di SEBASTIANO MESSINA
PALERMO - Se lo ricorda il gallo che le regalò Lombardo, senatore?
Totò Cuffaro sorride, al ricordo del dono di quello che allora era il suo miglior amico, oltre che il suo alleato più fedele. "Certo che me lo ricordo" sussurra. Lui gli aveva regalato un maialino, e l'altro aveva ricambiato con il più bello dei suoi galli. Altri tempi. Oggi il suo ex amico Raffaele ha annunciato la sua nuova giunta: la prima - da 24 anni a questa parte - in cui Totò non entra o non designa almeno un assessore. Da questo momento è fuori dalla Regione, danaroso epicentro del potere in un'isola sempre più povera. E' l'ultimo atto, mormorano a Palermo, della "decuffarizzazione" della Sicilia.
Eppure lui è di ottimo umore. Ha passato momenti peggiori: l'avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa, per esempio. O la condanna che lo costrinse a dimettersi da presidente della Regione. Siamo nel suo studio, al secondo piano di un elegante condominio, davanti a una scrivania circondata da crocifissi e madonnine. "Quella è la Madonna di Tindari, quella è l'Immacolata Concezione, quella è la Madonna di Fatima, quella viene dal Brasile, quella dalla Spagna. Me ne hanno regalate quattrocento, tra crocifissi e madonnine, quando è successo il mio fatto". Parla della condanna e delle dimissioni? "No, parlo dell'avviso di garanzia". Ah, ecco.
Quando ancora Lombardo avvertiva: "Rinnegare Cuffaro è da vermi", e Totò diceva di Raffaele: "Il nostro legame è indissolubile".
Oggi invece il suo successore a Palazzo d'Orleans sta mettendo alla porta uno dopo l'altro tutti gli uomini del suo ex amico e alleato. Ma lui non ci sta, a passare per il vecchio che viene cacciato dal nuovo. "Lombardo sta smantellando se stesso. E' stato il mio segretario regionale, nell'Udc. E' stato il mio amico più caro, in politica, fin da quando frequentavamo insieme la segreteria di Calogero Mannino. Non c'è una sola nomina, non c'è una sola decisione politica, che io non abbia concordato preventivamente con lui. Prima ci mettevamo d'accordo noi due, poi convincevamo gli altri partiti ad accettarle". Io e Lombardo, spiega Cuffaro, eravamo una cosa sola. "Sa una cosa? Io ho litigato una sola volta nella mia vita con Casini. Per nominare assessore un uomo di Lombardo, Pistorio. E sa quale assessorato gli diedi? L'assessorato alla Sanità. Infatti se lei va a vedere, buona parte dei direttori generali delle Asl siciliane sono uomini di Lombardo. Suo cognato, per dire, è direttore generale a Enna. A Catania, a Messina, a Caltagirone, a Palermo, a Caltanissetta, lei trova tutti uomini dell'Mpa di Lombardo. Perciò quando sento dire che vuole smantellare la Sanità, io dico: si smantella da solo".
Vuol dirmi, senatore, che lei non piazzò i suoi nomi nelle Asl? "Per carità, c'è pure qualche amico mio. Si capisce. Ma sono sempre di meno. Uno è morto, un altro si è dimesso".
Però il "cuffarismo" era un sistema di potere sotto gli occhi di tutti, non se l'è inventato Lombardo. "Parla dei direttori generali degli assessorati? Anche lì, ripeto, ogni nome lo scegliemmo insieme, io e Raffaele. Oggi vedo che quei nomi sono stati sostituiti, in buona parte, con quelli di dirigenti dell'Mpa. E questo lo chiama "decuffarizzare"? Vogliamo parlare di quello che è successo all'assessorato alla Sanità?". Parliamone: dicono che lei non abbia preso bene il taglio dei fondi per le case di cure e i laboratori d'analisi, che lo scontro con Lombardo sia cominciato proprio da lì. "Macché. La rottura è avvenuta quando lui, eletto presidente, ha cominciato a prendere le distanze da me. Umanamente. Quando non ha smentito la notizia, falsa, che io ero rimasto quattro ore nella sua anticamera. Quando ha lasciato fuori dalla sua giunta l'unico nome che gli avevo dato io, il capogruppo dell'Udc. Voleva accreditare l'idea che io fossi il vecchio e lui il nuovo. Dopodiché lui ha sbagliato tutto. Ha voluto governare senza coinvolgere gli altri partiti. Ha rinnegato quello che c'era scritto nel programma".
E ha impugnato la bandiera dell'autonomismo, sfidando persino Berlusconi. Cuffaro alza gli occhi al cielo. "Se essere autonomisti significa fare quello che si vuole senza dar conto a nessuno, Lombardo è certamente un autonomista. Ma non tiriamo in ballo la difesa dell'autonomia siciliana perché è solo una burla indecente. Lui sta solo utilizzando il suo ruolo istituzionale per portare voti al suo partito. Punto. Non si fa un governo senza maggioranza". Il sottosegretario Micciché ha scommesso una cena per tutti i 90 membri dell'Assemblea regionale che la mozione di sfiducia contro Lombardo non avrà più di dieci voti. "E probabilmente non ha torto. Ma certo l'Assemblea non approverà le leggi proposte da questo governo. Dunque andremo alla paralisi. Se davvero Lombardo vuol bene alla Sicilia, si dimetta e ci faccia tornare alle urne". Magari qualcuno dei vostri potrebbe appoggiarlo. "Il primo che lo fa è espulso dal partito".
Il cameriere porta via il caffè, il telefonino di Cuffaro riprende a squillare, deve andare a un incontro elettorale. Ma il gallo, gli domando, che fine ha fatto il gallo di Lombardo? "Una brutta fine, purtroppo. Ha cominciato a beccare e a uccidere le galline. Ci abbiamo fatto il brodo. Raffaele si è mangiato il maiale che gli avevo regalato io, io mi sono mangiato il gallo che mi aveva regalato lui. Direi che siamo pari".
(30 maggio 2009)
2 commenti:
Frasi che venivano pronunciate in sordina ai margini di una società sana, che poteva trovarle scritte in qualche romanzo o sentirle nei film che trattavano specifici argomenti.Ora apertamente le si pronunciano nel corso delle interviste....La società italiana è gravemente malata, che tristezza.
E' un personaggio squallido, corrotto e corruttore, ha sempre parlato così, un uomo indegno!
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