giovedì 25 giugno 2009

Maigret: una pipa, una vecchia stufa e la bellezza delle Halles a primavera



Le inchieste di Maigret si possono pren­dere a una a una o tutte insieme, nel loro cospicuo (76 romanzi e 26 raccon­ti, dal 1931 al 1972) insieme di novecen­tesca commedia umana. In ogni caso la lettura è remunerativa, perché l’autore, Georges Sime­non, è a pieno titolo un classico e il personag­gio-commissario è ancora uomo del nostro tempo. Per rendersene conto, basta entrare nel mondo interiore di Maigret. Nel suo linguag­gio. Nel «dizionario» del suo cuore.

Ambiente «Tutti si chiedevano cosa pensas­se, mentre in realtà non pensava nulla. Non sta­va nemmeno cercando di scoprire degli indizi nel vero senso della parola: si limitava a lasciar­si permeare dall’ambiente». (Il cavallante della «Provvidence» )

Boulevard Richard-Lenoir L’abitazione di Maigret. «La signora Maigret entrò nella came­ra da letto, tappezzata di carta a mazzi di rose. Maigret, stanco, con gli occhi segnati, era diste­so nel letto matrimoniale sul quale spiccava una trapunta di seta rossa». (Pietr il Lettone)

Commissario «Era un commissario di prima classe con uno stipendio di 2.200 franchi al me­se, il quale ogni volta che chiudeva un caso, do­po aver messo gli assassini sotto chiave, doveva sedersi alla scrivania, prendere un foglio di car­ta, fare l’elenco delle spese, pinzarvi le ricevute e le pezze giustificative, quindi litigare con il cassiere! Maigret non possedeva auto, né milio­ni né una schiera di collaboratori. E se si per­metteva di disporre di uno o due agenti doveva poi mostrarne l’utilità». (Pietr il Lettone)

Donne «Rise. Una risata schietta, argentina. Da lei emanava quello che i cineasti americani chiamano sex-appeal. Perché una donna può essere bella ma non seducente, mentre altre dalle sembianze meno perfette risvegliano il de­siderio o un senso di romantica nostalgia».
(Il crocevia delle tre vedove)

Évariste Maigret Padre di Maigret, intenden­te del castello di Saint-Fiacre. «Maigret vide co­me l’avesse avuto davanti agli occhi il piccolo ufficio del padre, vicino alla scuderia, il sabato alle cinque. Tutti quelli che lavoravano al castel­lo, dalle guardarobiere ai braccianti a giornata, aspettavano fuori. Il vecchio Maigret, seduto al­la scrivania coperta di percalle verde, faceva del­le piccole pile di monete d’argento. I dipenden­ti entravano a uno a uno e firmavano il regi­stro, magari solo con la croce...». (Il caso Sa­int- Fiacre)

Figli «'Lei ha figli, commissario?'. Questa vol­ta fu Maigret a girare il capo dall’altra parte. Per sua moglie il fatto di non avere figli era un cruc­cio. Quanto a lui, evitava accuratamente l’argo­mento'. (I sotterranei del Majestic)

Giudicare «Si sentiva di fronte agli esseri umani che avrebbe dovuto giudicare, più umile e disarmato che mai» (Maigret e i vecchi signo­ri). «'La vita non è facile per nessuno…' riprese il barbone. 'Neanche la morte…'. 'Quello che è impossibile, è giudicare'». (Maigret e il barbo­ne)

Halles «La primavera diffondeva nell’aria e nella vita di Parigi un’allegria spensierata. Certi oggetti e certe persone — le bottiglie del latte davanti a ogni porta, la lattaia col grembiule bianco accanto alla bancarella, il camion che, di ritorno dalle Halles, seminava qua e là le ulti­me foglie di cavolo — gli apparvero come im­magini di quiete e di gioia di vivere». (La chiu­sa n. 1)

Intuito «Aveva quarantacinque anni. Metà del­la vita l’aveva passata nei più diversi reparti del­la polizia: buoncostume, narcotici e poi polizia municipale, ferroviaria, addetta alle sale da gio­co... Quanto bastava per eliminare ogni velleità di misticismo e far perdere ogni fiducia nell’in­tuito ». (Il defunto signor Gallet)

