mercoledì 25 marzo 2009

Il weekend di paura dei manager Aig


MARIO CALABRESI

NEW YORK - Lunedì mattina la polizia è stata mandata a presidiare le sedi del gigante assicurativo Aig. Lunedì sera nove dei dieci manager più pagati dalla compagnia hanno deciso di restituire gli assegni con i bonus milionari che avevano appena ricevuto. A convincerli è bastato un fine settimana in cui si sono ripetuti picchetti di manifestanti davanti alle loro case. Manager che pensavano di essere al sicuro nelle loro ville con piscina del Connecticut, hanno gettato la spugna raccontando di aver ricevuto lettere minatorie, minacce di morte, proteste di vicini di casa inferociti e aver scoperto fotografi dei giornali popolari appostati ad ogni angolo del loro giardino.

La notizia è stata data dal Procuratore di New York Andrew Cuomo, il nuovo sceriffo moralizzatore di Wall Street, che si è vantato di aver già recuperato ben 50 dei 165 milioni di dollari dello scandalo. Un terzo di quei bonus milionari distribuiti da una compagnia che sta ancora in piedi solo grazie a 170 miliardi di fondi pubblici. La verità è che Cuomo - che grazie a questa campagna si sta costruendo le basi per diventare governatore di New York - aveva promesso di rendere pubblica la lista con i nomi e le cifre di chi ha ricevuto i bonus, per dare in pasto alla rabbia populista delle facce e degli indirizzi. Poi però, per rendere il suo messaggio ancora più chiaro e minaccioso, aveva aggiunto: "Certo se una persona restituisce i soldi non penso sia nell'interesse pubblico renderne noto il nome. Chi rimanda indietro il bonus vedrà il suo nome scomparire della lista". La minaccia dello sceriffo è funzionata alla perfezione.

A dire la verità il bus degli attivisti che nel fine settimana ha fatto il giro delle ville dei manager aveva solo quaranta manifestanti a bordo, mentre i giornalisti al seguito erano almeno il doppio, ma era il sintomo di qualcosa che su internet, nei blog, sui tabloid e nelle radio locali ha preso il sopravvento: la "Rabbia Populista". La definizione è stata coniata dal settimanale Newsweek che gli ha dedicato la sua ultima copertina e la paragona al movimento di fine '800 che prendeva di mira gli avidi finanzieri che non avevano a cuore gli interessi pubblici.

La rabbia populista covava da mesi, è cresciuta giorno per giorno alimentata dall'emorragia di posti di lavoro, dal dimezzarsi dei risparmi investiti in borsa, dal crollo del valore delle case e dei fondi pensione, dal fallimento e dalla chiusura di fabbriche, negozi, attività artigianali, dall'incredulità per la fine di un mondo che sembrava essere destinato ad una crescita continua. I suoi toni vendicativi e disperati per tutto l'autunno hanno trovato sfogo nella campagna elettorale, quest'inverno sono stati tenuti a bada dalla speranza di una catarsi rappresentata dall'insediamento del nuovo presidente. Ma la situazione economica ha continuato a peggiorare, i pignoramenti delle case non si sono fermati, tanto che in molti cominciavano a ragionare su come l'America sia immune da moti di protesta e rivolte popolari.

Il fatto è che la rabbia non trovava un simbolo su cui scaricare tutta la sua furia. Poi, nel giro di due settimane, ecco presentarsi le prede ideali: il più grande distruttore di ricchezza privata della storia americana e un gruppo di manager avidi e senza scrupoli, colpevoli di aver fatto crollare il sistema finanziario, ma premiati con i soldi dei contribuenti. Nemmeno uno sceneggiatore di Hollywood avrebbe potuto fare meglio, immaginare due capri espiatori più perfetti e adeguati alla situazione di Bernie Madoff e dei manager del colosso assicurativo AIG. Secondo un sondaggio di Usa Today di ieri mattina il 69% degli americani pretende che tutti i soldi vengano restituiti subito e la quasi totalità dei cittadini si augura che Madoff resti in cella fino all'ultimo dei suoi giorni.

Per capire il clima è utile recuperare il memorandum mandato a tutti i dipendenti di Aig la settimana scorsa dall'ufficio della sicurezza interna: si raccomandava ad impiegati e manager di prendere ogni misura precauzionale per la loro incolumità personale. "Quando uscite dal palazzo - si legge - siate vigili e prudenti e se notate comportamenti sospetti o qualcosa di minaccioso chiamate immediatamente soccorso e seguite queste regole:
1) Non portate mai con voi cappellini, borse o ombrelli con il logo della compagnia;
2) Assicuratevi di non indossare il tesserino di riconoscimento fuori dall'ufficio;
3) La sera uscite in gruppo e parcheggiate sempre in zone ben illuminate;
4) Evitate conversazioni pubbliche su Aig e non parlate con i giornalisti;
5) Assicuratevi che ogni visitatore sia sempre accompagnato quando entra nel palazzo;
6) Date l'allarme se vedete una faccia sconosciuta nei corridoi o negli uffici;
7) Non lasciate mai nessuna porta aperta e non fate entrare nessuno insieme a voi".
E per concludere, nel fine settimana sono state tolte le insegne dalla facciata del quartier generale a Wall Street.

La portata della rabbia è stata tale da spingere il Congresso a votare una legge punitiva, che promette di tassare al 90% i bonus, assolutamente impensabile per gli Stati Uniti, che contraddice anni di pensiero liberale e capitalista. Una legge che Obama è andato in televisione a bollare come anticostituzionale. Ma la rabbia è stata così visibile da spingere il presidente a fare conferenze stampa, comunicati e interviste tv e da mettere in discussione la poltrona del ministro del Tesoro Tim Geithner, salvata solo da un rialzo record di Wall Street lunedì pomeriggio. E' una rabbia su cui hanno soffiato tv, giornali e radio, è la rabbia dell'americano medio che si vede impoverito e sommerso dai debiti, è la rabbia di quelle pianure che i repubblicani sanno benissimo come incendiare.

Obama, per correre ai ripari, dice che con la rabbia non si può governare ma nello stesso tempo avvisa i banchieri: "Vi consiglio di andare a fare un giro fuori da New York, in North Dakota, in Iowa o in Arkansas, dove la gente sarebbe eccitata di guadagnare 75mila dollari all'anno senza bonus, solo così capirete quanto è frustrata". I soldi tornano indietro, Madoff è in una cella di 5 metri quadrati, ma la rabbia populista non sembra ancora soddisfatta. Per fermarla Obama ha bisogno di una sola cosa: la ripresa.

(25 marzo 2009)

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