di RICCARDO STAGLIANO'
L'unico futuro ragionevole è quello che le batterie riusciranno ad alimentare. Perché hai voglia a immaginare case illuminate a idrogeno e auto che vanno a elettricità, libri digitali infiniti e protesi mnemoniche da portare in tasca: senza pile sono solo oggetti, grandi e piccoli, inanimati, spenti, inesorabilmente fermi. Le pile sono l'anello debole della catena dell'immaginazione tecnologica, non riescono a starle dietro. La legge di Moore, che regge ormai da un trentennio, recita che le prestazioni dei pc raddoppiano ogni due anni. Quelle delle riserve di energia che fanno funzionare tutti gli altri apparecchi elettronici, invece, solo dell'8% ogni 365 giorni. I conti non tornano. E se chiedete a un analista dove cercare il prossimo oro hi-tech punterà il dito in direzione delle viscere del telefonino che ormai, con schermi panoramici e funzioni fantasmagoriche, con una carica fatica ad arrivare a sera.
La fame di batterie è figlia dell'abbondanza di gadget digitali e del dogma della mobilità. La loro inadeguatezza invece viene dalle limitazioni della chimica. In principio era il piombo, poi si è passati al nichel-cadmio e al nichel-metallo idruro, quindi al litio. Ma più di tanto, sulla tavolozza della tavola periodica, non ci si può sbizzarrire nel realizzare quella mini-reazione che facendo spostare cariche positive nel campo negativo e viceversa produce corrente elettrica. Se si inzeppa un voltaggio troppo alto in uno spazio minimo le celle posso surriscaldarsi. "Fuga termica" la chiamano con understatement gli esperti. "Esplosione" traducono i profani, come quelle che un paio di anni fa suggerirono a Dell e Apple, tra gli altri, il richiamo dal mercato di milioni di esemplari difettosi per paura che si incendiassero. "Quel che ci possiamo attendere" ha dichiarato alla Technology Review lo scienziato del Mit Yet Minh-Chiang "è un raddoppio della loro performance nei prossimi 10 anni". Ciò che è già cresciuto a ritmi esponenziali è l'interesse dei venture capitalist. I loro finanziamenti ad aziende che lavorano per migliorarle sono passati dai 4,3 milioni di dollari del 2002 agli oltre 200 milioni di quest'anno. D'altronde le previsioni sono al bello. Il mercato mondiale di quelle primarie (non ricaricabili) e secondarie (ricaricabili) crescerà del 5% all'anno, stimano gli specialisti del Freedonia Group.
L'accelerazione più forte - moltiplicata per cinque entro il 2015, ha calcolato Menahem Anderman della Total Battery Consulting - riguarderà le auto elettriche. Circa la metà dell'aumento della domanda verrà dalla Cina che si appresta, superando gli Stati Uniti, a diventare il primo mercato al mondo. "Stiamo scambiando la nostra dipendenza dal petrolio straniero" è il preoccupato interrogativo retorico che il vicepresidente Chrysler Jim Press consegna a Newsweek "con quella nei confronti delle batterie costruite all'estero?". Di certo, a oggi, la supremazia manufatturiera asiatica non risparmia neppure questo segmento. I principali produttori sono i giapponesi Sanyo e Panasonic e la cinese Byd. Come per tutte le altre energie, anche la corsa a quella in scatola scatena preoccupazioni geopolitiche. Ma è soprattutto la stella polare del business a orientare le dichiarazioni recenti. Pochi giorni fa, sul Wall Street Journal, il fondatore di Intel Andy Grove incoraggiava a gran voce la sua compagnia a buttarsi nella promettente mischia delle batterie per electric cars.
Negli stessi giorni il New York Times dava conto del record di Boston Power, la prima azienda americana a fornire batterie a un grande produttore di pc, Hewlett-Packard, scavalcando la tostissima concorrenza orientale. "L'aspetto rivoluzionario del nostro prodotto" spiegava il miracolo la presidentessa Christina-Lampe Onnerund "è che mantengono l'80% della capacità per almeno 3 anni". Quelle agli ioni di litio tradizionali la dimezzano in uno. Ovvero più soldi da spendere e più unità da smaltire.
Le strade dell'innovazione hanno nomi diversi. Per la A123 Systems del Massachusetts la tecnologia più promettente sono i nanofosfati che aumenterebbero sia durata che sicurezza. La Valence Technology sul suo sito mostra un video dei test che proverebbero in maniera definitiva che fosfati e litio sono un'accoppiata stabile. Ma non si escludono neppure le pile a combustibile che caverebbero energia senza combustione termica da idrogeno e ossigeno. Ogni ipotesi è allo studio per questa prioritaria necessità energetica. Saranno le batterie, sempre più, a far girare il mondo. Quelle da una dozzina di chili per far scattare le spider rispettose dell'ambiente. Ma anche quelle da 7 millimetri per 2 presentate l'anno scorso dalla EaglePicher Medical Power di Vancouver come "le più piccole impiantabili al mondo". Alimentano, tra gli altri, pace maker e defibrillatori. Motori della vita. Anche per questo è essenziale che durino molto e non facciano difetto mai.
