Chissà quanti ricordi riaffiorano, in queste ore, nella mente di Veronica Berlusconi. I più dolorosi, forse, non sono ancora ricordi, ma delusioni recenti. Leggere che suo marito era stato alla festa di compleanno di tale Noemi, diciotto anni appena compiuti, sarà stato un dolore o una delusione? Il patto siglato nel 2007 dopo la lettera inviata a Repubblica è andato in frantumi in un momento: la giovane Noemi che racconta «Lo chiamo papi, vado a trovarlo, a Roma, a Milano» e Veronica che vede confermata quella «mancanza di rispetto» nei suoi confronti per la quale nel 2007 aveva chiesto pubbliche scuse. In confronto ai giorni del 2007, però, oggi c’è qualcosa di più. Sembra a Veronica che la mancanza di rispetto sia una questione più generale, che questo Paese manchi di rispetto anche nei confronti di se stesso. Alle amiche racconta che l'Italia del momento è uno specchio che riflette brutte cose: genitori pronti a chiudere tutti e due gli occhi purché la figlia diventi una Velina, ragazzi convinti che la vita valga solo se partecipi al Grande Fratello.
La decisione è stata presa mercoledì mattina. E ora è il momento dei ricordi che fanno male. Gli altri, quelli belli, fin quando si sta insieme contano relativamente. Solo mentre ci si separa struggono e distruggono anche le più coriacee: provi a cacciarli indietro, scopri che ci riesci, sì, ma solo se non freni le lacrime. Un paio di ricordi felici me li aveva raccontati proprio lei, Veronica, mentre lavoravamo al libro.
Quando, nei primi anni Ottanta, lui la portava al mare di domenica e insieme canticchiavano quella canzone che le piaceva tanto: «Che domenica bestiale, la domenica con teeee». La nascita di Barbara, figlia fortemente voluta dopo il dolore di un aborto terapeutico. La coperta di lana che Silvio le portò a Roma (erano ancora molto meno che fidanzati) perché al telefono lei gli aveva confidato di aver freddo. Il travestimento da berbero, a Marrakesh, tre anni fa, quando erano già una coppia distante e ciononostante lui riuscì a sorprenderla e a farla piangere perfino, presentandosi inatteso alla festa per i suoi 50 anni. I ricordi felici, le emozioni affiorano sempre nei giorni in cui si sancisce la fine di una storia. Chi ci è passato lo sa. Gli altri, quelli abituati a valutare l'annuncio di un divorzio col metro degli avvocati e delle star di Hollywood, cinicamente se ne fregano. Chi si appassiona al pettegolezzo si impegnerà ora nel solito conteggio del dare e dell'avere, guadagni e perdite nel divorzio dell'anno, quanto «ci perde lei», «quanto guadagna lui» e vai con la valutazione dell'effetto sondaggi, impegnati tutti nell'attribuire al premier un consenso al quale nessuno arriva, neppure Obama.
Trattandosi di ricchi e famosi, naturalmente, nessuno crede e nessuno crederà che i due protagonisti di questa storia soffrano, almeno un po’ e ciascuno in proporzione alla vita che si è scelto: Silvio Berlusconi potrà, in questo momento, consolarsi con l’ammirazione che milioni di italiani, il 76% della popolazione sondata (addirittura), gli tributano. Una consolazione (lo sanno bene le star di Hollywood) capace di alleggerire le tensioni, se non il dolore. Veronica, da oggi ufficialmente ex first lady, potrà consolarsi sapendo che i tre figli, ai quali ha dedicato i primi 52 anni della sua vita, non le rimproverano né la decisione né il modo in cui l’ha gestita.
Sono con lei, i tre figli, a patto che il padre venga rispettato quanto la madre, in tutta questa storia. Luigi, Barbara ed Eleonora hanno con lui un legame vero perciò quando Berlusconi dice «i miei figli mi amano» dice la verità. «E io di questo sono contenta, ho contribuito a costruire il loro rapporto e l’ultima cosa che vorrei fare è danneggiare mio marito — ha ripetuto Veronica ai pochi che, oltre al suo avvocato, hanno potuto parlarle —. Non l’ho mai danneggiato per trent’anni, ho solo cercato di aiutarlo, fino all’ultimo. Se i sondaggi sono oggi tutti per lui questo non può che farmi piacere. Nessuno potrà dire che con la mia decisione politicamente gli creo un problema. La smetteranno, forse, con la scemenza di Veronica manovrata dalla sinistra». Come se fosse facile, poi, manovrare una come lei.
E il resto, quel che interessa ai pettegoli? Si arrangino con le leggende, così come si sono arrangiati in questi anni. Quelli che non vedono oltre il dollaro e l’euro (e perciò ripetono, come in un disco rotto, «divorzia per la robba, per l’eredità»), non sanno che, separandosi, probabilmente Veronica Berlusconi rinuncerà a quel 25% del patrimonio che, in quanto moglie, le sarebbe spettato alla morte del marito. Del resto, essendo sposata con uno destinato all’immortalità, la rinuncia si presenta tutto sommato teorica.
