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Ad ascoltarlo la platea degli imprenditori campani. A loro il premier ripete che il governo è "fortissimo", che tra i componenti dell'esecutivo "c'è grande amicizia, grande rispetto, grande capacità di lavoro insieme". Vuole fugare, Berlusconi, le ombre che si agitano su di lui: Noemi, le escort e le feste a villa Certosa. Tutte cose che, in vista del G8, rischiano di appannare l'immagine del premier. Che, così, torna a rilanciare il ruolo del "presidente del fare". Riforme, in primis. Cosa che gli ha chiesto più volte la Confindustria. Ma anche oggi Berlusconi torna a parlare di giustizia. "Dobbiamo dimezzare i tempi, ci sono 8,5 milioni di processi arretrati - dice il premier - paghiamo i giudici più di quanto li pagano gli altri paesi europei, e spediamo per la giustizia quanto spendono gli altri paesi europei, abbiamo ritardi ingiustificabili".
Ad attenderlo fuori dal teatro San Carlo una gruppo di disoccupati. Per lui fischi e urla "Lavoro, lavoro". Berlusconi minimizza: "Era una manifestazione organizzata, mi dicono dalla Cgil che manda i soliti 15-50 persone a scaricarmi addosso tutti gli improperi inammaginabili. Domani i giornali titoleranno: 'Berlusconi fischiato a Napoli'. Ma io so che la Napoli vera non è quella di questi ragazzotti fuori ma siete voi".
(30 giugno 2009)
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