Caro Silvio,
ti scrivo da amico e da politico, non da «amico politico», benché legato a te da un’amicizia personale che data dal 1974 e che non è mai venuta meno. Non sono mai entrato nella tua vita privata pur, come tu ben sai, non condividendo alcune manifestazioni di essa. Ritengo che i giudizi sulla vita privata di una persona che non attengano alla funzione pubblica esercitata - e in particolare la vita eufemisticamente chiamata «sentimentale» ma più esattamente «sessuale» - debbano essere distinti dai giudizi politici.
Non mi sembra che il giudizio politico di allora e il giudizio storico di oggi abbiano bollato con il marchio dell’infamia John Fitzgerald e Robert Kennedy, le cui attività galanti superarono di gran lunga le tue, e ebbero anche aspetti inquietanti sui quali la giustizia americana non volle inquisire fino in fondo. E che dire del primo ministro britannico Wilson, che fece nominare dalla Regina, che non batté un ciglio, alla carica di Pari a vita con il titolo di baronessa una sua collaboratrice, collaboratrice per così dire, in senso piuttosto lato? E qui mi fermo… Ora tu ti trovi, a torto o a ragione, in un brutto impiccio: per motivi «sentimentali» e anche per motivi, diciamo così, mercantili. Vi è chi, movimenti politici e potentati economici, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a farti uno sgambetto.
Vorrei darti qualche consiglio, anche se so che tu ritieni che pochi consigli possano darti quelli che furono attori o, come me, solo comparse in quello che tu chiami il «teatrino» della politica della Prima Repubblica. È vero che una coincidenza è solo una coincidenza, che due coincidenze sono un indizio e che tre coincidenze possono essere una prova. Ma io non credo che tu sia vittima di un complotto. E poi, complotto di chi? Dei nostri servizi di sicurezza? Ma al loro apice, da Gianni Di Gennaro a Bruno Branciforte e Giorgio Piccirillo, ci sono dei fedeli e capaci servitori dello Stato, sui quali non può gravare alcun sospetto e che sono impegnati, oltre che a svolgere le loro mansioni, ancora a capire, per colpa della legge e del Governo, quali esse siano e quali siano i confini tra le loro competenze e quelle del servizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore della Difesa…
Complotto di un servizio estero? Di Cia o Dia americane? Certo, i mezzi e le competenze li hanno, eccome! E perché mai Barack Obama dovrebbe aver ordinato una tale campagna di «intossicazione»? Perché sei amico di Putin e della Federazione Russa? Ma immaginati. Alla fine Putin preferirà Obama a te e viceversa. Noi siamo un grande Paese, ma non una grande potenza: smettiamolo di crederlo. Io penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità. L’odio dei tuoi avversari è evidente: e non penso al mite e sprovveduto Dario Franceschini, né al freddo, politico e onesto e corretto Massimo D’Alema, anche se si è lasciato scappare una battuta che più che te e lui sta mettendo nei pasticci il «lotta-» o «lobby- continuista» magistrato di Bari. Questo odio io l’ho patito sulla mia pelle. Perché a te il noto gruppo editoriale svizzero dà dello sciupafemmine, ma a me per quasi sette anni ha dato del golpista e del pazzo, nel senso tecnico del termine…
Lascia stare i complotti, e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. Vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indifendibile e «penetrabilissima». Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equivoca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi. Non chiedere scusa a nessuno, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro popolo… Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm: porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un consistente aumento di stipendio.
Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! E non alla Camera, per non correre il rischio di vederti togliere la parola o espulso dall’aula. Tieni un duro discorso sfidando l’opposizione, fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impedendo con i voti la formazione di un altro governo, porta così il Paese a inevitabili nuove elezioni… Perché la guerra è sempre meglio per te, per l'opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma.
Con affetto ed amicizia
Francesco Cossiga
presidente emerito della Repubblica
22 giugno 2009
Non mi sembra che il giudizio politico di allora e il giudizio storico di oggi abbiano bollato con il marchio dell’infamia John Fitzgerald e Robert Kennedy, le cui attività galanti superarono di gran lunga le tue, e ebbero anche aspetti inquietanti sui quali la giustizia americana non volle inquisire fino in fondo. E che dire del primo ministro britannico Wilson, che fece nominare dalla Regina, che non batté un ciglio, alla carica di Pari a vita con il titolo di baronessa una sua collaboratrice, collaboratrice per così dire, in senso piuttosto lato? E qui mi fermo… Ora tu ti trovi, a torto o a ragione, in un brutto impiccio: per motivi «sentimentali» e anche per motivi, diciamo così, mercantili. Vi è chi, movimenti politici e potentati economici, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a farti uno sgambetto.
