
La «moratoria» tiene, ma il malessere si moltiplica. Quattro milioni di voti in meno non sono uno scherzo, come comuni e province persi al primo turno. La direzione Pd del 26 giugno discuterà all’indomani di ballottaggi positivi? Tutti lo sperano, a cominciare da Dario Franceschini al quale viene riconosciuto di «aver tenuto il progetto in campo». Tregua obbligata, quindi. «Io faccio campagna elettorale - spiega D’Alema - Parlerò dopo i ballottaggi».
Condivisa e mal digerita - in generale - una moratoria che rinvia la discussione sul partito. Sotto traccia, in realtà, il congresso è già cominciato. Quando si farà è un’altra storia. La data - ottobre o dopo le regionali 2010 - dipenderà da molte variabili. Castagnetti chiede che si faccia presto e che sia «vero». E l’ipotesi autunnale è la più accreditata. Con un candidato segretario, Pierluigi Bersani, intenzionato a scendere in campo in ogni caso. «Non possiamo far finta che tutto vada bene - spiegano i suoi - Non va ripetuto l’errore del dopo politiche». Sostegni da D’Alema, da Letta, da Rutelli, dalla Bindi? Bersani intreccia contatti anche con Prodi e sta attento a non farsi schiacciare dentro una vecchia visione socialdemocratica. «Sono stato il primo, nel '94, a usare in Emilia la sigla 'Pd', ovvero Progetto democratico - rivendica - Dentro c'erano tutti quelli che poi sono stati nell'Ulivo...». Il suo nome si contrapporrà a quello di Franceschini? Il segretario ha ripetuto che a ottobre lascerà il mandato.
Ma gli ex popolari, da Fioroni in poi, sembrano intenzionati a far quadrato intorno a «Dario», sponsorizzato già - tre mesi fa - da Veltroni e Fassino.
E illazioni e indiscrezioni fioriscono sotto il pelo della tregua. Compresa quella di chi - in ambienti ex veltroniani - accarezzerebbe l’idea di un ticket Franceschini-Serracchiani. Verità, mezza verità o fantasia? «Debora», nei mesi scorsi, partecipò al seminario di Piombino promosso dai “quarantenni” che torneranno al Lingotto il 27 giugno per avviare la battaglia congressuale. Hanno invitato anche Dario Franceschini, ma «ospite d’onore sarà il Pd».
Al di là del toto leadership, tuttavia, si avverte voglia di avviare la discussione sul Pd. «Il risultato elettorale non è drammatico», rassicura Marina Sereni, che invita a lavorare - intanto - «per vincere i ballottaggi». «Festeggiare lo scampato pericolo sarebbe un rischio mortale», avverte Mimmo Lucà. E Nicola Zingaretti mette in guardia dalla «deriva autoconsolatoria» del dopo europee. «Non siamo stati in grado di recuperare i consensi persi dalla destra - spiega - Dopo i ballottaggi sarà necessario che il Pd, a ogni livello, cominci a prendere atto che molti dei nostri voti sono andati ai nostri alleati».
Le alleanze, appunto, ecco l’altro tema che si agita sotto traccia. E se Enrico Morando ripete che «vocazione maggioritaria» non significa «autosufficienza» e che solo «coltivando l’aspirare a rappresentare la maggioranza degli italiani» si possono fare «alleanze» vaccinate contro il rischio di coalizioni tipo «2006-2008», per Nicola Latorre bisognerà ricercare intese nell’opposizione a 360 gradi. E non è più tabù nemmeno Di Pietro, perché «ci sono segnali incoraggianti nel fatto che l’Idv vuole andare a Congresso, togliere il nome del suo fondatore e trasformarsi in partito». Il nodo alleanze non verrà dipanato alla vigilia delle politiche, in ogni caso. E se Bersani afferma «che si deve parlare con tutti», Fassino ripete che il Pd «non deve avere paura né di Casini, né di Di Pietro», mentre Chiamparino annuncia che «per riuscire a vincere ancora ci vuole l’Ulivo».
10 giugno 2009


4 commenti:
Luigi, non ci sto capendo niente del referendum.
Devo votare, spedire al mio consolato e far arrivare a Osaka entro il 18 giugno ma ancora non so se è opportuno dire SI' o NO!
Papi voleva votare sì,il fratello bossi vuole che si voti no, chi dei due accontentare????
Grazie!!
ADESSO IL QUADRO POLITICO E' PIU' CHIARO, BERLUSCONI HA DOVUTO SEGNARE IL PASSO, FERMANDOSI ALLE ELEZIONI EUROPEE AL 35% CIRCA DEI CONSENSI, HA RITIRATO SOTTO RICATTO DELLA LEGA NORD (CHE ALTRIMENTI GLI FA CADERE IL GOVERNO) IL PROPRIO SI' AL REFERENDUM.
DI PIETRO NON HA ANCORA MANIFESTATO IL SUO NUOVO PENSIERO (RICORDO CHE E' STATO IL PROMOTORE DEL REFEREMDUM, MA CI AVEVA RIPENSATO PERCHE' PRIMA DELLE ELEZIONI EUROPEE LA VITTORIA REFERENDARIA POTEVA ESSERE UN FAVORE FATTO A BERLUSCONI) MA SONO CERTO CHE ADESSO DIRA' DI SI'.
PRIMA DEL VOTO DELLE EUROPEE, QUANDO SI TEMEVA IL DILAGARE DI BERLUSCONI OLTRE LA SOGLIA DEL 40%, ERA TEMERARIO CONTINUARE AD APPOGGIARE IL REFERENDUM.
ADESSO APPARE SAGGIO RIVEDERE LA DECISIONE E ANDARE A VOTARE SI' AI QUESITI REFERENDARI, PUR SAPENDO CHE DIFFICILMENTE RAGGIUGERANNO IL QUORUM.
PER CONCLUDERE, PER ME DOVRESTI ANDARE A VOTARE SI'.
Grazie Luigi!
L'informazione di chi dovrebbe spiegare queste cose è inesistente.
Grazie, sei stato gentilissimo!
SEMPRE FELICE DI ESSERE D'AIUTO.
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