domenica 4 ottobre 2009

Berlusconi & Patrizia: nei nastri un triste gioco di specchi


di Peter Gomez e Antonio Massari

La chiave è tutta nelle registrazioni. Nei nastri che Patrizia D’Addario ha consegnato in giugno ai magistrati di Bari titolari delle indagini sul giro di droga e prostitute del giovane imprenditore Giampaolo “Giampi” Tarantini. Basta ascoltarli per capire come, nelle affermazioni di Silvio Berlusconi sulla sua notte d’amore trascorsa il 4 novembre a Palazzo Grazioli con la prostituta pugliese, ci sia qualcosa che non torna.

“Mai saputo che fosse una escort”, ripete da settimane il premier. “Lo sapeva. Lo sapevano tutti. Eravamo in tre quella sera e io no ero l’unica” prostituta , ribatte la bionda Patrizia in ogni occasione (lo ha fatto anche giovedì sera ad Annozero). Ma Berlusconi non molla. Resta fermo sulla linea Maginot tracciata il 24 giugno con un’intervista al settimanale della Mondadori Chi: “Non ho mai pagato una donna. Non ho mai capito che soddisfazione ci sia se non c’è il piacere della conquista”. E ancora: “Se solo sospettassi di una persona una cosa del genere (cioè che è una professionista, ndr) le starei lontano mille miglia”.

I nastri degli incontri tra Patrizia e il Cavaliere, e quelli nei quali la escort ha inciso le sue conversazioni con Tarantini, però, i sospetti li autorizzano. Eccome. Infatti, anche se in un primo colloquio fra il giovane imprenditore e Patrizia, Tarantini è quanto mai esplicito (“Lui non ti prende come escort, ti prende come un’amica mia”, le dice), con le registrazioni successive lo scenario cambia. Di molto. In quelle incisioni si sente la donna che si presenta a Berlusconi con il suo nome d’arte: “Alessia”. Poi, la mattina del 5 novembre, dopo aver trascorso la notte col premier, l’escort scrive su un bigliettino il suo numero di cellulare e le sue reali generalità. “Puoi darmi il cognome?”, chiede il presidente del Consiglio. Lei risponde: “E’ un cognome famoso, c’è una grossa concessionaria che fa pubblicità, e un grosso dottore ginecologo”. “D’Addario?”, dice il premier dopo aver dato un’occhiata al foglietto. “Non è tanto comune”, riflette Patrizia, mentre lui ripete: “D’Addario”.

Passa qualche ora. La donna è al telefono con Tarantini. A Giampi spiega che è “andato tutto bene” anche se Berlusconi non le ha dato “la busta (con i soldi ndr)”. “Tu mi avevi detto che c’era una busta!”, protesta. Poi sembra calmarsi perché il premier le ha promesso di aiutarla a sbloccare una pratica edilizia che le sta a cuore: “Ha detto che mandava gente sul cantiere, lo ha detto lui, quindi ci devo credere, no?”. Tarantini: “Sì, e va beh, se lo dice lui. Gli hai dato il tuo numero?”. Patrizia: “Sì, gli ho dato il mio numero, l'ha voluto stamattina, anche il mio cognome e ha detto che mi avrebbe aiutata. Sul cantiere mi mandava gente (conoscere l’esatto cognome di Patrizia è indispensabile per seguire la pratica edilizia ndr)”.

Durante la serata trascorsa “nel lettone di Putin”, insomma, Berlusconi ha scoperto che Alessia non era Alessia. Che il suo nome era un altro. Possibile che non si sia domandato niente? Davvero non si è chiesto perché una donna si fosse presentata a lui con un nome falso? Rispondere a questi interrogativi non è semplice. L’ascolto dei nastri finora conosciuti fornisce più spunti per analisi di tipo psicologico, che certezze. Complessivamente la sensazione che si trae è quella di essere di fronte a un uomo anziano deciso a non confessare nemmeno a se stesso la realtà: gli anni passano per tutti, anche per Berlusconi che ormai non è più il seduttore di un tempo. Non per nulla in un altra incisione si sentono Tarantini, la D’Addario e una terza persona che discutono del Cavaliere. La conversazione scivola su particolari molto privati. I due uomini insistono nel dire che il premier “non deve assolutamente sapere ”la reale professione" di Patrizia. Poi la terza persona spiega: “Lui non è invadente... Lui viene da me e mi dice ‘Ci sta? O no?’ E io gli dico sì o no”. In attesa di conoscere il contenuto esatto anche dei colloqui tra Patrizia e Barbara Montereale, un’altra ragazza pugliese alla quale Berlusconi regalò una busta con diecimila euro, il reality di Palazzo Grazioli è insomma sempre più un triste gioco di specchi. Un gioco in cui il vecchio imperatore mente a se stesso, prima ancora che al Paese.

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