Vorrei darti qualche consiglio, anche se so che tu ritieni che pochi consigli possano darti quelli che furono attori o, come me, solo comparse in quello che tu chiami il «teatrino» della politica della Prima Repubblica. È vero che una coincidenza è solo una coincidenza, che due coincidenze sono un indizio e che tre coincidenze possono essere una prova. Ma io non credo che tu sia vittima di un complotto. E poi, complotto di chi? Dei nostri servizi di sicurezza? Ma al loro apice, da Gianni Di Gennaro a Bruno Branciforte e Giorgio Piccirillo, ci sono dei fedeli e capaci servitori dello Stato, sui quali non può gravare alcun sospetto e che sono impegnati, oltre che a svolgere le loro mansioni, ancora a capire, per colpa della legge e del Governo, quali esse siano e quali siano i confini tra le loro competenze e quelle del servizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore della Difesa…
Complotto di un servizio estero? Di Cia o Dia americane? Certo, i mezzi e le competenze li hanno, eccome! E perché mai Barack Obama dovrebbe aver ordinato una tale campagna di «intossicazione»? Perché sei amico di Putin e della Federazione Russa? Ma immaginati. Alla fine Putin preferirà Obama a te e viceversa. Noi siamo un grande Paese, ma non una grande potenza: smettiamolo di crederlo. Io penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità. L’odio dei tuoi avversari è evidente: e non penso al mite e sprovveduto Dario Franceschini, né al freddo, politico e onesto e corretto Massimo D’Alema, anche se si è lasciato scappare una battuta che più che te e lui sta mettendo nei pasticci il «lotta-» o «lobby- continuista» magistrato di Bari. Questo odio io l’ho patito sulla mia pelle. Perché a te il noto gruppo editoriale svizzero dà dello sciupafemmine, ma a me per quasi sette anni ha dato del golpista e del pazzo, nel senso tecnico del termine…
Lascia stare i complotti, e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. Vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indifendibile e «penetrabilissima». Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equivoca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi. Non chiedere scusa a nessuno, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro popolo… Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm: porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un consistente aumento di stipendio.
Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! E non alla Camera, per non correre il rischio di vederti togliere la parola o espulso dall’aula. Tieni un duro discorso sfidando l’opposizione, fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impedendo con i voti la formazione di un altro governo, porta così il Paese a inevitabili nuove elezioni… Perché la guerra è sempre meglio per te, per l'opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma.
Con affetto ed amicizia
Francesco Cossiga
presidente emerito della Repubblica
22 giugno 2009
10 commenti:
Non c'è che dire, il micidiale Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ha dato scacco matto a Silvio con i suoi 'consigli'.
Adesso qualunque cosa farà Silvio sarà attribuita alla lucida vendetta di Cossiga.
In poche parole Cossiga ha detto a Berlusconi di mettersi da parte. La frase su palazzo Grazioli è fenomenale, sa di risarcimento allo stato! hehehhehehe
Forse è una delle poche volte che mi è piaciuto l'ex Presidente della repubblica
L'uomo ha una coerenza che è molto difficile da cogliere, quella di punire che non gli ha dato ascolto con stilettate di puro veleno, di vendicarsi dei torti patiti, il tutto in una veste formale di parole e frasi costruite con rara abilità, direi di tipo barocco-gesuitico.
Basti sapere che ha conseguito la Maturità classica a 16 anni e la laurea in giurisprudenza a 20.
Sono sorpresa, non me l'aspettavo dall'ex Presidente Cossiga.
Bellissima lettera, sarà storica!
La mossa a Silvio....ora!
Per me è già "scacco matto"!!! :))
Come corri Francesca!
Dici? Non vedo l'ora di vedere il re sotto scacco :DD
Sai Francesca, nella gara fra tartaruga e velocista arriva sempre prima la tartaruga.
OK Maestro...d'altra parte è Lei l'esperto del "tempo", proverò ad essere tartaruga...impaziente però :DD
IL PARADOSSO DI ACHILLE E DELLA TARTARUGA
Achille deve fare una gara di velocità con una tartaruga, ma, poiché è nettamente più veloce, decide di darle un po’ di vantaggio. La gara parte e Achille impiegherà un po’ di tempo per raggiungere il punto da dove è partita la tartaruga, che nel frattempo avrà percorso un tratto di strada; Achille raggiungerà allora il punto dove è arrivata la tartaruga, ma essa avrà fatto di nuovo un altro tratto di strada. Quindi, dato che questo ragionamento si può ripetere all’infinito, Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
http://www.nonsolocittanova.it/achille%20e%20tartaruga.htm
La corsa della tartaruga.
Una delle descrizioni più famose del paradosso di Zenone è quella dello scrittore argentino Jorge Luis Borges:
Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla.
Secondo Aristotele, invece, il tempo e lo spazio sono divisibili all’infinito in potenza, ma non sono divisibili all’infinito in atto. Una distanza finita (che secondo Zenone non è percorribile perché divisibile in frazioni infinite) è infinita nella considerazione mentale, ma in concreto si comporta di parti finite e può essere percorsa.
UNA VERA GODURIA!
Posta un commento