lunedì 2 febbraio 2009

Tonino, voti raddoppiati e punta al 10%

IL CORRIERE DELLA SERA

L’Italia dei valori sembra vivere un momento di difficoltà a causa della polemica sorta tra Di Pietro e il presidente della Repubblica. Il disagio è emerso anche all’interno del partito, ma sembra aver toccato sin qui solo marginalmente l’elettorato di riferimento. In realtà quest’ultimo ha dimostrato da sempre una fiducia particolarmente elevata nei confronti di Napolitano: a fronte del 79% degli italiani che esprime stima per il presidente della Repubblica (il livello di fiducia più elevato raggiunto da una istituzione politica nel nostro Paese), tra gli elettori dell’IdV si riscontra addirittura l’85%.

Malgrado questa apparente contraddizione tra le posizioni del leader e il sentimento dei suoi elettori, il partito dell’ex pm continua ad attraversare un periodo di esteso successo a livello di intenzioni di voto. Esse oscillano oggi tra l’8 e il 10%: si tratta di almeno il doppio dei voti ottenuti alle elezioni lo scorso aprile. Gli elettori acquisiti da Di Pietro sono in misura più che proporzionale di età medio-alta, caratterizzati da un elevato titolo di studio (tra i laureati l’Idv raggiunge quasi il 16%), residenti nei grandi comuni. Molti avevano votato per la Sinistra Arcobaleno nelle ultime elezioni. Anche la provenienza dei consensi giunti di recente suggerisce che il motivo del successo di Di Pietro risieda principalmente nell’immagine di «diversità» dalle altre forze politiche e nel carattere di «radicalità » delle sue scelte e dei suoi comportamenti. Attraverso di essi, l’ex pm riesce ad evocare ed attrarre il variegato mondo dei simpatizzanti per l’«antipolitica », presenti in buona misura anche nella sinistra estrema.

È interessante rilevare come, in parte, si tratti di immagini e di tematiche utilizzate in passato anche dai principali «nemici » di Di Pietro. In primo luogo dalla Lega —che le impiega ancora oggi, sebbene in misura inferiore — e dallo stesso Berlusconi che usò nel 1994 proprio l’argomento della «diversità» per conquistare i suoi primi consensi. Può apparire paradossale, ma, in realtà, il Cavaliere e l’ex pm, così ostili tra loro, hanno impiegato temi e argomenti per certi versi assai simili per persuadere il loro pubblico e giungere al successo. Il mercato elettorale attuale di Di Pietro è potenzialmente assai vasto. I valori della «diversità» e della «radicalità» piacciono infatti in misura più o meno intensa, ad una quota consistente di popolazione. Oggi l’ex pm può contare, oltre alle intenzioni di voto già acquisite, su di un mercato potenziale pari ad un altro 19% di italiani. Si tratta di chi dichiara di prendere in considerazione l’opzione per l’Idv, pur rimanendo per ora legato ad altre forze politiche.

Vi si trovano più maschi che femmine, con titolo di studio medio, impiegati, perlopiù elettori del centrosinistra (ancora una volta con una accentuazione nella sinistra radicale), ma anche del centrodestra, specie del Pdl. È ragionevole ritenere che buona parte di costoro, in caso di elezioni, conservi la scelta attuale e non si diriga verso l’Idv: ma il fatto che si confessino comunque attratti da Di Pietro li rende —più o meno facilmente—conquistabili in una campagna elettorale. Specie nel caso delle consultazioni europee ove, com’è noto, l’elettore si considera tradizionalmente più libero nelle sue scelte. Di Pietro continua quindi a rappresentare una sorta di «mina» negli equilibri politici attuali del Paese.

Renato Mannheimer
02 febbraio 2009

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