Avete presente Fiumicino o Malpensa quando arrivano contemporaneamente 5 Jumbo ai controlli di polizia? Beh, questa immagine si avvicina solo per difetto a quanto sta avvenendo per la votazione del nuovo presidente e del nuovo consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Milano. Alle 12 in punto all'apertura dei 40 seggi elettronici migliaia di persone si sono messe disciplinatamente in fila lungo le serpentine delimitate da pesanti nastri di tessuto rosso. Alle 13,30 erano state registrate 8.958 persone in assemblea comprese le deleghe. Intanto a FieraMilanoCity continuano ad affluire i torpedoni carichi di dipendenti provenienti da Roma, dalla Puglia e dalle regioni più lontane. La chiusura dei seggi è prevista per le 17,30 e la proclamazione del vincitore (sono in ballo l'attuale presidente Roberto Mazzotta e lo "sfidante" Massimo Ponzellini) dovrebbe avvenire in tempo reale.
Benvenuti all'assemblea societaria più grande del mondo. Un assemblea che mentre fervono le operazioni di voto il clima si fa sempre più incandescente. Lo confermano le parole di Antonello Polita, titolare dei supermercati "Il gigante", a capo della lista minore "Change" che ha denunciato una campagna elettorale "condotta anche con ostruzionismi, colpi bassi, a volte intimidazioni".
Quanto ai "duellanti" Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini, entrambi in lizza per il governo della BPM, hanno incrociate le armi davanti a migliaia di persone. Lo sfidante, Ponzellini, se l'è presa con la stampa che avrebbe rivolto "critiche insultanti" ai dipendenti della banca. E quindi si è scagliato contro "i trentenni poliglotti ed arrivisti, frutto di un sistema capitalistico distorto, che si vorrebbero furbescamente infiltrare nella nostra banca, hanno fatto disastri che purtroppo hanno coinvolto anche chi ha lavorato onestamente".
Polemico il discorso di Roberto Mazzotta che ha "rubato" 10 minuti ("dopo 7 anni di presidenza credo di potervi chiedere qualche minuto in più") ai tempi stabiliti per il dibattito. Lui, Mazzotta ha rimproverato Ponzellini e i sindacati che hanno organizzato un tour fra i dipendenti di tutta Italia di avergli negato la possibilità di parteciparvi, impedendogli così di far conoscere le proprie ragioni. Poi ha detto che "è inammissibile che il sindacato controlli il consiglio amministrazione" e che i dirigenti debbano essere lottizzati "in funzione delle tessera sindacale". A questo punto ha osservato che non esiste "una banca che manda via un presidente che abbia operato bene". Quindi ecco l'attacco diretto allo sfidante, attuale presidente di Impregilo: "Massimo ricordati che per scrollarsi di dosso un conflitto d'interesse non basta un parere legale. E' una questione di morale e di opportunità: altrimenti si danneggia se stessi e si danneggia la Banca".
Ribatte Giorgio Benvenuto, ex segretario generale della Uil, supporter di Ponzellini: "Mazzotta è un politico navigato che, forse, in questa occasione si è fatto trascinare un po' troppo dalla polemica. Nel suo discorso, però, c'è una contraddizione di fondo: se alla BPM non ci sono problemi legati ai titoli tossici e se i manager non hanno stipendi esagerati si deve proprio a quella struttura cooperativa che lui verrebbe smantellare".
Mazzotta e Ponzellini, rappresentano due modi completamente diversi di concepire la banca e il sistema del credito. Il primo, infatti, si presenta come l'alfiere del mercato e di una concezione "moderna" del credito aperta agli accordi e alle fusioni. Al contrario Ponzellini, appoggiato dai sindacati dei dipendenti, è il fiero sostenitore sia del sistema di voto capitario (una testa un voto o al massimo tre grazie alle deleghe) sia della struttura cooperativa della Banca. E si è espresso con fermezza contro le fusioni.
La partita è incerta. Mazzotta è sostenuto dai soci non dipendenti, Ponzellini dai sindacati e dall'Associazione Amici della BPM, legata sempre ai sindacati. Anche se non si può escludere che nel segreto dell'urna si verifichino passaggi di consensi da una parte all'altra. Ad ogni modo sulla carta si sono "prenotati" 13.818 soci e i voti potenziali sono così divisi: 6.380 quelli dei soci dipendenti (incluse le deleghe per i minori), 4.438 quelli dei soci non dipendenti e 1.650 i soci pensionati. Infine sono 1.216 gli azionisti depositanti in altre banche e 134 le richieste dei dipendenti di altre banche appartenenti al gruppo BPM.
