giovedì 7 maggio 2009

Ustica, Cassazione: mancò controllo spazio aereo. Risarcire Itavia


Roma, 6 mag (Velino) - Per il disastro aereo di Ustica che causò la morte di 81 persone non ci sono colpevoli ma alla compagnia aerea Itavia, proprietaria del DC 9 distrutto il 27 giugno 1980 spetta comunque un risarcimento. Un danno quantificato dalla stessa Itavia in 108 milioni di euro. Somma che non ha nulla a che vedere, naturalmente, con eventuali risarcimenti ai familiari delle vittime. Ciò che non è stato possibile accertare con i processi penali finirà per essere messo nero su bianco da una sentenza civile. La Cassazione ha infatti annullato con rinvio la decisione della Corte d’appello di Roma che il 23 aprile 2007 aveva accolto le tesi dei ministeri dell’Interno, della Difesa e dei Trasporti sostenendo che all’Itavia non spettava alcun tipo di risarcimento danni. Le cause del disastro, scrivevano in sostanza i giudici civili due anni fa, non sono mai state definitivamente chiarite e individuate, e anzi da ciò che è stato accertato emerge, questa in sintesi la conclusione del giudizio civile di secondo grado, che nello il “corridoio di volo” del DC 9 Itavia venne attraversato da altri aerei non autorizzati, del cui passaggio non è stato accertato se e in che misura fossero a conoscenza le autorità competenti. Ma è proprio quest’ultimo aspetto a portare i giudici della terza sezione civile della Cassazione, con la sentenza 10285, ad annullare la decisione della Corte d’appello ordinando un nuovo giudizio civile. Un nuovo processo che dovrà verificare se sarebbe stato possibile evitare il disastro qualora i ministeri competenti avessero “adottato la dovuta condotta di sorveglianza e controllo nonché le misure conseguenti in seguito all’avvistamento di aereo da guerra non identificato nell’aerovia del DC 9”. In pratica, la Cassazione ha ordinato ai giudici di secondo grado di verificare se i tre ministeri competenti abbiano fatto tutto quando era loro dovere per evitare il danno. Il fatto che gli organi ministeriali di controllo non avessero “conoscenza della presenza dei velivoli nell'areovia assegnata ad Itavia – scrive la Corte - di per sé non è elemento idoneo ad escludere la colpevolezza”. Anzi, la Corte aggiunge che ciò è vero “a maggior ragione” perché si trattava “di aerei militari non identificati”. E’ proprio questo apparente dettaglio, secondo la Cassazione ad “integrare, se non altrimenti giustificato, l'inosservanza delle norme di condotta e di sorveglianza e controllo o quanto meno il difettoso esercizio di tali attività”. Come non bastasse, la Cassazione, rivolgendosi ai giudici d’appello che dovranno nuovamente giudicare la richiesta di risarcimento di Itavia, precisa che “la corte di merito ha erroneamente mancato di attribuire rilievo alla circostanza che l'evento (connesso alla penetrazione nello spazio aereo italiano e all'occupazione dell'aerovia assegnata all'Itavia da parte di velivoli da guerra non autorizzati e non identificati) era di quelli che avrebbero dovuto essere evitati osservando le norme di condotta relative all'attività di sorveglianza dei due ministeri, Difesa e Trasporti”. In conclusione, a trent’anni della strage di Ustica un giudice civile dovrà stabilire se lo Stato deve risarcire con oltre 100 milioni di euro l’Itavia per non aver saputo evitare che aerei militari sconosciuti provocassero la caduta del DC 9 civile con 81 passeggeri a bordo.

(ror) 6 mag 2009 17:54

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