30 Maggio 2009
ANTONIO DI PIETRO
Mi accusano di perseguitare un corruttore, di essere “sfascista” e antiberlusconiano. Io, invece, mi sento un partigiano della nuova resistenza. Non ho fretta, il tempo ed i cittadini mi daranno ragione.
Come posso tacere con un Presidente del Consiglio che, nonostante la sua carica, si permette di tacciare come eversivi i magistrati che hanno l'unica colpa di voler fare il proprio dovere e che definisce “grumi sovversivi” coloro che hanno condannato un corrotto, non potendo condannare anche il corruttore? Noi vorremmo occuparci della crisi del Paese, dell'occupazione, di ammortizzatori sociali, di infrastrutture, di energie rinnovabili, di controllo dei flussi migratori ma in Parlamento si mettono in discussione, quando non sono decreti, solo leggi contro le intercettazioni, contro il sistema costituzionale, contro la libera circolazione degli individui in Europa, più simili alle leggi razziali del ventennio fascista che a manovre capaci di risolvere il fenomeno.
Il dibattito politico oggi è in mano alle parti sociali, ai sindacati, alle associazioni industriali e dei consumatori, alla Banca d'Italia, a Legambiente. Il governo ha completamente tolto questo ruolo ai cittadini.
Draghi, governatore della Banca d'Italia, ieri ha dipinto un quadro economico del Paese sconcertante in un contesto in cui il prodotto interno lordo segna un -5% e lascia sperare ben poco senza interventi drastici in tutti i settori. Ha auspicato il completamento degli ammortizzatori sociali, la ripresa degli investimenti pubblici, le azioni di sostegno della domanda e del credito. Ma il governo nicchia e fa la parte dell'asino o semplicemente se ne frega, assorto a gestire il gossip della famiglia Berlusconi e l'informazione è assente, di facciata e defunta.
Quelli di Draghi sono gli stessi auspici fatti da Emma Marcegaglia nell'incontro tra Governo e Confindustria della scorsa settimana. Le risposte di Silvio Berlusconi, alle richieste degli industriali, furono chiacchiere e una vergognosa arringa contro la magistratura. Anche in quell'occasone Berlusconi volle infatti condividere con la platea i suoi problemi giudiziari più che una strategia per uscire dal tunnel della crisi. Vorrei comprendere la preoccupazione sia di Draghi che degli industriali, ma si è credibili quando si bacchetta un sistema che si risiede, solo se si include l'autocritica verso il proprio operato. Dov'era il governatore Draghi quando il crack economico ha investito le banche e la lordura finanziaria che la Banca d'Italia aveva visto crescere? Perché non si è provveduto a tutelare, oltre alle banche anche i risparmiatori, vittime di raggiri che alimentavano ed alimentano compensi da capogiro, stock option di manager e galoppini senza scrupoli?
E il presidente Marcegaglia perché non ha preso le distanze da quegli ignobili applausi che hanno riempito la sala durante l'attacco di Silvio Berlusconi alla magistratura, umiliando così quella parte sana del tessuto imprenditoriale che non si riconosce in un corruttore ed evasore fiscale? I risparmiatori, gli operai, le banche e le imprese aspettano solo un gesto di coraggio per riscattare un sistema ed un Paese in cui è sempre più difficile riconoscersi. Chi ha questa responsabilità, signor Draghi e signora Marcegaglia? Chi ha il dovere di avviare un processo di cambiamento che porti l'Italia verso un futuro migliore dell'attuale drammatica situazione?
Come posso tacere con un Presidente del Consiglio che, nonostante la sua carica, si permette di tacciare come eversivi i magistrati che hanno l'unica colpa di voler fare il proprio dovere e che definisce “grumi sovversivi” coloro che hanno condannato un corrotto, non potendo condannare anche il corruttore? Noi vorremmo occuparci della crisi del Paese, dell'occupazione, di ammortizzatori sociali, di infrastrutture, di energie rinnovabili, di controllo dei flussi migratori ma in Parlamento si mettono in discussione, quando non sono decreti, solo leggi contro le intercettazioni, contro il sistema costituzionale, contro la libera circolazione degli individui in Europa, più simili alle leggi razziali del ventennio fascista che a manovre capaci di risolvere il fenomeno.
Il dibattito politico oggi è in mano alle parti sociali, ai sindacati, alle associazioni industriali e dei consumatori, alla Banca d'Italia, a Legambiente. Il governo ha completamente tolto questo ruolo ai cittadini.
Draghi, governatore della Banca d'Italia, ieri ha dipinto un quadro economico del Paese sconcertante in un contesto in cui il prodotto interno lordo segna un -5% e lascia sperare ben poco senza interventi drastici in tutti i settori. Ha auspicato il completamento degli ammortizzatori sociali, la ripresa degli investimenti pubblici, le azioni di sostegno della domanda e del credito. Ma il governo nicchia e fa la parte dell'asino o semplicemente se ne frega, assorto a gestire il gossip della famiglia Berlusconi e l'informazione è assente, di facciata e defunta.
Quelli di Draghi sono gli stessi auspici fatti da Emma Marcegaglia nell'incontro tra Governo e Confindustria della scorsa settimana. Le risposte di Silvio Berlusconi, alle richieste degli industriali, furono chiacchiere e una vergognosa arringa contro la magistratura. Anche in quell'occasone Berlusconi volle infatti condividere con la platea i suoi problemi giudiziari più che una strategia per uscire dal tunnel della crisi. Vorrei comprendere la preoccupazione sia di Draghi che degli industriali, ma si è credibili quando si bacchetta un sistema che si risiede, solo se si include l'autocritica verso il proprio operato. Dov'era il governatore Draghi quando il crack economico ha investito le banche e la lordura finanziaria che la Banca d'Italia aveva visto crescere? Perché non si è provveduto a tutelare, oltre alle banche anche i risparmiatori, vittime di raggiri che alimentavano ed alimentano compensi da capogiro, stock option di manager e galoppini senza scrupoli?
E il presidente Marcegaglia perché non ha preso le distanze da quegli ignobili applausi che hanno riempito la sala durante l'attacco di Silvio Berlusconi alla magistratura, umiliando così quella parte sana del tessuto imprenditoriale che non si riconosce in un corruttore ed evasore fiscale? I risparmiatori, gli operai, le banche e le imprese aspettano solo un gesto di coraggio per riscattare un sistema ed un Paese in cui è sempre più difficile riconoscersi. Chi ha questa responsabilità, signor Draghi e signora Marcegaglia? Chi ha il dovere di avviare un processo di cambiamento che porti l'Italia verso un futuro migliore dell'attuale drammatica situazione?
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