Lo schieramento che fa capo a Mazzotta controlla già la maggioranza del pacchetto azionario. Ma questo alla BPM non basta. A vincere, qui a Fiera Milano City, sarà chi si mostrerà in grado di mobilitare il maggior numero di votanti (e di deleghe) conquistando così 10 dei 18 seggi in palio. E quindi di allargare la maggioranza alle liste minori amiche come potrebbero essere quella dei pensionati a favore di Ponzellini o quella promossa dal fondo Amber per il solo collegio dei sindaci in appoggio a Mazzotta.
Benvenuti all'assemblea societaria più grande del mondo. Un assemblea che mentre fervono le operazioni di voto il clima si fa sempre più incandescente. Lo confermano le parole di Antonello Polita, titolare dei supermercati "Il gigante", a capo della lista minore "Change" che ha denunciato una campagna elettorale "condotta anche con ostruzionismi, colpi bassi, a volte intimidazioni".
Quanto ai "duellanti" Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini, entrambi in lizza per il governo della BPM, hanno incrociate le armi davanti a migliaia di persone. Lo sfidante, Ponzellini, se l'è presa con la stampa che avrebbe rivolto "critiche insultanti" ai dipendenti della banca. E quindi si è scagliato contro "i trentenni poliglotti ed arrivisti, frutto di un sistema capitalistico distorto, che si vorrebbero furbescamente infiltrare nella nostra banca, hanno fatto disastri che purtroppo hanno coinvolto anche chi ha lavorato onestamente".
Polemico il discorso di Roberto Mazzotta che ha "rubato" 10 minuti ("dopo 7 anni di presidenza credo di potervi chiedere qualche minuto in più") ai tempi stabiliti per il dibattito. Lui, Mazzotta ha rimproverato Ponzellini e i sindacati che hanno organizzato un tour fra i dipendenti di tutta Italia di avergli negato la possibilità di parteciparvi, impedendogli così di far conoscere le proprie ragioni. Poi ha detto che "è inammissibile che il sindacato controlli il consiglio amministrazione" e che i dirigenti debbano essere lottizzati "in funzione delle tessera sindacale". A questo punto ha osservato che non esiste "una banca che manda via un presidente che abbia operato bene". Quindi ecco l'attacco diretto allo sfidante, attuale presidente di Impregilo: "Massimo ricordati che per scrollarsi di dosso un conflitto d'interesse non basta un parere legale. E' una questione di morale e di opportunità: altrimenti si danneggia se stessi e si danneggia la Banca".
Ribatte Giorgio Benvenuto, ex segretario generale della Uil, supporter di Ponzellini: "Mazzotta è un politico navigato che, forse, in questa occasione si è fatto trascinare un po' troppo dalla polemica. Nel suo discorso, però, c'è una contraddizione di fondo: se alla BPM non ci sono problemi legati ai titoli tossici e se i manager non hanno stipendi esagerati si deve proprio a quella struttura cooperativa che lui verrebbe smantellare".
Mazzotta e Ponzellini, rappresentano due modi completamente diversi di concepire la banca e il sistema del credito. Il primo, infatti, si presenta come l'alfiere del mercato e di una concezione "moderna" del credito aperta agli accordi e alle fusioni. Al contrario Ponzellini, appoggiato dai sindacati dei dipendenti, è il fiero sostenitore sia del sistema di voto capitario (una testa un voto o al massimo tre grazie alle deleghe) sia della struttura cooperativa della Banca. E si è espresso con fermezza contro le fusioni.
La partita è incerta. Mazzotta è sostenuto dai soci non dipendenti, Ponzellini dai sindacati e dall'Associazione Amici della BPM, legata sempre ai sindacati. Anche se non si può escludere che nel segreto dell'urna si verifichino passaggi di consensi da una parte all'altra. Ad ogni modo sulla carta si sono "prenotati" 13.818 soci e i voti potenziali sono così divisi: 6.380 quelli dei soci dipendenti (incluse le deleghe per i minori), 4.438 quelli dei soci non dipendenti e 1.650 i soci pensionati. Infine sono 1.216 gli azionisti depositanti in altre banche e 134 le richieste dei dipendenti di altre banche appartenenti al gruppo BPM.
Lo schieramento che fa capo a Mazzotta controlla già la maggioranza del pacchetto azionario. Ma questo alla BPM non basta. A vincere, qui a Fiera Milano City, sarà chi si mostrerà in grado di mobilitare il maggior numero di votanti (e di deleghe) conquistando così 10 dei 18 seggi in palio. E quindi di allargare la maggioranza alle liste minori amiche come potrebbero essere quella dei pensionati a favore di Ponzellini o quella promossa dal fondo Amber per il solo collegio dei sindaci in appoggio a Mazzotta.
(25 aprile 2009)
1 commento:
Io tifo per Mazzotta.
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