In ogni caso, nel raccontare la storia di quei due, Silvio e Veronica bisognerà piuttosto ricordare che la separazione sarà anche per loro un vero dolore, per dirla con Battisti. Basta riavvolgere il film dei ricordi, per stare male. Chi ci è passato lo sa. Sa che quelle sensazioni dolorose sbiadiranno, pian piano, ma mai del tutto. Ripensando al giorno dell’addio, anche vent’anni dopo, può capitare di aver voglia di piangere.
E allora eccola, la nostra prima coppia d’Italia che così di rado abbiamo visto in coppia. Per l’ultima volta insieme, nel ricordo di lui («Quando l’ho vista la prima volta, a teatro, sono rimasto senza parole. Era bellissima») e nei ricordi di lei: «La prima volta l’ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con le sue ospiti si comportava come se fosse single, invece aveva moglie e due bambini. Sono sicura di averlo conosciuto in quell’occasione, ma lui nega, non se lo ricorda» mi raccontò Veronica all’epoca in cui raccoglievo materiale per il libro. Chi, anche di recente, aveva avuto occasione di vederli insieme, non poteva non riconoscere in quei due il rapporto di chi si conosce fino in fondo all’anima. Punzecchiature reciproche ma, si sarebbe detto, in fondo affettuose. Tra coniugi che sanno, volendo, dove andare a parare. Ogni tanto, si chiamavano amore.
«Da quando è nato Alessandro, anche mia moglie mi vuole più bene» raccontava il premier radioso per la ritrovata pace familiare. L'estate scorsa, pur di farla sorridere una sera in cui era un po' giù, le aveva perfino offerto il sacrificio supremo, la rinuncia al prediletto ferragosto a Villa Certosa, la sua Disneyland: «Resta tu in Sardegna con Alessandro, vado via, vado ad Antigua». A dirlo così, sembra la battuta di un film di Natale, Christian De Sica e Neri Parenti, ma chi conosce Berlusconi sa quanto tenga al suo Ferragosto coi fuochi d'artificio, le ballerine, l'amato chitarrista napoletano.
Fino a poche settimane fa, insomma, la coppia sembrava avviata verso una sia pur turbolenta sopportazione. Sabato scorso, per dire, Veronica era stata invitata dal marito al concerto di Napoli, al teatro San Carlo. E ci sarebbe andata. E adesso? Adesso, lascia filtrare Veronica, il problema non è più suo. Il problema è di chi accetta. «Bisogna specchiarci in questo Paese, vederlo per quello che è in realtà. Un Paese nel quale le madri offrono le figlie minorenni in cambio di un'illusoria notorietà. Un Paese in cui nessuno vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la tv, col Grande Fratello. Che futuro si prepara per un Paese così?». Veronica in quello specchio non ci si trova. E vuole avere la libertà di dirlo
Maria Latella
04 maggio 2009
La decisione è stata presa mercoledì mattina. E ora è il momento dei ricordi che fanno male. Gli altri, quelli belli, fin quando si sta insieme contano relativamente. Solo mentre ci si separa struggono e distruggono anche le più coriacee: provi a cacciarli indietro, scopri che ci riesci, sì, ma solo se non freni le lacrime. Un paio di ricordi felici me li aveva raccontati proprio lei, Veronica, mentre lavoravamo al libro.
Quando, nei primi anni Ottanta, lui la portava al mare di domenica e insieme canticchiavano quella canzone che le piaceva tanto: «Che domenica bestiale, la domenica con teeee». La nascita di Barbara, figlia fortemente voluta dopo il dolore di un aborto terapeutico. La coperta di lana che Silvio le portò a Roma (erano ancora molto meno che fidanzati) perché al telefono lei gli aveva confidato di aver freddo. Il travestimento da berbero, a Marrakesh, tre anni fa, quando erano già una coppia distante e ciononostante lui riuscì a sorprenderla e a farla piangere perfino, presentandosi inatteso alla festa per i suoi 50 anni. I ricordi felici, le emozioni affiorano sempre nei giorni in cui si sancisce la fine di una storia. Chi ci è passato lo sa. Gli altri, quelli abituati a valutare l'annuncio di un divorzio col metro degli avvocati e delle star di Hollywood, cinicamente se ne fregano. Chi si appassiona al pettegolezzo si impegnerà ora nel solito conteggio del dare e dell'avere, guadagni e perdite nel divorzio dell'anno, quanto «ci perde lei», «quanto guadagna lui» e vai con la valutazione dell'effetto sondaggi, impegnati tutti nell'attribuire al premier un consenso al quale nessuno arriva, neppure Obama.
