L’unica collocazione possibile per l’Idv, «oggi, domani e sempre» è nel centro sinistra. A livello locale come a livello nazionale, con un’unica pregiudiziale: «La massima serietà nella scelta dei candidati». Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, toni gentili, parole misurate, non per questo è meno determinato di Antonio Di Pietro. Nel centrosinistra per una nuova coalizione, ma alle vostre condizioni. «Nel centrosinistra sempre - anche se Berlusconi dovesse uscire di scena - e senza venir meno al bipolarismo che non può essere rimesso in discussione. Per questo abbiamo rilanciato il tema delle alleanze: insieme al Pd vogliamo ricostruire una sinistra moderna e riformatrice che sappia tornare al governo con una proposta concreta e non soltanto perché dall’altra parte c’è Berlusconi».
Intanto però ci sono le amministrative e parecchi problemi in molte regioni. I paletti?
«Siamo convinti che per tornare al governo del paese a partire dalle Regioni non serva soltanto un progetto di contenuti di programma, ma sia necessario recuperare, rispetto ad un centro destra che ha dimostrato di aver compromesso una serie di valori etici e morali di riferimento, quella diversità che per tanti anni ha contraddistinto le amministrazioni di centrosinistra».
Tutti uguali?
«Credo che in questi anni in alcuni casi l’idea di buon governo che ha sempre contraddistinto le amministrazioni di centrosinistra sia stata compromessa. Non vogliamo metterci in cattedra e fare i maestrini, ma al Pd diciamo: mettiamoci insieme e ricreiamo questa diversità, ricominciamo a essere la coalizione che mette i migliori amministratori al servizio della collettività, catalizziamo il consenso perché sappiamo gestire il potere riportando il merito al centro. Dobbiamo riaffermare il senso etico di una coalizione di centro sinistra. Il Pd è il nostro alleato naturale, insieme possiamo riuscire nell’impresa.Non escludiamoa priori altre liste,ma a una condizione: chi ha governato male se ne deve andare».
Vendola in Puglia ha governato male?
«Abbiamo dato due giudizi definitivi sulla Calabria e la Campania. Bassolino e Loiero hanno perso non la fiducia dell’Idv ma di tutti i cittadini campani e calabresi. Quindi vanno mandati a casa, su questo non siamo disponibili a transigere. Sulla Puglia il discorso è aperto, perché abbiamo la sensazione che non sia ancora completamente chiaro se Vendola sia stato vittima di una situazione a sua insaputa o ci siano anche omissioni a lui riconducibili».
Giorgio Merlo dice “Di Pietro non ha il monopolio della questione morale della politica italiana”. Che gli risponde?
«Non ci teniamo assolutamente, né lo rivendichiamo. Con altrettanta chiarezza diciamo che non accetteremo di essere una componente residuale dell’alleanza di centrosinistra. Siamo convinti che la famosa Unione dove tutto ruotava attorno ad un partito e il resto era un riempitivo per arrivare al 51% non abbia fatto bene al Pd. Soltanto se si accetta questa regola di convivenza comune si può dare avanti e tornare presto al governo del paese».
I rapporti con D’Alema come vanno?
«Ho la sensazione che l’attuale Pd abbia riunito due culture che hanno sempre ritenuto che al di fuori di loro non ci fosse spazio né dignità per altra politica nel centrosinistra. L’Idv mette a disposizione con umiltà della coalizione il valore della passione, dell’impegno civile, della buona politica e forse varrebbe la pena non sottovalutare tutto questo. Mi è sembrato di cogliere un cambiamento in quello che ha detto Pierluigi Bersani qualche giorno fa: “Forse in passato nell’immaginare il nostro essere all’interno di una coalizione non siamo stati generosi”».
Il grande centro è un’ipotesi realistica?
«È un bluff, non c’è lo spazio politico e non ci sono i protagonisti all’altezza di questo progetto. Gli italiani, poi, lo hanno già bocciato a favore del bipolarismo».
21 settembre 2009
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