Janvier «Poco più in là, sul bordo di pietra della banchina, un giovanotto biondo con l’im­permeabile e un berretto grigio sembrava sor­vegliare le operazioni di scarico del cemento dalla chiatta. Era l’ispettore Janvier, uno degli agenti più giovani (25 anni, ndr) della Polizia giudiziaria». (Una testa in gioco)

Lucas Ispettore che lavora con Maigret. «Tra loro non c’era bisogno di spiegazioni». (Il ca­vallante della «Providence»)

Moglie «'Mia moglie (Louise, ndr) ha telefona­to?'. 'Sì, questa mattina... Le hanno detto che era in missione...'. Ci era abituata. Lui sapeva che se fosse rientrato a casa si sarebbe limitata a dargli un bacio, ad armeggiare con le pentole sul fuoco e a riempirgli il piatto di qualche in­tingolo dal profumo invitante. Al massimo avrebbe azzardato, ma solo quando lui fosse stato a tavola, e contemplandolo con il mento fra le mani, un 'Come va?'. A mezzogiorno o alle cinque, avrebbe comunque trovato il pasto pronto». (Pietr il Lettone)

New York «'È così difficile, a New York, riusci­re a capire da dove vengano le persone!'». (Maigret a New York)

Omicidio «Con gli anni Maigret ha imparato che non si ammazza senza un motivo, anzi sen­za un serio motivo. E anche ammesso che l'omi­cidio fosse opera di un folle o di una folle, si trattava comunque di una persona in carne e ossa, che faceva parte dell’ambiente della vitti­ma ». (Maigret e i vecchi signori)

Pipa «Maigret aveva assunto la sua espressio­ne più cocciuta. Camminava adagio, le mani in tasca e la pipa tra i denti. Era una pipa perfetta­mente proporzionata alla sua faccia larga e mas­siccia: conteneva quasi un quarto di pacchetto di trinciato». (Il porto delle nebbie)

Quai des Orfèvres, 36 Ufficio di Maigret. «Appesa al muro, dietro la scrivania, c’era un’enorme carta geografica, davanti alla quale Maigret si piantò, imponente e massiccio, con le mani in tasca e la pipa a un angolo della boc­ca ». «Dalla finestra intravedeva un braccio del­la Senna, place Saint-Michel, una chiatta-lavato­io, il tutto in un’ombra azzurra, costellata via via dalle luci dei lampioni a gas che si accende­vano ». (Pietr il Lettone)

Realtà «Si è pronti a tutto, ma non alle bizzar­rie della realtà». (La casa del giudice)

Stufa «Il commissario attizzò il fuoco nella stu­fa. In tutti gli altri edifici c’era il riscaldamento centrale, ma lui non lo sopportava ed era riusci­to a tenersi la vecchia stufa di ghisa che stava lì da vent’anni». (I sotterranei del Majestic)

Teoria della crepa «Dentro di sé la chiama­va 'la teoria della crepa'. In ogni malfattore, in ogni delinquente c’è un uomo. Ma c’è anche e soprattutto un giocatore, un avversario: ed è questo che la polizia tende a vedere in lui, è questo che, in generale, affronta. La lotta viene ingaggiata su dati più o meno oggettivi, come ogni problema a una o più incognite che la ra­gione si sforza di risolvere. Maigret agiva come gli altri. Ma lui cercava, aspettava, spiava soprat­tutto la 'crepa'. Il momento in cui, in altri ter­mini, dietro il giocatore appare l’uomo». (Pietr il Lettone)

Uomini «I fatti possono concedersi il lusso di essere — o di sembrare — complicati. Gli uo­mini, invece, sono più semplici di quanto ci si immagini». (Maigret a New York)

Verità «'Ebbene, di verità ancora non ce ne so­no... Forse un giorno ce ne sarà una... O forse no...'». (Il cane giallo)

Zia «A prima vista quella storia era non me­no assurda di una fiaba o dei racconti edifi­canti che si trovano nei libri di lettura. Ma lì, davanti alla principessa, si sorprendeva a cre­derci, ad adottare il loro modo di vedere, di sentire, un po’ come, nel convento della zia, camminava in punta di piedi, parlava sottovo­ce, traboccante di soavità e di devozione». (Maigret e i vecchi signori)

Roberto Iasoni
24 giugno 2009

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