Trattandosi di ricchi e famosi, naturalmente, nessuno crede e nessuno crederà che i due protagonisti di questa storia soffrano, almeno un po’ e ciascuno in proporzione alla vita che si è scelto: Silvio Berlusconi potrà, in questo momento, consolarsi con l’ammirazione che milioni di italiani, il 76% della popolazione sondata (addirittura), gli tributano. Una consolazione (lo sanno bene le star di Hollywood) capace di alleggerire le tensioni, se non il dolore. Veronica, da oggi ufficialmente ex first lady, potrà consolarsi sapendo che i tre figli, ai quali ha dedicato i primi 52 anni della sua vita, non le rimproverano né la decisione né il modo in cui l’ha gestita.
Sono con lei, i tre figli, a patto che il padre venga rispettato quanto la madre, in tutta questa storia. Luigi, Barbara ed Eleonora hanno con lui un legame vero perciò quando Berlusconi dice «i miei figli mi amano» dice la verità. «E io di questo sono contenta, ho contribuito a costruire il loro rapporto e l’ultima cosa che vorrei fare è danneggiare mio marito — ha ripetuto Veronica ai pochi che, oltre al suo avvocato, hanno potuto parlarle —. Non l’ho mai danneggiato per trent’anni, ho solo cercato di aiutarlo, fino all’ultimo. Se i sondaggi sono oggi tutti per lui questo non può che farmi piacere. Nessuno potrà dire che con la mia decisione politicamente gli creo un problema. La smetteranno, forse, con la scemenza di Veronica manovrata dalla sinistra». Come se fosse facile, poi, manovrare una come lei.
E il resto, quel che interessa ai pettegoli? Si arrangino con le leggende, così come si sono arrangiati in questi anni. Quelli che non vedono oltre il dollaro e l’euro (e perciò ripetono, come in un disco rotto, «divorzia per la robba, per l’eredità»), non sanno che, separandosi, probabilmente Veronica Berlusconi rinuncerà a quel 25% del patrimonio che, in quanto moglie, le sarebbe spettato alla morte del marito. Del resto, essendo sposata con uno destinato all’immortalità, la rinuncia si presenta tutto sommato teorica.
In ogni caso, nel raccontare la storia di quei due, Silvio e Veronica bisognerà piuttosto ricordare che la separazione sarà anche per loro un vero dolore, per dirla con Battisti. Basta riavvolgere il film dei ricordi, per stare male. Chi ci è passato lo sa. Sa che quelle sensazioni dolorose sbiadiranno, pian piano, ma mai del tutto. Ripensando al giorno dell’addio, anche vent’anni dopo, può capitare di aver voglia di piangere.
E allora eccola, la nostra prima coppia d’Italia che così di rado abbiamo visto in coppia. Per l’ultima volta insieme, nel ricordo di lui («Quando l’ho vista la prima volta, a teatro, sono rimasto senza parole. Era bellissima») e nei ricordi di lei: «La prima volta l’ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con le sue ospiti si comportava come se fosse single, invece aveva moglie e due bambini. Sono sicura di averlo conosciuto in quell’occasione, ma lui nega, non se lo ricorda» mi raccontò Veronica all’epoca in cui raccoglievo materiale per il libro. Chi, anche di recente, aveva avuto occasione di vederli insieme, non poteva non riconoscere in quei due il rapporto di chi si conosce fino in fondo all’anima. Punzecchiature reciproche ma, si sarebbe detto, in fondo affettuose. Tra coniugi che sanno, volendo, dove andare a parare. Ogni tanto, si chiamavano amore.
«Da quando è nato Alessandro, anche mia moglie mi vuole più bene» raccontava il premier radioso per la ritrovata pace familiare. L'estate scorsa, pur di farla sorridere una sera in cui era un po' giù, le aveva perfino offerto il sacrificio supremo, la rinuncia al prediletto ferragosto a Villa Certosa, la sua Disneyland: «Resta tu in Sardegna con Alessandro, vado via, vado ad Antigua». A dirlo così, sembra la battuta di un film di Natale, Christian De Sica e Neri Parenti, ma chi conosce Berlusconi sa quanto tenga al suo Ferragosto coi fuochi d'artificio, le ballerine, l'amato chitarrista napoletano.
Fino a poche settimane fa, insomma, la coppia sembrava avviata verso una sia pur turbolenta sopportazione. Sabato scorso, per dire, Veronica era stata invitata dal marito al concerto di Napoli, al teatro San Carlo. E ci sarebbe andata. E adesso? Adesso, lascia filtrare Veronica, il problema non è più suo. Il problema è di chi accetta. «Bisogna specchiarci in questo Paese, vederlo per quello che è in realtà. Un Paese nel quale le madri offrono le figlie minorenni in cambio di un'illusoria notorietà. Un Paese in cui nessuno vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la tv, col Grande Fratello. Che futuro si prepara per un Paese così?». Veronica in quello specchio non ci si trova. E vuole avere la libertà di dirlo
Maria Latella
04 maggio 2009
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