23 Giugno 2009
L’intervista rilasciata al Sunday Times dalla signora Patrizia D’Addario lede gravemente la dignità del nostro paese e delegittima una figura chiave delle istituzioni: il Presidente del Consiglio.
Non è più possibile andare oltre, e ritengo, pertanto, che la mozione di sfiducia, presentata in occasione della condanna dell’avvocato David Mills, abbia ulteriori motivi per essere ripresa seriamente in considerazione.
Chiedo un atto di orgoglio, e senso delle istituzioni, anche alla maggioranza. Il desiderio di mantenere uno scranno in Parlamento, nel timore di non essere rieletti, è rimasta l’unica spiegazione plausibile nel negare l’evidenza di un Premier impresentabile.
Il Pdl dimostri di essere un partito, e non un gruppo di prezzolati alla corte del Re.
Aveva ragione la signora Lario nell’affermare che suo marito “non sta bene”.
Il paese ha bisogno, in una congiuntura sociale ed economica complessa, di un uomo forte, concentrato sul governo del paese, che sappia ridisegnare equilibri sociali ed internazionali, ed invece si ritrova con un ricattato, un clown e un erotomane nel senso improprio del termine.
Qui non si tratta più di distinguo tra pubblico e privato "alla Minzolini" ma di una colossale, raccapricciante indecenza dei fatti che, anche se forse privi di conseguenze giuridiche, hanno una notevole rilevanza etica.
Arrivare al 2013 con questo Presidente del Consiglio significherebbe raccogliere le macerie del paese ed attendere un ventennio prima di poter tornare sulla via dello sviluppo.
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