sabato 20 giugno 2009

Lavoro: governo dell'insicurezza

GIULIANA CARLINO
20 giugno 2009

Il 15 giugno a Riva Ligure, in provincia di Imperia, due operai sono morti a seguito di esalazioni all'interno di una vasca di depurazione. Solo lo scorso 26 maggio è accaduto un incidente analogo in cui tre operai hanno perso la vita, per asfissia, nello spazio di pochi minuti, l'uno per salvare l'altro, negli impianti della Saras in Sardegna.

Voglio esprimere innanzitutto il cordoglio mio e dell'Italia dei Valori ai parenti delle vittime di queste immense tragedie, diventate ormai, purtroppo, quotidiane.

Voglio però aggiungere che non possiamo più continuare a fare finta di niente. Non possiamo più continuare a commemorare, a commuoverci per ogni nuovo morto sul lavoro e dimenticarlo il giorno dopo. Perché è questo ciò che fa questo Governo quando presenta un decreto legislativo come quello correttivo del T.U. sulla sicurezza sul lavoro, in discussione in questi giorni nelle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera.

Un testo che stravolge il Dlgs 81/08, approvato dal Governo Prodi e bocciato, senza appello, senza aver emanato neanche uno, ripeto uno, dei numerosi provvedimenti attuativi richiesti.

Le modifiche apportate dal decreto correttivo del Governo al testo unico sulla sicurezza, sono talmente rilevanti da modificarne completamente l'asse fondamentale. Propone, di fatto, un abbassamento dei livelli di tutela dei lavoratori, deresponsabilizza in modo particolarmente grave i datori di lavoro, riduce i poteri e le funzioni degli organismi di vigilanza e, infine, determina una riduzione generalizzata dell'intero apparato sanzionatorio, in totale dispregio di norme costituzionali e direttive europee.

Tra le proposte di modifica si riscontrano norme su settori di attività che sono particolarmente significativi per l’andamento degli infortuni sul lavoro. Assistiamo, infatti, ad una riduzione delle regole di sicurezza nei cantieri, con l’espressa esclusione delle opere di ordinaria manutenzione degli impianti (elettrici, acqua, gas, riscaldamento, reti informatiche), e dei servizi portuali.

Non viene più richiesta la redazione del “piano operativo di sicurezza”, di cui si deve dotare ogni impresa esecutrice delle forniture di materiali e di attrezzature, in quanto considerate attività poco rischiose anche se svolte in cantiere.

Altre semplificazioni riguardano la prevenzione dei rischi nei piccoli cantieri e quelli che non comportano particolari ed evidenti pericoli per i lavoratori (come, invece, i lavori in pozzi, gallerie e con impiego di esplosivi). Analoghe riduzioni dei criteri di sicurezza vengono applicati nei casi di appalto o sub-appalto.

Allargare le maglie della vigilanza, così come ha fatto il Governo, significa aver dato in sostanza il via libera al non rispetto delle più elementari norme che tutelano la vita dei lavoratori. Intensificare i controlli è la vera urgenza di fronte alla strage continua nei luoghi di lavoro ed è altrettanto stringente cancellare la vergognosa norma salva manager contenuta nel famigerato articolo 15 bis.

Nelle norme del decreto correttivo, la riduzione dell'apparato sanzionatorio è indubbia e i limiti delle pene lo confermano. È preoccupante l'idea che complessivamente emerge dall'intero provvedimento, e cioè che la sicurezza sul lavoro rappresenti un costo (non remunerativo) per le imprese; un costo che va abbattuto per quanto possibile e, laddove non sia possibile, "proporzionato" al valore economico dell'appalto o alla sua breve durata, alla dimensione dell'impresa, al numero dei dipendenti e così via. In sintesi, secondo tale visione, la sicurezza sul lavoro rappresenta una sovrastruttura onerosa per le imprese, anziché essere - come dovrebbe - una necessaria infrastruttura dei processi produttivi.

Quel testo va cambiato radicalmente, ne va cambiata anche la filosofia per cui, di fatto, gli incidenti accadono per colpa dei lavoratori e le imprese non hanno praticamente più obblighi.

Quanti morti sul lavoro dovremo ancora contare, perchè si dica veramente basta? Quante famiglie dovranno piangere padri, o figli, prima che anche nel nostro paese si promuova una vera cultura della sicurezza fatta di prevenzione ma anche di regole severe e pene realmente commisurate al reato?

Questo testo è stato bocciato dalle Regioni, è stato bocciato dai sindacati, i giuristi hanno esecrato la cosiddetta norma salva manager.

E allora noi dell’Idv chiediamo che questo decreto venga ritirato, perché altrimenti quelle norme avranno una grave ricaduta sulla vita e sulla salute di tanti lavoratori.

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