martedì 5 maggio 2009

l premier a Ghedini: "Saremo durissimi Veronica vuol mettermi i figli contro"





di CLAUDIO TITO

Il telefono squilla poco dopo le 22. A Palazzo Grazioli non c'è più nessuno. Silvio Berlusconi è solo. È sabato sera, 2 maggio.

Tutto il suo staff è andato via. Il Cavaliere risponde sulla linea privata. All'altro capo del telefono c'è Niccolò Ghedini, parlamentare del Pdl, suo avvocato di fiducia. "Mi ha appena chiamato Veronica - scandisce -. Ha detto che chiederà il divorzio. Non vuole parlarti. Ha avvertito che leggeremo la sua scelta domani su "Repubblica"".

Il tranquillo week-end di paura si è aperto così per il premier. E si è chiuso con un annuncio agli amici più fidati: "Dirò sì al divorzio". Solitamente abituato ad attaccare, questa volta il premier viene schiacciato sulla difensiva. Sapeva che la moglie, Veronica Lario, dopo la dichiarazione all'Ansa di mercoledì scorso non si sarebbe fermata. Per questo aveva evitato con cura di tornare a Milano riorganizzando la sua agenda con appuntamenti a Napoli, a l'Aquila e Roma. Un suggerimento arrivato dalla fida segretaria Marinella. Ma non si aspettava un precipitare degli eventi. "Ne sei sicuro? O è la solita sparata?", chiede il "Dottore".

"Ho provato a invitarla alla calma, le ho detto "parliamone" - racconta ancora Ghedini al suo "cliente" con un tono di voce gelido -. Ma lei mi ha risposto che ne possiamo parlare con il suo avvocato, una donna. Mi ha dato il nome e i numeri di telefono per contattarla". Del resto, la "signora" dopo il comunicato di mercoledì scorso e soprattutto dopo le foto osé pubblicate da "Libero", aveva fatto sapere che la misura era colma. "La vicenda non può più chiudersi solo con un'intervista alla stampa".

Intenzioni comunicate attraverso i soliti "ambasciatori", come Ghedini appunto. Tra moglie e marito, invece, nemmeno una parola. Neanche un sms. Eppure Berlusconi era convinto che la bufera sarebbe prima o poi passata. A Napoli, durante il pranzo del primo maggio in Prefettura, con i commensali rimasti rigidamente in silenzio aveva sdrammatizzato. Solo qualche battuta acida per ridimensionare la protesta di Veronica. Forse perché in gioco restano fattori che poco hanno a che fare con i rapporti sentimentali. I futuri assetti aziendali e l'eredità dell'impero imprenditoriale. Basti pensare che giovedì scorso, lo stesso Ghedini si mostrava piuttosto sicuro con alcuni parlamentari del Pdl. Convinto che la protesta della consorte presidenziale si sarebbe fermata di fronte ad un muro invalicabile: "Sull'eredità stiamo raggiungendo un accordo."

Motivo in più per far scatenare la furia del premier. Nella prima telefonata ha subito scelto come difensore lo stesso Ghedini, assistito dalla sorella insigne divorzista. "Dobbiamo essere durissimi e inflessibili", è stata la sua raccomandazione. Ma soprattutto si è messo immediatamente in moto per studiare tutte le possibili contromosse dal punto di vista della comunicazione.

E già, perché al di là del "dolore" per un legame che si è esaurito dopo 29 anni, l'inquilino di Palazzo Chigi è preoccupato per le possibili ripercussioni politiche ed elettorali. Tant'è che ieri mattina, prima di partire per Arcore, ha convocato a Via del Plebiscito Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Per ora la parola d'ordine è "silenzio".

Con i fedelissimi si è sfogato. "Ogni volta che deve lamentarsi di qualcosa - ha attaccato - si mette a parlare con i giornali e non con me. Mi accusa di averla messa davanti al plotone di esecuzione, ma io con quella roba di "Libero" non c'entro niente".

In effetti le foto pubblicate dal giornale di Vittorio Feltri hanno sorpreso pure il Cavaliere. Nei confronti della "signora", però, il giudizio è pesantissimo. Bordate sparate alzo zero. "Mi ha detto che vado con le minorenni. Capite? Una cosa incredibile. Si dovrebbe vergognare. Lo ha fatto per mettermi i figli contro". Senza tenere conto, a suo giudizio, anche delle condizioni di salute di uno di loro. Ossia di Barbara che aspetta il secondo figlio ed è ricoverata in ospedale. "Questo sarebbe il modo "dignitoso" di comportarsi?".

Un gelo che adesso non sembra essersi mai sciolto dopo la lettera inviata nel 2007 a Repubblica. "Siete solo voi - si lasciò scappare con un giornalista dello stesso quotidiano - che la descrivete come una santa". Frase ripetuta in questi giorni. Con un interrogativo in più. "E se non si ferma qui?". Il dubbio cioè che la battaglia mediatica impostata dalla Lario venga combattuta fino alla fine. Non più con lettere o mail ai giornali. Ma con interviste in tv. Con testimonianze nei programmi di approfondimento più pugnaci. Con resoconti di vita familiare ancora più dettagliati. Rischi che a Palazzo Grazioli stanno già valutando. Anche perché allo studio ci sono pure i risvolti più immediati. Una volta tornato a Villa San Martino le riunioni si sono concentrate sui timori che la "sintonia" instaurata con il paese venga incrinata. Sui rapporti con il Vaticano intaccati dal secondo divorzio. Sul suo tavolo c'è già uno studio che mette in bilico due milioni di voti "cattolici". Potenziali elettori che potrebbero optare per il "non voto" alle prossime europee.

Per non parlare di un'intesa sempre più traballante con Gianfranco Fini. I due avevano un appuntamento per giovedì scorso. Il premier lo ha annullato. E non a caso. Al presidente della Camera addossa una quota consistente di responsabilità per quel che sta accadendo. Secondo Berlusconi, l'editoriale contro il "velinismo" di "Fare Futuro", la fondazione che fa capo proprio a Fini, è stato uno degli elementi che ha fatto scatenare la signora Lario. "Con Fini non ci parliamo più da tempo.

Abbiamo problemi sulla Rai e su molto altro. Adesso poi.". Questa, però, è probabilmente solo la prima puntata di una telenovela ancora molto lunga.

(4 maggio 2009)

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