(31 dicembre 2008)
La fame di batterie è figlia dell'abbondanza di gadget digitali e del dogma della mobilità. La loro inadeguatezza invece viene dalle limitazioni della chimica. In principio era il piombo, poi si è passati al nichel-cadmio e al nichel-metallo idruro, quindi al litio. Ma più di tanto, sulla tavolozza della tavola periodica, non ci si può sbizzarrire nel realizzare quella mini-reazione che facendo spostare cariche positive nel campo negativo e viceversa produce corrente elettrica. Se si inzeppa un voltaggio troppo alto in uno spazio minimo le celle posso surriscaldarsi. "Fuga termica" la chiamano con understatement gli esperti. "Esplosione" traducono i profani, come quelle che un paio di anni fa suggerirono a Dell e Apple, tra gli altri, il richiamo dal mercato di milioni di esemplari difettosi per paura che si incendiassero. "Quel che ci possiamo attendere" ha dichiarato alla Technology Review lo scienziato del Mit Yet Minh-Chiang "è un raddoppio della loro performance nei prossimi 10 anni". Ciò che è già cresciuto a ritmi esponenziali è l'interesse dei venture capitalist. I loro finanziamenti ad aziende che lavorano per migliorarle sono passati dai 4,3 milioni di dollari del 2002 agli oltre 200 milioni di quest'anno. D'altronde le previsioni sono al bello. Il mercato mondiale di quelle primarie (non ricaricabili) e secondarie (ricaricabili) crescerà del 5% all'anno, stimano gli specialisti del Freedonia Group.
L'accelerazione più forte - moltiplicata per cinque entro il 2015, ha calcolato Menahem Anderman della Total Battery Consulting - riguarderà le auto elettriche. Circa la metà dell'aumento della domanda verrà dalla Cina che si appresta, superando gli Stati Uniti, a diventare il primo mercato al mondo. "Stiamo scambiando la nostra dipendenza dal petrolio straniero" è il preoccupato interrogativo retorico che il vicepresidente Chrysler Jim Press consegna a Newsweek "con quella nei confronti delle batterie costruite all'estero?". Di certo, a oggi, la supremazia manufatturiera asiatica non risparmia neppure questo segmento. I principali produttori sono i giapponesi Sanyo e Panasonic e la cinese Byd. Come per tutte le altre energie, anche la corsa a quella in scatola scatena preoccupazioni geopolitiche. Ma è soprattutto la stella polare del business a orientare le dichiarazioni recenti. Pochi giorni fa, sul Wall Street Journal, il fondatore di Intel Andy Grove incoraggiava a gran voce la sua compagnia a buttarsi nella promettente mischia delle batterie per electric cars.
Negli stessi giorni il New York Times dava conto del record di Boston Power, la prima azienda americana a fornire batterie a un grande produttore di pc, Hewlett-Packard, scavalcando la tostissima concorrenza orientale. "L'aspetto rivoluzionario del nostro prodotto" spiegava il miracolo la presidentessa Christina-Lampe Onnerund "è che mantengono l'80% della capacità per almeno 3 anni". Quelle agli ioni di litio tradizionali la dimezzano in uno. Ovvero più soldi da spendere e più unità da smaltire.
Le strade dell'innovazione hanno nomi diversi. Per la A123 Systems del Massachusetts la tecnologia più promettente sono i nanofosfati che aumenterebbero sia durata che sicurezza. La Valence Technology sul suo sito mostra un video dei test che proverebbero in maniera definitiva che fosfati e litio sono un'accoppiata stabile. Ma non si escludono neppure le pile a combustibile che caverebbero energia senza combustione termica da idrogeno e ossigeno. Ogni ipotesi è allo studio per questa prioritaria necessità energetica. Saranno le batterie, sempre più, a far girare il mondo. Quelle da una dozzina di chili per far scattare le spider rispettose dell'ambiente. Ma anche quelle da 7 millimetri per 2 presentate l'anno scorso dalla EaglePicher Medical Power di Vancouver come "le più piccole impiantabili al mondo". Alimentano, tra gli altri, pace maker e defibrillatori. Motori della vita. Anche per questo è essenziale che durino molto e non facciano difetto mai.
(31 dicembre 2008)
1 commento:
Incredibile ma vero: il problema sono le pile !
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