio vedere quello che ha detto! Se parliamo di questa materia, certamente chiunque abbia speso il mio nome lo ha fatto indebitamente, perché io non interferisco... Vi prego nello svolgimento della vostra riflessione che è fatta in buona fede di valutare anche il soppesare un elemento reale di millanteria, se di questo stiamo parlando, proprio da un mio stretto amico, che fa parte delle trenta persone più vicine a me indiscutibilmente.
Secondo de Magistris «più che un consulente del Comune di Napoli, Romeo è divenuto nel tempo anche un po' il dominus dell'amministrazione comunale, seppur limitatamente al settore di sua influenza, e forse questo induce a confondere, sul piano giuridico, il "governatore" di fatto di un pezzo dell'istituzione comunale con una sorta di super-consulente. Con le sue condotte tende ad assumere una posizione di monopolio, divenendo impresa di riferimento di numerose persone di una certa area politica di governo ed utilizzando pezzi delle opposizioni per raggiungere i propri interessi economici e di potere. Tutto questo in una logica trasversale che avvince politici che appartengono ad opposti schieramenti, ma in realtà sono molto avvinti tra loro e posseggono identica sensibilità alla commissione di illeciti quando si debbono perseguire affari ed ottenere controprestazioni illecite».

In questo quadro viene inserito il suo rapporto con Bocchino. Nell'interrogatorio di due settimane fa il parlamentare di An ammette l'amicizia con l'imprenditore e poi rivela anche alcuni affari in comune. Bocchino: Romeo è intervenuto, credo, in numerose attività editoriali. Io mi sono sempre occupato di editoria... Lui è stato socio de L'Indipendente. Pm: Su sua richiesta? Bocchino: Creammo una cordata che sostanzialmente rilevò un piccolo giornale esistente... Pm: Altri rapporti imprenditoriali? Bocchino: Lui ha avuto una piccolissima partecipazione nel Roma che gli fu chiesta direttamente dal fondatore del giornale, Tatarella, nel 1996-1997. Nel Roma sono socie la moglie di Romeo e mia moglie. Pm: Tuttora? Bocchino: Sì. Romeo avrà lo 0,3, 0,4, 0,7 per cento. Mia moglie ha il 30 per cento circa.

Fulvio Bufi
Fiorenza Sarzanini
29 gennaio 2009

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