Che il latte di mamma faccia bene non è una novità. Oggi però si scopre che è addirittura «dimagrante»: i bimbi allattati al seno più a lungo, infatti, hanno una minor massa grassa. In pratica, si guadagnano senza sforzo un lasciapassare per una vita da normopeso, con tutto ciò che ne consegue in termini di benessere.
MASSA GRASSA – La novità arriva da una ricerca inglese pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism , per la quale un gruppo di epidemiologi dell'università di Southampton ha analizzato l'allattamento e la dieta durante lo svezzamento di 536 bimbi, valutati a 6 e 12 mesi di vita. Le mamme hanno risposto a un questionario che indagava il numero di poppate e la durata dell'allattamento, ma anche l'età al momento dell'inizio dello svezzamento e la frequenza con cui i piccoli mangiavano svariati cibi. Quando i bimbi hanno raggiunto i 4 anni d'età si è valutata la quantità di massa grassa presente nel loro organismo. Netto il risultato: «I bimbi allattati al seno più a lungo avevano una quantità di grasso inferiore, non spiegabile con differenze dovute all'altezza o all'ereditarietà familiare – spiega Sian Robinson, il responsabile della ricerca –. C'è di più: secondo i dati che abbiamo raccolto, conta molto anche ciò che si sceglie di dare ai bimbi durante lo svezzamento. Indipendentemente dalla durata dell'allattamento, infatti, i piccoli nutriti in questa fase con molta frutta e verdura e con cibi di qualità, preparati in casa, hanno una minor massa grassa». Tanto latte della mamma e no agli alimenti industriali: parrebbe questa la ricetta per trovare il giusto peso fin da piccolissimi.
PROTEINE – «È proprio così: le basi della prevenzione dell'obesità e del sovrappeso si pongono davvero nel primo anno di vita del bambino – conferma Giuseppe di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale –. Con l'allattamento al seno a richiesta e dando al piccolo tutto il tempo che gli occorre per la suzione del latte, innanzitutto, si sviluppa un sistema di feedback che insegna al bimbo la sazietà e i suoi segnali: in altre parole, un bambino allattato al seno in maniera corretta impara a non mangiare mai più del necessario». Inoltre, il latte della madre è davvero l'alimento più giusto e completo per i cuccioli d'uomo: «Se si introduce il latte vaccino prima dell'anno di età si fa un errore clamoroso: è un latte adatto per l'appunto a un vitellino, con una quantità di proteine 4 volte superiore a quella necessaria a un bambino – avverte di Mauro –. Se a questo si aggiunge la tendenza di molte mamme a esagerare con il parmigiano e la pastina nelle prime pappe, ecco che la dieta viene ad avere una quantità eccessiva di proteine. E l'eccesso proteico sul momento non è dannoso, ma stimola lo sviluppo di un maggior numero di adipociti, le cellule di grasso: un bimbo che ha in dote molte più cellule in grado di immagazzinare il grasso tenderà perciò inevitabilmente a metter su più peso, negli anni a venire. Il carico di proteine, quindi, che lì per lì pare innocuo, in realtà è pericoloso nel lungo termine».
CONSIGLI – Come devono comportarsi le neomamme per mettere un'ipoteca sulla buona forma fisica dei loro piccoli? «Innanzitutto, allattare al seno più a lungo possibile: l'ideale sarebbe arrivare all'anno di vita, ma va comunque bene arrivare ai sei mesi con l'allattamento esclusivo – consiglia il pediatra –. No al latte vaccino fin dopo l'anno di età e, durante lo svezzamento, ridurre la quantità di proteine nella dieta del bimbo. Un tempo si pensava che il bimbo cicciottello fosse sano: oggi dobbiamo far capire alle mamme che se vogliono bene ai loro figli devo farli mangiare poco. Un bimbo sovrappeso nei primi anni di vita, infatti, ha il 60 per cento in più di probabilità di diventare un adulto sovrappeso o obeso». E stando alle ultime ricerche sono addirittura i primissimi mesi di vita a essere cruciali: sul Journal of the American Medical Association è appena stato pubblicato uno studio, condotto in Olanda su circa 200 giovani adulti seguiti fin dalla prima infanzia, secondo cui un aumento di peso molto rapido nei primi tre mesi si assocerebbe a un profilo di rischio maggiore per malattie cardiovascolari e diabete già attorno ai 20 anni. «I ragazzi che da piccoli erano cresciuti molto di peso nelle prime settimane di vita avevano una percentuale più elevata di grasso corporeo, maggior adiposità centrale, una ridotta sensibilità all'insulina», specificano gli autori. Insomma, non c'è che rassegnarsi a tenere d'occhio la bilancia fin da quando si nasce. Ne va della salute.
Elena Meli
18 giugno 2009
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