Il vero problema per la Lega l’altra sera non era il ritorno da Kabul dei nostri militari, ma quello a Laveno Mombello della banda musicale. «L’Autolaghi da Varese a Milano è una roba da terzo mondo, qui in Padania non abbiamo strade all’altezza», ha arringato la folla Matteo Salvini. Quello che avrebbe voluto bus separati per milanesi e non. La banda musicale di Laveno ha trovato traffico, non è riuscita a raggiungere Milano ed è stata costretta a tornare indietro; così per dare il benvenuto a Umberto Bossi, che doveva festeggiare il suo sessantottesimo compleanno, sono rimasti da soli i Sifoi di Bottanuco, un’orchestra della Bergamasca che intona Va’ pensiero con il flauto di Pan.
Partecipare alla festa provinciale della Lega a Bruzzano, un quartiere di Milano, è come fare un bagno di realismo nella pancia del Nord. Noi giornalisti pensiamo a correr dietro alle divisioni, vere o presunte, fra Bossi e Maroni sulla missione di pace. Ma la gente di qui mette ben altri problemi in agenda: le strade che non ci sono, le gabbie salariali, gli immigrati che invadono, «questi selvaggi - dice uno intervenendo alla diretta tv che Antenna Tre ha organizzato sul posto - che ci vorrebbero costringere ad andare via per far posto a loro». Anche i capi, non solo i militanti, hanno in testa tutto tranne che l’Afghanistan. Se qualcuno di noi li intervista sul tema, loro rispondono, certo. Ma se devono parlare alla base, parlano di «cose concrete». In attesa che arrivino i leader nazionali comincia Salvini. Strappa un’ovazione quando assicura: «Il Pdl può dire quello che vuole, ma finché ci sarà la Lega a Milano la moschea non si farà mai!».
Poi arriva Castelli e anche a lui non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di parlare di Kabul e di talebani. «Cose concrete»: i soldi, le tasse, gli sprechi. «La prima urgenza è il decreto sul federalismo fiscale. La Regione Lombardia ha cinquemila dipendenti; la Sicilia, con metà degli abitanti, ne ha ventimila. Se vorranno tenersene ventimila, se li dovranno pagare loro». I clandestini: «Maroni oggi è il ministro più popolare fra gli italiani perché finalmente ha affrontato il problema. Purtroppo la magistratura boicotta. I giudici se la cantano e se la suonano, bisogna togliere il potere disciplinare al Csm perché altrimenti si autoassolvono sempre». Le grandi opere: «Abbiamo dodici miliardi da spendere per l’Expo, faremo finalmente la Bre-Be-Mi e la Pedemontana, il collegamento ferroviario con Malpensa, la Rho-Monza e la Rho-Gallarate, un treno che porterà da Torino a Milano in mezz’ora e la metropolitana dal centro di Milano a Linate. Cambieremo il modo di vivere dei padani».
Bossi arriva alle dieci meno dieci e i giornalisti l’assediano per chiedergli se davvero è favorevole al ritiro dall’Afghanistan. «No», è la sua unica e secca risposta, poi va sul palco e l’anfiteatro di Bruzzano diventa all’improvviso tanto simile a quelli dei villaggi turistici nelle sere delle scenette. Gli cantano tanti-auguri-a-te e lui si commuove. «Che bella sorpresa. Eravamo dalle parti di Trieste a inaugurare una nave, Giorgetti continuava a dirmi dai Umberto che dobbiamo andare a Milano, io dicevo ma andiamo dove che stiamo inaugurando la nave? E lui: dai Umberto che dobbiamo andare a una festa. Io gli dicevo: ma che cazzo di festa è? Adesso ho capito, grazie».
