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Ogni giorno garantiscono sicurezza e disciplina, in carcere. Si sobbarcano turni aggiuntivi di lavoro. Per consentire, soprattutto, la rieducazione sociale dei detenuti.
Gli agenti di polizia penitenziaria sanno guardare nel cuore delle persone dietro le sbarre, ne condividono dolore e tensioni. Hanno fiducia nel loro cambiamento.
L’hanno sottolineato ieri il direttore della casa circondariale Stefania Mussio e il comandante del reparto Raffaele Ciaramella, in occasione del 192esimo anniversario del corpo di polizia penitenziaria che si è svolto, nel cortile del convento di San Domenico, alla presenza delle autorità, delle forze dell’ordine, del vescovo monsignor Giuseppe Merisi e del prefetto Peg Strano Materia.
Le parole sono risuonate come una risposta e un monito a chi, come il sindacato Ugl, a Ferragosto si era lanciato contro la situazione carceraria lodigiana e la gestione dell’istituto, bollandola come “festaiola”.
«Potrei soffermarmi sulle difficoltà che da tempo investono anche la casa circondariale di Lodi: parole come sovraffollamento e carenza di organico sono diventate un moto costante, un impulso per giustificare le difficoltà di intervento e di lavoro - ha detto Mussio -. Potrei soffermarmi su quanto il contesto lavorativo sia sovente inadeguato per creare positive condizioni di lavoro. La logica del bicchiere mezzo vuoto però ha il sapore del pessimismo, legittima l’indolenza e la pigrizia nel fare. Occorre non cedere e non assecondare chi non sa vedere, perché appunto non capace, che quel bicchiere è mezzo pieno».
Parole di ringraziamento da parte della Mussio sono andate a chi «ha saputo cogliere il senso di un mestiere fatto di imperativi, di forza, ma finalizzati a trasmettere valori educativi di civiltà e umanità».
Perché quelle che si compiono in carcere a Lodi, ha detto il direttore, sono «scelte di investimento sull’uomo», sostenute sia a livello istituzionale che volontario.
Ciaramella, comandante dei 39 agenti di Lodi, infatti, ha sottolineato come l’amministrazione penitenziaria non si occupi solo di «pratiche e fascicoli, ma soprattutto di persone detenute, dei loro bisogni e delle loro sofferenze». Sull’aspetto del reinserimento dei detenuti hanno insistito, nel loro messaggio, letto ad alta voce dagli agenti, anche il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e il capo dipartimento: «Gli effetti dell’indulto - ha detto quest’ultimo - sono stati ormai superati dalla vertiginosa massa dei nuovi ingressi. Il piano carceri prevede nuovi padiglioni e istituti, ma non basta aggiungere posti letto per garantire la dignità della persona. Bisognerebbe migliorare le pene alternative che, oltretutto, hanno un basso livello di recidiva».
Ciò che conta secondo quest’ultimo è il lavoro quotidiano degli agenti che lavorano per il «cambiamento» umano dei detenuti.
E proprio per aver manifestato queste doti sono state assegnate note di merito a un gruppo di 7 agenti:
- gli assistenti capo Iselle Christian e
- Francesco Tizza,
- il sovrintendente capo Francesco Spano,
- l’assistente di polizia penitenziaria Dario Lemmo,
- gli agenti scelti Sabino Di Molfetta e
- Diego Pizzalis.
Un riconoscimento speciale è stato assegnato, poi, al contabile Piergiorgio Di Tondo che presto sarà trasferito ad altra sede.
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Cri. Ver.
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