sabato 25 luglio 2009

Shanghai si ribella al figlio unico. "Aumentano i vecchi, fate più bimbi"


FEDERICO RAMPINI


PECHINO - Contrordine compagni: crescete e moltiplicatevi. Dopo trent'anni di rigido controllo delle nascite, spesso applicato con terribili abusi contro i diritti umani, ora Shanghai dà il segnale di una svolta storica. Afflitta da un rapido invecchiamento demografico, angosciata da scenari di penuria della manodopera e crac previdenziale, la città simbolo del capitalismo cinese osa attaccare il tabù del figlio unico.

Spesso all'avanguardia nelle svolte politiche, la capitale finanziaria lancia un nuovo slogan - "due genitori, due figli" - che anticipa un ripensamento generale delle regole sulla natalità nella nazione più popolosa del pianeta.

Il cambiamento è annunciato dal principale quotidiano cittadino, che dà ampio spazio alla "campagna d'informazione" delle autorità municipali. Ufficialmente infatti il Comune di Shanghai non compie uno strappo rispetto alla politica demografica nazionale, ma vuole sensibilizzare la popolazione alle numerose eccezioni consentite rispetto alla regola del figlio unico. La più importante: quando due sposi sono entrambi figli unici, scatta il permesso automatico per avere due figli, in modo da pareggiare il bilancio demografico ed evitare un brusco calo della popolazione. L'eccezione, almeno secondo i dirigenti di Shanghai, non sarebbe abbastanza nota, e non tutte le coppie che vi hanno diritto la stanno utilizzando.

La "campagna per i due figli" può preludere però a una revisione più generale delle regole, auspicata da tempo da autorevoli economisti e demografi cinesi, per gli effetti perversi che la denatalità sta producendo. La città di Shanghai ne è una dimostrazione estrema. Su 15 milioni di residenti ufficiali nella metropoli industriale e finanziaria, gli ultrasessantenni sono già oggi più di tre milioni, il 21,6%. Entro dieci anni saranno oltre un terzo. Shanghai vive in anticipo quello che diventerà l'incubo di tutta la Cina: entro il 2050 nell'intera Repubblica Popolare ci saranno solo 1,6 adulti in età lavorativa per mantenere ogni pensionato. Il rapporto era di 7,7 a 1 nel 1978, quando venne imposta la politica del figlio unico.

Il colosso asiatico conoscerà presto i problemi tipici delle società mature: l'eccesso di anziani rispetto ai giovani crea tensioni sul mercato del lavoro, nei sistemi pensionistici e sanitari. Squilibri tanto più sconvolgenti in una nazione con 1,3 miliardi di abitanti, e finora pressoché priva di Welfare State. Anche la famiglia ne risente: da tempi ancestrali nelle società d'impronta confuciana gli anziani sono accuditi da figli e nipoti, ma questo diventa impossibile se il rapporto è di quattro nonni per un nipote come succede in alcune zone della Cina.

L'allarme-denatalità è già discusso ai massimi livelli nel governo e nel Partito comunista. Finora però i cambiamenti drastici sono stati rinviati. I leader cinesi ricordano che, senza la regola del figlio unico, oggi il paese avrebbe 400 milioni di abitanti in più da sfamare. Perciò si è proceduto con piccoli aggiustamenti e un proliferare di eccezioni, come i "privilegi" concessi ai contadini poveri e alle minoranze etniche.

(25 luglio 2009)

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