
«Il progetto del Pd va rafforzato sia su basi ideali e organizzative sia sul progetto politico per l'Italia. Posto che l'Unione è tramontata e che l'autosufficienza non è proponibile, va messa in campo una nuova idea di centrosinistra che non è solo una questione di alleanze ma l'idea di un progetto come in passato fu l'Ulivo». Massimo D'Alema spiega così, ospite di Tribuna Politica su Red Tv, le ragioni della sconfitta del Pd alle elezioni europee e amministrative.D'Alema ammette che il voto alle europee e alle amministrative «ha segnato la sconfitta del Pd perchè nonostante una campagna elettorale anche vivace e incalzante, la maggioranza degli italiani che non ha votato Berlusconi non ha trovato in noi un'alternativa di governo».
«Il Pd deve essere un partito riformista moderno in grado di rappresentare la migliore tradizione della sinistra italiana e non di liberarsene». «Non c'è contraddizione - spiega il presidente di Italianieuropei - tra il rafforzare il progetto del Pd che è un lavoro con il valorizzare le radici come la migliore tradizione riformista della sinistra italiana».
«Siccome sono favorevole al ricambio della classe dirigente, il ritorno di una persona che ha già ricoperto certi ruoli va considerato come un'estrema ratio». D'Alema risponde così a chi gli chiede se pensa di candidarsi alla guida del Pd. E al giornalista che evidenzia le capacità dell'ex vice premier, D'Alema replica: «Nel Pd non mi hanno mai chiesto di fare nulla, le sue sono opinioni forse non condivise da tutti». E se ci fosse, incalza il cronista, una chiamata per salvare la patria? «Non credo che siamo una patria da salvare. Io voglio dare un contributo maggiore e serve la ricostruzione di un gruppo dirigente che unisca generazioni diverse». Massimo D'Alema vuole «fare qualcosa di più » e spera «che non si creino ostracismi».
«Stando così le cose, appoggio Bersani che ha la forza politica e culturale e anche un linguaggio ed è perfettamente in grado di fare il segretario del Partito Democratico». Massimo D'Alema esprime così il suo sostegno alla candidatura dell'ex ministro alla guida del Pd. «Prima degli uomini - dice - dobbiamo discutere dei fondamenti, della forma e della proposta del partito. Sarà il momento della verità. Serve un congresso fondativo vero e mettersi a lavorare duramente».
«Per riportare al centrosinistra e al Pd i loro voti, che non sono passati dall'altra parte ma sono rimasti congelati per scelta di elettori delusi, il Pd deve darsi al più presto un'identità politica semplice e comprensibile» ha detto invece la presidente del Piemonte Mercedes Bresso, esponente del partito di Franceschini, legge i risultati elettorali anche in vista dei prossimi appuntamenti con le urne, a partire dalle regionali 2010 per le quali si è già dichiarata «in campagna elettorale».
«Il voto del 6 e 7 giugno - questa l'analisi di Bresso - in Piemonte ha sostanzialmente confermato un quadro già noto. Paragonando il risultato delle europee con le ultime regionali, che sono le elezioni più confrontabili perchè hanno avuto la stessa partecipazione (71% circa, ndr), si osserva che il centrodestra ha tenuto i suoi voti. Il centrosinistra ha pagato lo scotto di una forte astensione, ma le sue preferenze non si sono travasate nello schieramento opposto. Il quadro è quello conosciuto di un Piemonte spaccato a metà, che riflette la realtà di un'Italia ugualmente divisa».
«Lo scontento degli elettori del Pd - aggiunge - è evidente, e per farlo rientrare occorre affrontare al più presto il solo vero nodo politico importante: l'identità del nuovo partito. Occorre decidere se una sintesi politica reale fra le sue anime è possibile. Questo vuol dire chiarire il proprio punto di vista su tutte le questioni. Per esempio, sul fatto che lo stato debba essere laico, siamo tutti d'accordo. Ma si dovrà andare più in profondità, decidere che cosa questo significhi nel concreto. Sarà necessario trovare una sintesi di garanzia per tutti, credo che questo sarà il tema di fondo del congresso. Il Pd deve tornare alla sua ispirazione originaria, che è quella dell'Ulivo. E prima si fa meglio è».
Sul futuro Bresso è comunque ottimista. Non la preoccupa il ballottaggio per la Provincia di Torino, sebbene il testa a testa fra i due candidati con il presidente uscente Antonio Saitta in vantaggio al primo turno di neppure tre punti sia stato accolto dagli avversari come l'inizio del crollo di una delle roccaforti storiche della sinistra. Rievocando i suoi dieci anni da presidente della Provincia, Bresso ricorda che la prima volta vinse con il 36% al primo al turno, e la seconda con circa il 44%, «la stessa percentuale ottenuta ora da Saitta». Non la preoccupa il tema delle alleanze, nonostante Prc e Pdci, che sono dentro la sua maggioranza, abbiano già espresso contrarietà all'ipotesi di un'apertura verso l'Udc.
«L'Udc - rimarca Bresso - ha da tempo una posizione critica nei confronti del governo Berlusconi, e ci sono tutti gli elementi per aprire un dialogo. Ma si dovrà prima parlarne all'interno dell'attuale maggioranza, e solo dopo si potrà verificare se ci sono convergenze possibili, sempre confrontandosi sui programmi». Per le regionali del prossimo anno, Bresso è più che fiduciosa.
«Un lavoro ben fatto - dichiara - non si lascia a metà, a meno che non lo decidano gli elettori. Se qualcuno ha dei dubbi su chi debba essere il candidato quindi non lo chieda a me, io sono già in campagna elettorale. Qui si valuterà il nostro operato, non ci sono stati litigi e la maggioranza è coesa. Abbiamo affrontato la crisi economica con interventi esemplari in Italia e nel mondo. Per primi abbiamo puntato sulla green economy, dimostrando di avere capacità di visione. Credo che chi mi ha scelto la prima volta tornerà a votarmi. Ovviamente - conclude - se non torniamo a sbranarci, e se anche il Pd nazionale farà la sua parte».
11 giugno 2009

4 commenti:
QUESTIO VECCHI ARNESI NON SI ARRENDONO MAI!
PERCHE' NON SI E' FATTO AVANTI QUANDO C'ERA DA EVITARE IL COLLASSO LO SFACELO DEL PD?
E VALTER VELTRONI COSA CAZZO VUOLE ADESSO?
Il collasso del PD è servito a D'Alema proprio per dimostrare l'inconsistenza del progetto partito unico. Lui è sempre stato contrario al PD, era per una federazione di partiti all'interno di una coalizione, tipo ULIVO. Ma se ben ricordianmo anche dell'Ulivo non era entusiasta. Il cinismo non ha confini.
Hai notato come si eviti di parlare di questione morale all'interno dei partiti?
La QUESTIONE MORALE? VADE RETRO, SATANA!
ahahahahah...;-)
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