mercoledì 5 agosto 2009

Libri, Mani pulite e quei suicidi eccellenti avvolti nel mistero



Roma, 4 ago (Velino) - Nel film “Cadaveri eccellenti”, trasposizione cinematografica del “Contesto” di Leonardo Sciascia, Francesco Rosi svolse un appassionato apologo politico sulla “mostruosità” del potere, fatto di complotti, intrighi di palazzo, depistaggi e un’atmosfera claustrofobica. È da qui, con un legame evidente persino nel titolo, che bisogna partire per comprendere “Tre suicidi eccellenti”, il libro del giudice Mario Almerighi, che la rediviva Editori Riuniti manda in libreria in queste settimane.
Protagonisti dell’opera sono tre delle morti più eclatanti dell’intera stagione di Mani pulite, tutte comprese in un breve arco di mesi fra l’inverno e l’estate del 1993: Sergio Castellari, ex direttore generale del ministero delle Partecipazioni Statali, trovato esanime il 18 febbraio e il duo legato al caso Enimont, Gabriele Cagliari e Raul Gardini, rinvenuti cadaveri il 20 e il 23 luglio. Tre morti archiviate come suicidi che aprirono un dibattito nell’opinione pubblica sulla pioggia di avvisi di garanzia e dello strumento della carcerazione preventiva sui quali, tecnicamente, resta più d’un alone di mistero. “L’idea del libro - spiega al VELINO l’autore, oggi presidente del tribunale di Civitavecchia - è nata leggendo a suo tempo le cronache sulle modalità di esecuzione di quei suicidi, che mi hanno fatto sorgere dubbi come cittadino, prima ancora che come giudice. E poi ho pensato che questi tre episodi, emblematici nel palcoscenico di Tangentopoli, meritassero un approfondimento”.

Emblematico il caso di Castellari, l’inquisito che “poteva diventare un supertestimone”, come dissero all’epoca gli inquirenti, rinvenuto in un prato a Sacrofano, vicino Roma, con un colpo di pistola conficcato nella nuca. Ma con un sigaro della sua marca prediletta col dna di un’altra persona accanto al corpo e le suole della scarpe pulite nonostante lo stato paludoso del terreno. “Il pm Davide Iori chiese l’archiviazione suicidio, ma il gip Adele Rando lo smentì, chiedendo il non luogo a procedere perché l’omicidio era a carico di ignoti”, ricorda Almerighi, all’epoca anche lui giudice per le indagini preliminari nella Capitale.

Ugualmente avvolto nel mistero anche l’estremo gesto di Gabriele Cagliari, il boiardo di Stato che, almeno secondo le risultanze giudiziarie, seppe vincere perfino l’istinto di conservazione. Il manager fu infatti in grado di resistere alla busta legata attorno alla testa nel bagno della sua cella a San Vittore, nonostante le statistiche - riportate nel libro dall’autore - ne dimostrino la rarità di “successo”, per via del naturale impulso di sopravvivenza che si impossessa del suicida man mano che la respirazione si fa più difficoltosa.

Nella camera da letto di Raul Gardini, invece, la pistola fu trovata sul comodino, a oltre un metro di distanza dal cadavere e con le impronte digitali cancellate dall’impugnatura. Per i tre casi, Almerighi non offre soluzioni premeditate, ma solo spunti investigativi. Quegli stessi che durante la fase preliminare delle inchieste vengono scartati a favore di soluzioni alternative, ritenute più verosimili. Proprio come accaduto per i tre suicidi eccellenti affrontati nel libro. È in questo scivoloso e stretto crinale che si muove il racconto, senza emettere sentenze ma prospettando solo ulteriori interrogativi.

“Ho cercato di mettere in condizione il lettore di farsi suo convincimento - assicura Almerighi - senza arrivare a conclusioni nette, né sentenze che sconfessano le conclusioni dei magistrati”. E, sempre percorrendo il sottile crinale che fa prediligere agli inquirenti una strada piuttosto che un’altra, il giudice-scrittore inserisce come elemento retorico personaggi inventati col compito di portare sulla pagine quelle domande e quegli interrogativi che affiorano sui punti più oscuri delle indagini. Come nel caso dello studente appena laureato in Medicina, che assiste all’autopsia di Gabriele Cagliari e maieuticamente mette in rilievo le tante incongruenze che risultano da quello che all’apparenza si profila come un chiaro caso di suicidio, come le ecchimosi sotto gli occhi o la profonda frattura alla base del cranio.

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Questa analisi di Mario Almerighi è stata già pubblicata nel 2008 per la Nuova Iniziativa Edtoriale S.p.A. e venduto in uno con il quotidiano L'Unità.
Adesso è stato pubblicato d nuovo.
Vale la pena di leggerlo, non occorre avere conoscenza del diritto ma passione per la logica e la lettura non vi darà respiro.
Ovviamente "Mani Pulite" nulla ha a che fare con questi tre suicidi che, dopo aver letto il libro, vi sembreranno sempre meno suicidi.

rossana ha detto...

Sono sempre più sconcertata nel constatare con quale indifferente rassegnazione noi tutti accettiamo che accadano stragi di stato, omicidi eccellenti, suicidi improbabili , trasferimenti di danaro di oscura provenienza, nomine di veline e di escort a ricoprire cariche politiche, prepotenze e protervia da parte di chi detiene il potere. Ma che popolo siamo?
rossana

Francy274 ha detto...

Un libro da leggere davvero, fuor di dubbio incita al ragionamento ed alla voglia di saperne di più, domani lo cercherò in libreria, grazie per il suggerimento

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ciao Rossana, finalmente di nuovo sul mio blog!
Sai, le tue considerazioni sono tutte condivisibli, però vedi, c'è un giudice che sa scrivere non solo sentenze e che ha scritto.
Ti consiglio di leggerlo, vale la pena.
Almerighi ha scritto altri due libri, nel 2002 e nel 2006, li acquisterò, come scrive per me è una vera goduria.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

@Rossana. Dimenticavo: siamo un popolo di merda!