Il cardinale Camillo Ruini, per sedici anni capo dei vescovi italiani e vicario del Papa a Roma, ha sul suo computer il lancio dell’agenzia Ansa con la dichiarazione di Giuseppe Betori, ora arcivescovo di Firenze, segretario della Cei quando Ruini ne era il presidente. Betori risponde all’attacco del Giornale ribadendo «stima » e «fiducia» a Dino Boffo, e ricordando la lunga collaborazione al tempo «del mio servizio alla Conferenza episcopale italiana».
Ruini legge con attenzione, e dice al Corriere : «Faccio integralmente mie le parole di monsignor Betori, essendo stato ancora più a lungo di lui in stretto contatto e collaborazione con Dino Boffo; ed essendo inoltre il primo responsabile della sua nomina alla direzione di Avvenire . Una scelta della quale — aggiunge Ruini, scandendo le parole — certo non mi pento » .
La dichiarazione finisce qui. Nelle conversazioni private, il cardinale ricorda la prima volta che incontrò l’allora ventinovenne Boffo, nel 1981. Ruini non era ancora vescovo — lo sarebbe diventato nell’83 —, Boffo era un giovane dirigente dell’Azione cattolica, che dopo una fase «gauchiste» aveva colto l’innovazione del papato wojtyliano, ed era stato invitato a parlare a Reggio Emilia. Il suo discorso, distante dalla vulgata cattolico democratica in voga al tempo, colpì l’allora don Ruini. Boffo sarebbe stato assunto ad Avvenire nell’89, prima che Ruini diventasse presidente della Cei, e nominasse proprio lui alla direzione del quotidiano.
È significativo che, nell’ora delle polemiche, Ruini non si limiti a ribadire la fiducia nelle qualità personali e professionali di Boffo, ma rivendichi di averlo voluto alla guida del giornale dei vescovi, incarico in cui è stato confermato dal cardinale Bagnasco. Segno che Boffo è stato il «braccio giornalistico » della stagione di Ruini, un uomo-chiave nella strategia che il capo della Cei elaborò con la fine dell’unità politica dei cattolici e l’ingresso a tutto campo della Chiesa nella discussione pubblica.
Dai primi Anni 90, il percorso di Ruini e di Boffo sono stati pressoché paralleli. Come da una parte la Chiesa italiana recuperava spazi nel dibattito culturale e politico — sino al sostegno della missione italiana a Nassiriya e alla scelta vincente dell’astensione al referendum sulla fecondazione assistita —, così dall’altra parte Avvenire si ritagliava uno spazio di intervento e un peso editoriale che non aveva mai avuto. Una stagione che Ruini rivendica in pieno, oggi che Boffo è chiamato in causa così duramente. Non a caso, tra le parole di Betori che l’ex presidente Cei fa «integralmente » sue ci sono anche quelle che definiscono «degni del cestino della spazzatura» i «fogli anonimi che circolano in questi giorni, assurti al rango di «informativa», ma che «dalla spazzatura provengono e nella spazzatura devono tornare».
Aldo Cazzullo
30 agosto 2009
Ruini legge con attenzione, e dice al Corriere : «Faccio integralmente mie le parole di monsignor Betori, essendo stato ancora più a lungo di lui in stretto contatto e collaborazione con Dino Boffo; ed essendo inoltre il primo responsabile della sua nomina alla direzione di Avvenire . Una scelta della quale — aggiunge Ruini, scandendo le parole — certo non mi pento » .
La dichiarazione finisce qui. Nelle conversazioni private, il cardinale ricorda la prima volta che incontrò l’allora ventinovenne Boffo, nel 1981. Ruini non era ancora vescovo — lo sarebbe diventato nell’83 —, Boffo era un giovane dirigente dell’Azione cattolica, che dopo una fase «gauchiste» aveva colto l’innovazione del papato wojtyliano, ed era stato invitato a parlare a Reggio Emilia. Il suo discorso, distante dalla vulgata cattolico democratica in voga al tempo, colpì l’allora don Ruini. Boffo sarebbe stato assunto ad Avvenire nell’89, prima che Ruini diventasse presidente della Cei, e nominasse proprio lui alla direzione del quotidiano.
È significativo che, nell’ora delle polemiche, Ruini non si limiti a ribadire la fiducia nelle qualità personali e professionali di Boffo, ma rivendichi di averlo voluto alla guida del giornale dei vescovi, incarico in cui è stato confermato dal cardinale Bagnasco. Segno che Boffo è stato il «braccio giornalistico » della stagione di Ruini, un uomo-chiave nella strategia che il capo della Cei elaborò con la fine dell’unità politica dei cattolici e l’ingresso a tutto campo della Chiesa nella discussione pubblica.
Dai primi Anni 90, il percorso di Ruini e di Boffo sono stati pressoché paralleli. Come da una parte la Chiesa italiana recuperava spazi nel dibattito culturale e politico — sino al sostegno della missione italiana a Nassiriya e alla scelta vincente dell’astensione al referendum sulla fecondazione assistita —, così dall’altra parte Avvenire si ritagliava uno spazio di intervento e un peso editoriale che non aveva mai avuto. Una stagione che Ruini rivendica in pieno, oggi che Boffo è chiamato in causa così duramente. Non a caso, tra le parole di Betori che l’ex presidente Cei fa «integralmente » sue ci sono anche quelle che definiscono «degni del cestino della spazzatura» i «fogli anonimi che circolano in questi giorni, assurti al rango di «informativa», ma che «dalla spazzatura provengono e nella spazzatura devono tornare».
Aldo Cazzullo
30 agosto 2009
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