domenica 8 febbraio 2009

Vado, l’ammazzo e torno

MARCO TRAVAGLIO
Zorro
l'Unità
7 febbraio 2009

L’altroieri il Senato ha approvato un emendamento al pacchetto sicurezza scritto dai leghisti (non si sa bene con quale arto e in quale idioma) per impedire ai giudici di mandare gli indagati di stupro agli arresti domiciliari e obbligarli a metterli in carcere sempre e comunque. Ora, è ovvio che lo stupratore debba andare in galera, ma dopo il processo: quando è certo che è uno stupratore. L’emendamento però riguarda le misure cautelari, che scattano prima del processo, in caso di gravi indizi di colpevolezza e pericoli di fuga o inquinamento delle prove o ripetizione del reato. Decide il gup se, per scongiurarli, bastino i domiciliari o sia necessario il carcere. Se, come per lo stupro di Capodanno, il colpevole si costituisce e confessa, fornendo agli inquirenti le prove contro se stesso, non potrà più inquinarle ed è improbabile che fugga o torni subito a stuprare. Dunque basta tenerlo ai domiciliari, in attesa di arrestarlo dopo la condanna. Ma questo alla Lega non piace: di qui l’emendamento, che vale solo per lo stupro e non per reati ancor più gravi, tipo l’omicidio. All'inizio i giureconsulti padani avevano scritto che è obbligatoria “la custodia cautelare”, ma si erano scordati di aggiungere “in carcere”: pure i domiciliari sono custodia cautelare, dunque non sarebbe cambiato nulla. Poi, in extremis, l'emendamento è stao emendato. Ma che senso ha la galera preventiva obbligatoria per chi violenta una donna, e non per chi l’ammazza? Dio salvi le donne italiane dalle ronde padane. Con questa legge lo stupratore, per evitare il carcere, dovrà uccidere la vittima.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Incredibile: l'emendamento potrebbe diventare criminogeno !