Per mezz’ora Bossi sembra preso da un solo argomento, «la nave di Trieste», che poi era Monfalcone. Racconta con la semplicità e l’entusiasmo con cui un pensionato brianzolo racconterebbe la sua prima crociera low cost: «Una nave è una cosa pazzesca, non potete immaginare quanta gente c’è su e quanto lavoro ci vuole per costruirla: facile a dirsi, difficile a farsi. C’è tutto, su una nave. Abbiamo mangiato e abbiam dormito su. A me però non piace dormire su una nave: son chiuso dentro, mi sembra di essere un pollo in un pollaio». Il fedele Giorgetti è dietro di lui e fa tenerezza quando, a intervalli regolari, annuisce con il capo. L’unico accenno di Bossi alla tragedia di Kabul è il seguente, testuale: «Dovevamo anche ballare, sulla nave, ma poi ci sono stati i morti in Afghanistan e fatalmente non s’è ballato».
Finito il racconto sulla gita metà di lavoro e metà di piacere, Bossi passa anche lui alle cose concrete: «Dobbiamo adeguare i salari al costo della vita sul territorio, abbiamo già incontrato i sindacati, qualcuno di loro comincia a capire». I giornalisti: «Berlusconi un po’ ha ragione quando dice che sono dei farabutti. Io non credo che lui abbia avuto tutte quelle donne lì: va be’ che c’è la chimica, ma Silvio ha più di settant’anni... E poi faccio fatica io ad andare al cesso, con tutte le scorte che ho, figuriamoci se lui che è presidente del Consiglio può avere la libertà di andare a donne. Quello che mi dispiace è che i giornalisti gli hanno distrutto la famiglia. Un giorno mi ha detto: Umberto, che cosa vado a casa a fare, mia moglie non mi parla, i miei figli neanche, tanto vale che sto a Roma a lavorare».
La sera in cui i media si attendono risposte sull’Afghanistan e sulle presunte fratture nella maggioranza, il cabaret continua con «i mondiali di calcio che abbiamo vinto in Lapponia, il Corriere della Sera aveva mandato un fotografo dicendogli vai là a riprendere la sconfitta della Padania, invece tie’, abbiamo vinto». E poi l’annuncio: «Porteremo il mare a Milano, il Po sarà navigabile, arriveremo con le navi davanti al Duomo, Castelli ci sta già lavorando». Solo la Lega - sia detto a prescindere da ogni giudizio di merito - può esibire un leader così: fuori di protocollo ancor più di Berlusconi. La sua gente lo ama proprio per questo, perché è uno che parla come loro e delle cose di cui vivono loro. Forse è un limite, ma sicuramente è anche una forza. Arrivano la mezzanotte e la torta con le candeline, il popolo leghista applaude e grida Bos-si Bos-si. Kabul dove?
4 commenti:
Haspiterina...ci sarebbe da gridare "hombres que hombre", proprio riferendomi alle ombre nere che guidano l'Italia.
Bella l'immagine della nave davanti al Duomo di Milano, la gondoletta gli manca a Bossi per fare il doge...o si dice duce? boh!
Visto che roba? Da rabbrividire.
Quello si dispiaceva di non aver potuto ballare sulla nave, al cui varo aveva partecipato, a Monfalcone non a Trieste!
I poveri soldati intanto erano morti in un agguato di una guerra insensata, per la gloria del PdL e del suo alleato, la Lega Nord.
Bah!
Bossi è un uomo pratico, sapeva bene che i sei soldati morti ormai servivano per fare l'ennesimo show dell'Amico SB.Poi gli avevano pure rovinato il ballo, meno male che c'era la nave da portare davanti al Duomo,i milanesi senza il Po navigabile non ce la fanno più a vivere, mi dici come si fa a raggiungere il Duomo se non c'è la nave?
DEVO ESSERE SCURRILE.
AI LEGHISTI E AI LORO CAPI NON GLIENE FREGA UN CA**O DI CIO' CHE ACCADE NEL MONDO, BADANO SOLO AI FATTI LORO, ALLA PANCIA, ALLA MANCANZA DI INFRASTRUTTURE (QUI HANNO RAGIONE), AL LAVORO DELLA PICCOLA E MEDIA IMPRESA, INSOMMA A SE' STESSI.
LORO SILVIO LO TENGONO PER LE PA**E, PER LA PRIMA VOLTA, OGGI.
NON AVEVO COLTO IL SENSO DELLA "NAVE" ASSOCIATA AL "DUOMO", OTTIMO.
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