domenica 29 marzo 2009

Berlusconi, dal congresso solo applausi


di ALESSIO SGHERZA

Berlusconi è sceso da poco dal palco mentre le reazioni al suo discorso di insediamento come presidente del nuovo Popolo della Libertà iniziano ad arrivare. L'unico commento critico dall'interno è di Roberto Menia (ex An) che sottolinea l'assenza di risposte, nell'intervento del premier, alle questioni sollevate ieri da Gianfranco Fini: "E' stato - ironizza Menia - un discorso didascalico. Ho apprezzato ieri Fini che ci ha dato delle sollecitazioni alle quali immaginavo il premier avrebbe risposto oggi. Forse lo farà domani...".

A parte questa voce dissonante, dai rappresentati del nuovo partito è un coro unanime di apprezzamenti. In cui ognuno sottolinea elementi diversi. "Penso che il passaggio fondamentale - commenta Roberto Formigoni - sia quando Berlusconi dice che devono essere fatte le riforme. Le abbiamo fatte in passato e le hanno cancellate. Auspichiamo che l'opposizione non sia sul no pregiudiziale". Sulla stessa linea il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "Sulle riforme istituzionali non riusciamo a capire qual è il punto di equilibrio del Partito democratico e Berlusconi è stato chiarissimo: ci auguriamo di farlo in due ma non ci faremo arrestare dai veti".

Berlusconi non ha parlato del referendum? Giusto così, secondo Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera: "Ha eluso la questione perché credo che come presidente del consiglio abbia il dovere di farlo. Il governo deve decidere la data e dunque è parte in causa". E sul testamento biologico, altra questione evitata dal premier? Bene anche quello: "E' una legge di iniziativa parlamentare - continua Bocchino - quando Berlusconi parla lo si accusa di invadere il campo del parlamento, quando tace per rispettare il parlamento lo si accusa di non aver parlato, dobbiamo metterci d'accordo".

Matteoli, sulla questione testamento biologico, preferisce commentare: "Berlusconi si era già espresso precedentemente per la libertà di coscienza, una presa di posizione molto chiara che condivido completamente". La Boniver spiega che "la tenace capacità dimostrata in 15 anni da Berlusconi fa ben sperare che le tante agognate riforme, di cui l'Italia ha un disperato bisogno, potranno realizzarsi". Si allinea la Gelmini: "Quello di Berlusconi è stato un messaggio di speranza e di fiducia che guarda soprattutto alle nuove generazioni".

Da Udc e opposizione arrivano le critiche. "L'intervento di Berlusconi - sostiene Pier Ferdinando Casini - ha ricalcato il discorso della discesa in campo del '94. Solo che Berlusconi da allora la metà del tempo l'ha passata a Palazzo Chigi e dice oggi le stesse cose di allora come se fosse Alice nel paese delle meraviglie. Ma tutte le cose che chiede avrebbe dovuto farle lui, non mi pare che nessuno glielo abbia impedito".

La senatrice Anna Finocchiaro (Pd) ragiona sulle ripercussioni del discorso di Fini ieri sul Berlusconi di oggi: "E' evidente che le parole di Fini hanno messo in difficoltà il premier, costringendolo a reticenze e incertezze su tante cose, a partire ad esempio dal testamento biologico e dal referendum". Pier Luigi Bersani (Pd): "Molta retorica, molta autocelebrazione, un'ennesima auto apoteosi di Berlusconi, le parole sulla crisi sono state di una distanza stellare dalla realtà".

Il carico da novanta lo mette, come sempre, Antonio Di Pietro. "Da Berlusconi - dice il leader dell'Italia dei Valori - un tipico discorso da vero e proprio ducetto: vuole azzerare la Costituzione e diventare il padre padrone della sua nuova 'azienda Italia'. Propone la riforma dei regolamenti parlamentari al solo fine di eliminare definitivamente quel che lui considera un inutile ingombro, ossia l'opposizione; pretende che vengano dati maggiori poteri al Premier, cioè a lui, così avrà mano libera su quello che lui percepisce come una zavorra: la democrazia. Insomma - chiude Di Pietro - dopo il controllo dell'informazione, l'attacco all'indipendenza della magistratura, l'indebolimento del sindacato, ecco il potere assoluto".

(29 marzo 2009)

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