Torniamo in Europa, ma torniamo in Europa con degli italiani di valore, di cui essere orgogliosi, per questo presentiamo il nostro candidato che ha una sua storia umana, professionale, etica che può rappresentare la migliore Italia in Europa, ascoltiamolo:
Testo dell'intervento
Mi chiamo Gianni Vattimo, sono professore di filosofia teoretica all’università di Torino. Mi presento come indipendente alle elezioni europee nella lista Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Indipendente vuole dire che non sono un iscritto di Italia dei Valori, per giunta ho una tradizione personale politica di sinistra, ma credo che sia importante che molta gente di sinistra voti per me e per la lista Di Pietro che mi sembra l’unica opposizione verosimile oggi in Italia perché le altre o si sono dimenticate di esserlo, come i grandi partiti tradizionalmente di sinistra o non riescono a esserlo come i partiti piccoli di sinistra, quindi tengo molto a sottolineare anche questo significato della mia candidatura.
Il mio lavoro si è svolto principalmente all’università anche se per un certo periodo sono stato già deputato europeo tra il 1999 e il 2004 della lista degli allora Democratici di Sinistra, un partito che adesso non esiste più tra l’altro. Cosa credo di avere fatto? Intanto ho scritto una quantità di libri tradotti in molte parti del mondo, il che mi inorgoglisce molto ma mi dà anche un senso di responsabilità, nel senso che se ho detto delle sciocchezze mi dispiace e chiedo scusa a tutti!
Ho cresciuto degli allievi filosofi che hanno scritto a loro volta dei libri, prodotto della ricerca scientifica, ho lavorato soprattutto in questo terreno ma per un periodo, 10 anni fa ho fatto anche politica attiva e mi sono già occupato, relativamente di Europa. Cosa porto da quell’esperienza europea? Soprattutto l’idea che l’Europa possa aiutare i paesi membri dell’Unione a aggiornare la loro legislazione in certi terreni in cui sono ancora deficitari, io per esempio sono convinto che se mettessimo dei parametri di Maastricht per le università, se un’università ha più di tot studenti non vanno bene le sue lauree perché se ci sono troppi studenti non funziona tanto bene, se ha meno di tante borse di studio non accettiamo i suoi titoli, se non ci sono abbastanza collegi per gli studenti etc…. c’è tutto un discorso di mettersi a livello degli altri paesi europei su certi temi.
Sul piano dell’università la cosa mi interessa di più direttamente anche perché soprattutto per la ricerca scientifica, per esempio importa moltissimo un intervento pubblico nell’istituzione accademica perché l’educazione privata mira ovviamente a produrre delle abilità tecnico – scientifiche immediatamente utilizzabili per le ditte che finanziano etc., sono per un’educazione di base più intensa, difendo la disciplina umanistiche, faccio queste cose.
Sul piano generale dell’Europa mi aspetto che l’Europa possa diventare un soggetto politico forte, capace non di contrastare gli Stati Uniti, nel senso che non esageriamo, poi non abbiamo delle gravi ragioni di opposizione, ma certo di non essere totalmente a loro disposizione, a loro sottomessi in tutto e quindi questo non lo può fare né l’Italia da sola, va beh, forse la Francia o la Germania ma non certo i paesi europei da soli non possono farlo, possono farlo insieme, alleandosi con altri paesi del mondo, penso soprattutto all’America Latina, alle nuove democrazie latino – americane che ci possono aiutare a non essere semplicemente dei succubi, dei grandi imperi che sono tradizionalmente quelli degli Stati Uniti, ma oggi sempre di più anche la Cina, l’India, abbiamo bisogno di acquistare delle dimensioni più vaste, quindi intensificazione del discorso sui diritti civili in relazione alla nostra appartenenza all’Europa, intensificazione di una politica della ricerca e del lavoro ovviamente dell’immigrazione, per esempio a livello continentale e dall’altra parte costituzione di un polo europeo capace di essere riconoscibile, quello che diceva sempre Kissinger era: se voglio chiamare l’Europa, le telefono!
Questo è il problema ancora noi, la Costituzione, una certa unificazione delle istituzioni politiche, un’intensificazione anche di una legalità comune, questo è un tema che con Di Pietro mi sembra fondamentalmente già nel programma perseguibile, una legalità più intensa, un rispetto per le costituzioni, per la nostra Costituzione italiana di cui le attuali maggioranze fanno scempio in qualche modo.
mercoledì 22 aprile 2009
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