lunedì 20 aprile 2009

D'Alema sulla «crisi» del Pd: «Berlusconi? Durerà fino al 2013»


«È vero, il mio rapporto con Walter sta vivendo un momento difficile». Lo chiama per nome come sempre, Massimo D'Alema, l'ex leader del Pd Veltroni. «D'altronde, ci lega una lunga militanza». E confessa a Daria Bignardi, che ieri sera lo intervistava su RaiDue a L'Era glaciale, «che sì, in questo periodo tra noi c'è difficoltà di dialogo, ma poi le cose passano. Abbiamo avuto momenti di asprezza, di solidarietà, lunghe fasi in cui abbiamo lavorato assieme... Adesso anche Walter ha una comprensibile amarezza e un comprensibile riserbo. Per la mia festa dei 60 anni (dopodomani, ndr)? Non so se mi telefonerà». Seduto su un trono dorato — «sul quale mi sento a mio agio» —, alla soglia dei 60 anni, il presidente di Italianieuropei ha raccontato «del bambino politicizzato che ero», tracciando un bilancio «positivo e senza dolorosi rimpianti. Anche io, come disse Berlinguer, non ho tradito gli ideali della mia giovinezza». E parlando più da militante disciplinato — «ogni volta che il mio segretario chiama obbedisco» — che da big del Pd: «Non sono in organismi dirigenti». Poco spazio alle polemiche, però: «Bersani mio candidato al congresso di ottobre? Ora è tempo di campagna elettorale». Quanto al ritiro di Bettini dalla lista per le Europee perché al numero due dopo Sassoli, «spero ci ripensi. Anch'io una volta ho fatto il secondo dietro De Mita».

BERLUSCONI FINO AL 2013 - Positivo il bilancio, anche se con esplicite riserve, per il Pd: «Siamo riusciti a trasformare l'ex Pci in un protagonista della vita politica italiana. Sta vivendo una fase negativa, certo, ma si riprenderà». Non prima, però, «della scadenza naturale di questo esecutivo, nel 2013. Fino ad allora Berlusconi governerà: non vedo margini per una crisi». Ma su come Franceschini — «che fa opposizione nelle misure delle sue possibilità» — possa far risalire la china al Pd, l'ex ministro degli Esteri spiega la sua ricetta. Che parte dalla comprensione «che l'Italia non è incline al bipartitismo». Il che significa allargare la coalizione «della quale il Pd sia il fulcro, anche se non autosufficiente». Ma la grande anomalia di questo Paese, per D'Alema, resta «il conflitto di interessi di Berlusconi, caso unico al mondo. Anche se quella per disciplinarlo sarebbe una legge inutile. Tanto cederebbe le tv ai figli». Infine, un accenno alla polemica sul referendum: «Si doveva fare il 6 e 7 giugno. Ma quando sarà, voterò comunque sì per scardinare questa legge elettorale vergognosa».

Angela Frenda
18 aprile 2009

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VISTO IL GRANDE 'STATISTA' ?
COME SI PENSAVA DI BATTERE BERLUSCONI CON POLITICI DI QUESTO SPESSORE ?
UNA VERA PAZZIA !
E NESSUNO HA LA FORZA DI CACCIARLI VIA A PEDATE !
ECCO PERCHE' ALLE SCORSE POLITICHE NON HO VOTATO PD NE' LO VOTERO' MAI.

Francy274 ha detto...

Visto? Lui e Berlignuer...stessa cosa, se non fosse per i baffi

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

TEMO DI NON POTER CONVENIRE.
DEFINIRE ENRICO BERLINGUER UGUALE A D'ALEMA NO, PROPRIO NO, E' STORICAMENTE INESATTO: UN GIGANTE E UN NANO.
IO HO LASCIATO IL PCI, PDS, DS QUANDO HANNO FATTO NASCERE IL PD.
NON L'HO VOTATO, HA VOTATO IDV E MI SONO ANCHE ISCRITTO: E' STATA LA MIA SECONDA "PRIMA VOLTA" ! ;-)